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Il consigliere Pd amico del boss: "Era un uomo libero. Mi sento travolto da un tir per colpa di qualche caffè"

RomaToday ha intervistato Adriano Burgio, ex capogruppo dem in IX Municipio intercettato e fotografato più volte in compagnia dell'ex chirurgo palermitano arrestato il 13 febbraio a Roma

"Questa storia mi ha travolto come un Tir a 300 all'ora". Adriano Burgio, 57 anni, ex capogruppo Pd del IX Municipio, sta partecipando regolarmente a un consiglio municipale, mentre intorno a lui si è scatenato l'inferno: le indagini che hanno portato all'arresto del boss Giuseppe Guttadauro a Roma hanno coinvolto anche lui, per i numerosi incontri che il consigliere, steward Alitalia in cassa integrazione, ha avuto con il fratello del cognato del super latitante Mattia Messina Denaro nel corso degli ultimi anni. 

Burgio, che non è indagato, viene descritto nelle carte degli inquirenti come "a disposizione" di Guttadauro, noto anche come "il dottore" per i suoi trascorsi da chirurgo a Palermo. Un'amicizia nata per caso, durante una giornata di relax alla "Piscina delle Rose all'Eur". RomaToday ha raggiunto il consigliere nel giorno in cui ha deciso di lasciare il Pd e spostarsi al gruppo misto. 

Consigliere, ci racconta come è entrato in contatto con uno come Giuseppe Guttadauro?

"Ero in piscina con la mia compagna, cinque o sei anni fa. A un certo punto sento il bagnino parlare albanese, così mi avvicino per fare due chiacchiere. Un po' di albanese lo mastico, sono dodici anni che frequento quel paese, ho aperto due attività lì (un'agenzia di viaggi e un ristorante). Ad un certo punto questo ragazzo mi dice che c'è un signore che conosce e vorrebbe far entrare il figlio alla facoltà di Medicina di Tirana". 

Così vi ha messi in contatto.

"Ci siamo visti al Fungo dell'Eur. Il bagnino viene con questo signore distinto, preciso, che si presenta dicendo di essere stato un chirurgo vice primario del più importante ospedale di Palermo, ormai in pensione e iniziamo a parlare dell'Albania e dei progetti di studio del figlio. Dopo un po' però percepivo qualcosa di strano, come se non mi dicesse tutto. Così gli ho chiesto di essere sincero e allora lui mi ha risposto: 'Cercami su Wikipedia, se ti sta bene di parlare con me rimani, altrimenti vai via'. E' stato elegante". 

Una volta scoperto che è stato in carcere, arrestato più volte per associazione mafiosa, lei che ha fatto?

"Mi ha detto di essere un uomo libero, scarcerato sette anni prima per buona condotta. Sono rimasto e da quel momento abbiamo iniziato un rapporto fatto di discorsi anche molto interessanti, di racconti sulla sua esperienza da detenuto al 41bis (il carcere duro per i mafiosi, ndr), è una persona molto colta, conosce il latino e il greco, legge la Bibbia. La mia colpa è aver preso qualche caffè con un uomo libero? Mi hanno fotografato e scrivono che sono il braccio della mafia a Roma, lo trovo assurdo".

Come sta reagendo a questo terremoto?

"Ho chiesto al mio avvocato di farsi spedire dalla Procura un documento che attesti il mio status di non indagato. Nel momento in cui lo avrò, partiranno le denunce. Intorno a me c'è chi adesso fa finta di non conoscermi, come un signore che mi ha portato dieci voti e fino a tre giorni fa mi chiedeva di trovare lavoro alla figlia e subito dopo che sono finito sui giornali appena mi ha visto per strada ha girato la testa dall'altra parte. Però c'è anche chi si è dimostrato solidale, penso alla presidente Titti Di Salvo, al vicepresidente Augusto Gregori, a Luca Bedoni (presidente del consiglio municipale, ndr) e a Francesca Villani, segretaria del Pd in IX". 

Ecco, parlando dei risvolti politici: lei ora non è più nel Pd, ma come ci era arrivato?

"Ho un caf al Torrino, a 80 metri c'è la sede locale del partito. In agosto mi hanno chiamato mentre ero a Nettuno, spiegandomi che facevano fatica a completare la lista per le elezioni e mi hanno proposto di candidarmi. Ho accettato, sono tornato a Roma a fare la campagna elettorale quasi per gioco, ma alla fine grazie al premio di maggioranza, nonostante fossi arrivato nono per preferenze, sono stato eletto. E nella riunione di partito su 10 consiglieri in 8 hanno votato per me come capogruppo". 

Tornando indietro all'incontro con Guttadauro, lei è stato indicato anche come partecipante a un tentativo di mediazione per un dissidio tra 2 sorelle, note miliardarie romane. E' vero?

"Allora, un giorno lui mi chiede se conoscessi qualcuno in Unicredit, perché una delle due sorelle lo aveva contattato spiegando di avere un contenzioso con l'altra e per questo doveva recuperare dei gioielli custoditi in una cassetta di sicurezza della banca. Io sinceramente non ho contatti in Unicredit, però ho un vecchio amico che fa l'autista per la Camera dei Deputati. Visto che il compenso per risolvere il problema sarebbe stato il 2 o 3% del valore dei gioielli, quindi svariati milioni di euro, ho accettato di contattare questo amico per capire se fosse possibile arrivare a qualche deputato che facesse da tramite con Unicredit. Non è stato possibile e la storia è finita lì, basta". 

Adesso che cosa farà? Rimarrà consigliere?

"Sì, io non mi nascondo. Ho fatto quello che era dovuto nei confronti del partito, ma spero che alla fine di tutto questo caos io possa rientrarci. È un peccato, avevo iniziato bene, senza questa storia se si fosse votato domani avrei preso mille voti, adesso faccio fatica anche a parlare con la gente per strada". 

L'amicizia tra il "dottore" di Cosa Nostra e il consigliere Pd dell'Eur (autosospeso)

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