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Tre Fontane, i cittadini con Catarci: "Il Fosso c'era. Caudo ne prenda atto"

Il Comitato Stop I60, dopo il silenzio estivo, torna sulla questione del Fosso delle Tre Fontane, chiedendo all'Assessore Caudo di rispettare le prove emerse a sostegno della sua esistenza

Un passo indietro. E' quanto chiedono gli attivisti del Comitato Stop I-60 all'Assessore Caudo. Per loro, da sempre contrari all'edificazione su via di Grottaperfetta, valgono le considerazione espresse dal Municipio VIII. Vale a dire che il Fosse delle Tre Fontane c'era anche dopo l'edificazione su via Ballarin, a differenza di quanto sostengono i costruttori e l'Assessore capitolino alla Trasformazione Urbana.

I RECENTI SVILUPPI - Ad agosto, per qualche giorno, la questione era sembrata dirimersi. Su richiesta di Italia Nostra, il MIBACT aveva ribadito la necessità di ripristinare il Fosso, indicandone anche le modalità. La presa di posizione del Ministero, sembrava mettere la parola fine ad un'annosa vicende. Ne era però seguito un inaspettato dissequestro dell'area di cantiere. Tolti i sigilli, era tornata nella disponibilità del consorzio di costruttori. Alla decisione,  era seguita una girandola di considerazioni più o meno critiche. Un turbinio di dichiarazioni, al quale non aveva però partecipato il Comitato più combattivo del territorio, quello contrario all'I-60.

LE PROVE - “Abbiamo taciuto per molto tempo – riconoscono oggi i portavoce del Comitato Stop I-60 - abbiamo atteso con pazienza e fiducia la dimostrazione della inoppugnabile esistenza dello storico fosso delle Tre Fontane e ora chiediamo agli irriducibili ‘increduli’, tra cui l’assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo di fare un passo indietro e arrendersi all’evidenza. Prove documentali, aereo fotogrammetriche, testimonianze di esperti e istituzioni, non possono essere negate per le esigenze lottizzatorie dei costruttori. Le istituzioni che avallano tali istanze debbono prendere atto della realtà: si arrendano ".

UNA DENSITA' INSOSTENIBILE - L'analisi degli attivisti del Comitato, si è concentrata anche sulla genesi di quella lottizzazione. "In questi giorni, abbiamo preso in esame le vicende da cui tutto questo deriva, la mancata edificazione del parco di Tormarancia – spiegano gli attivisti  – ebbene all’epoca, ci fu una levata di scudi di ambientalisti, politici, intellettuali e associazioni di base, che denunciavano lo scempio di 1 milione e mezzo di metri cubi riversati in loco, per 15 mila residenti, su 114 ettari. Mutatis mutandis, se la matematica non è un’opinione, 400 mila metri cubi con 5000 nuovi residenti sui 22 ettari che si vogliono edificare, non rappresentano una densità ancora più alta e insostenibile?" s'interrogano i cittadini che si riconoscono nel Comitato. Aggiungendo infine di attendere una riposta "da tutte quelle forze che nel 1999 difesero a spada tratta un territorio prezioso”.
 

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