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Vitinia - Mezzocammino Mezzocammino / Via Andrea Cascella

Da Torrino a Mostacciano, il teleriscaldamento è una mazzata: aumenti fino al 120%

Migliaia di cittadini di Roma Sud lamentano un impennata dei costi rispetto allo scorso anno: "E negli ultimi dieci giorni ci sono state 4 interruzioni del servizio"

Non c'è pace per i residenti di Torrino, Mezzocammino e Mostacciano, per i quali il riscaldamento delle abitazioni e la produzione d'acqua calda sanitaria dipende dalla centrale termoelettrica di Tor Di Valle, di proprietà di Acea. Il cosiddetto teleriscaldamento, infatti, è diventato sempre più costoso e le ultime bollette hanno fatto sgranare gli occhi a migliaia di romani. 

Nei gruppi Facebook di quartiere è diventato quasi l'unico tema da una settimana: "Conti raddoppiati in un anno, non è più sostenibile" è il concetto espresso da tutti. E prima della beffa di centinaia di euro di aumento, c'è il danno: ripetute interruzioni del servizio dovute a interventi di manutenzione sull'impianto, come accaduto lunedì 28 febbraio quando tredici strade sono rimaste al freddo e senza acqua calda per un'intera giornata, incluso il nido comunale "Calimero" di largo Camboni e la scuola primaria "Sergio Bonelli" di largo Albacini. Interruzioni che, come fa sapere il presidente del comitato di quartiere Torrino-Mezzocammino Francesco Aurea "da quel giorno a oggi, mercoledì 9 marzo, sono avvenute per altre quattro volte e al momento ci sono ancora strade al freddo". 

Roberto, residente in via Cascella a Mezzocammino, spiega per filo e per segno l'entità degli aumenti messi nero su bianco in bolletta per i consumi del mese di gennaio 2022. "Il costo di quest'anno per il mio appartamento è di 238 euro - racconta - mentre per lo stesso periodo un anno fa era di 92. Ma l'entità del problema si comprende analizzando le tre quote che compongono la bolletta: quella variabile è passata da 63 a 173 euro, quella relativa alla distribuzione da 11 a 30 euro". Questo perché il prezzo unitario stabilito ha subito impennate pari al 117% nel giro di dodici mesi: "Nel 2021 quota variabile e di distribuzione avevano un prezzo di 0,051 al Kwt - ricorda Roberto - adesso siamo arrivati a 0,111. La quota fissa, che ha visto l'aumento minore, è comunque incrementata del 4%". 

L'impennata da capogiro - che ha assunto i contorni attuali con una costante gradualità a partire da luglio scorso - non viene digerita dagli utenti, soprattutto perché non c'è un modo semplice di sganciarsi dalla fornitura della centrale Acea di Tor Di Valle: l'azienda, il cui socio di maggioranza è Roma Capitale, ha il monopolio sul servizio. Ma c'è dell'altro: "Se l'energia che scalda le nostre case e l'acqua che usiamo - si domanda Roberto - è quella in eccesso prodotta dal motore dell'impianto, che andrebbe altrimenti dispersa, perché dovremmo subire l'aumento del prezzo del gas come avessimo un normale sistema di riscaldamento?". 

A questo, come detto, si aggiunge una condizione apparentemente non più adeguata delle tubature che servono i tre quartieri: "Le prime installate sono ormai obsolete - prosegue Roberto - e zona per zona Acea sta procedendo a interventi di sostituzione, questo comporta delle interruzioni che se avvengono durante la giornata sono anche sopportabili, ma se si prolungano fino alla sera nei mesi invernali è un disagio". 

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