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Emergenza cinghiali, le gabbie funzionano: gli agricoltori catturano i primi esemplari

Grazie al protocollo firmato tra FederParchi e Coldiretti e Legambiente i produttori agricoli possono tenersi gli animali catturati. Sacchetti (Coldiretti): "Passo importante per la sicurezza e la prevenzione dei danni"

E’ un esemplare di circa 50 chili il primo cinghiale catturato da un produttore agricolo. E’ finito in una della gabbie sistemate a ridosso della cooperativa Agricoltura Nuova, nella Riserva di Decima Malafede. L’esemplare ha dimensioni contenute anche perché, oltre ad essere giovani, i cinghiali di Roma sud sono della razza maremmana (Sus scrofa majori). Dunque più piccoli e meno prolifici rispetto a quelli, di importazione, che imperversano a Monte Mario e sulla Cassia

Il ricorso alle gabbie

Con la cattura dei primi cinghiali da parte dei produttori agricoli “entra nel vivo il piano per il contenimento siglato lo scorso anno dalla Regione Lazio” ha annunciato Coldiretti. Ma le gabbie, di per sé, non sono una novità. “Le utilizziamo già dalla fine del 2018 nella Riserva di Decima Malafede ed anche in quella della Marcigliana – ha spiegato Maurizio Gubbiotti – la cattura avvenuta nella Cooperativa Agricoltura Nuova però è la prima che avviene ad opera di un’azienda agricola”. E per effetto del protocollo d’intesa sottoscritto da Coldiretti, Federparchi e Legambiente, assicura ai produttori la possibilità di utilizzare l’animale per l’allevamento o per la vendita alle realtà autorizzate ad effettuarne la macellazione.

Sicurezza ed equilibrio ecologico

“L’avvio del piano per il contenimento –  ha spiegato il presidente di Coldiretti Roma, Niccolò Sacchetti – rappresenta un passo importante verso un necessario equilibrio ecologico, che consente di garantire una maggiore sicurezza stradale, riducendo gli incidenti, provocati dagli attraversamenti della fauna selvatica e al tempo stesso di prevenire i danni legati alle coltivazioni danneggiate, che stanno comportando un’ingente danno agli agricoltori, già vessati dalla crisi economica causata dalla pandemia”. Al riguardo Coldiretti ha già chiesto alla Regione indennizzi economici per gli agricoltori che hanno subito danni da fauna selvatica.

La diffusione della specie

La presenza di ungulati viene quotidianamente segnalata in tutto il territorio regionale. Vengono fotografati dalle spiagge del Lago Albano, ai Castelli Romani, alle campagne di Maccarese, dove non era mai stato osservato in passato. Ma anche in contesto urbano non è difficile individuarli. La gabbia in cui è stato attirato l’esemplare della cooperativa Agricoltura Nuova, ad esempio, si trova a pochi chilometri di distanza dal centro abitato di Spinaceto dove, i cinghiali, si spingono fin sotto i portoni delle case

Il contenimento in campagna ed in città

L’unico momento in cui gli ungulati non sono stati avvistati, è stato durante il lockdown. E forse, complice la quarantena imposta per contenere il nuovo Coronavirus, hanno guadagnato nuovi territori. Com’è nel caso di Maccarese. Ad attenderli, nei contesti rurali, ci sono ora i produttori con le loro gabbie appositamente innescate. Più difficile invece attuare il piano di contenimento in ambiente cittadino. Tra i palazzi e nei giardini condominiale, evidentemente, le trappole non possono essere posizionate.
 

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