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Tre Fontane: un esempio di rugby sociale

Il Rugby come volano di integrazione, apre alle case famiglie ed alle mamme degli atleti. Per allargare la base e far crescere il movimento

Il destino del Tre Fontane e del rugby capitolino, sono ancora incerti. Due realtà sembrano contendersi, sportivamente parlando, la possibilità di utilizzarne l’impianto.

Le due realtà rugbistiche. Venuto meno il tentativo di conciliazione di Riccardo Mancini, adesso si deve ragionare sulla base delle società esistenti.
Da una parte la Rugby Roma Club, “rifondata” da alcune vecchie glorie, come Ferruccio Tozzi, con l'obiettivo di dimostrare come la storica esperienza della squadra capitolina, 81 anni di storia, non sia finita. Dall’altra la Nuova Rugby Roma, la società di Roberto Barilari, costretta per diversi mesi ad utilizzare due differenti impianti sportivi, anche distanti dall’Eur, per far allenare i propri ragazzi. Tra le due realtà, genuinamente interessate al rilancio della disciplina nella Capitale, ci sono palesi differenti.

Il nodo dei tesseramenti. Da una parte la Rubgy Roma Club. Una sorta di consorzio tra varie società sportive, alcune delle quali, dati federali alla mano, non possono vantare alcun tesserato. Dall’altra la Nuova Rugby Roma, con oltre 270 atleti tesserati, stando sempre ai dati ufficiali della F.I.R., dai piccoli dell’under 6 a quelli dell’under 20.

Due scuole di pensiero. Tra le due realtà, ci sono differenze anche da un punto di vista filosofico. Più volte Ferruccio Tozzi aveva ribadito, tempo addietro, che la sua società fosse la diretta discendente di quella con 81 anni di storia. A giudicare dai nomi di quanti si sono impegnati nella fondazione della Rugby Roma Club, l’ipotesi è plausibile. In verità, sarebbe bastato guardare negli occhi  Tozzi, storico utility player della formazione, per comprendere il suo sincero attaccamento ai colori bianconeri del rugby capitolino.

Uno sport aperto a tutti. Dall’altra parte, c’è l’esperienza di Roberto Barilari, ex giocatore e direttore tecnico della Rugby Roma, che porta in dote una visione diversa della disciplina sportiva “Noi siamo per un   aperto a tutti, perché secondo me appartiene a tutti. Gli altri ragazzi  - quelli del gruppo di Tozzi – hanno una visione differente. Loro ritengono che sia soltanto per chi ha una tradizione. Per me questa politica non porta da nessuna parte. Se noi vogliamo allargare la base, e far conoscere il nostro sport, che è bellissimo, non possiamo lasciarlo in mano ad una nicchia”.

Il rugby sociale. Forte di questa impostazione, la Nuova Rugby Roma sta portando avanti alcune iniziative di notevole interesse, sul piano dell’inclusione sociale.  “ A giugno abbiamo ospitato 96 ragazzi provenienti dalle case famiglia di Roma,  la maggior parte dei quali musulmani che hanno deciso di giocare mischiati, a prescindere dalle varie etnie. Hanno giocato a Rugby, per la prima volta, e siamo rimasti sorpresi da quanto fossero portati verso questa disciplina che prevede anche il contatto fisico. Eppure non ci sono stati problemi – ha sottolineato Barilari – Ci sono stati tra loro dei ragazzi, minorenni, che stanno nelle case famiglia, che ci hanno chiesto di giocare con noi. E noi, in accordo col Comune, a settembre li accontenteremo. Perché per me il rugby deve essere aperto al sociale”. Una disciplina includente, dunque, forte anche di un’altra iniziativa del tutto particolare “Noi abbiamo organizzato una squadra di rugby composta dalle mamme dei nostri atleti. Sono 32 in tutto – ricorda Barilari – non le abbiamo tesserate, ma fanno rugby a touchè. Quando portano i figli, ci siamo organizzati in maniera tale che, contestualmente, loro possano allenarsi in un altro campo, facendo preparazione atletica ed affrontando i  primi rudimenti del rugby. Ci serve per far capire loro lo spirito di questa disciplina, oltre che le regole che la caratterizzano”.

Limitante guardare solo al passato. Un nuovo tipo di vedere il rugby. Ma cosa c’entra, tutto questo, con la storica tradizione della Rugby Roma “Guarda – risponde sempre Barilari - noi non ci arroghiamo nessuna discendenza dalla Rugby Roma. Abbiamo  dei ragazzini che hanno avuto l’onore di indossarne la maglietta e basta,  tutto qui. La Rugby Roma purtroppo è morta e ce ne dobbiamo fare una ragione. D’altronde il rugby non è per i nostalgici ed andare a pensare solamente al passato – conclude il Presidente della Nuova Rugby Roma – è una limitazione”.

Necessario un bando trasparente. Una battuta sul bando, riusciamo a strappargliela “Noi abbiamo necessità dell’impianto del Tre Fontane, che è il nodo cruciale della nostra attività. Noi abbiamo voglio di fare rugby, anche un rugby sociale. E’ un’impegno che abbiamo preso e vogliamo portare avanti. Speriamo che il bando venga fatto in maniera trasparente, che premi chi fa veramente rugby, perché il vincolo del Tre Fontane dovrebbe essere quello di legarlo a questa disciplina. E poi chi fa rugby nel territorio, perché non vorremmo che andasse a chi viene da fuori. Per quanto riguarda personalismi ed incomprensioni –chiude il discorso Roberto Barilari - senza criticare l’altro gruppo, noi abbiamo i numeri dei tesserati”.

Ed anche una visione differente. Più aperta e meno legata alla tradizione, pur gloriosa, della Rugby Roma. Vedremo quale impostazione prevarrà.
 

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