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Discarica Falcognana: richiesto il sequestro dell’area

Con un esposto presentato in Procura, i cittadini del Coordinamento No Discariche No Inceneritori chiedono il sequestro cautelativo. Vediamo su quali basi

La richiesta del sequestro cautelativo del sito Ecofer era nell’aria. Ed in effetti l’avvocato Canale ce ne aveva dato un’anticipazione, nei giorni scorsi, spiegandoci che sarebbe stato presto consegnato un esposto. Nella mattinata di  venerdì 23,  l’esposto  è stato formalmente  presentato in Procura. Avviando un iter che  potrebbe  condurre, almeno nelle intenzioni, al sequestro dell’area  che dovrebbe ospitare la nuova discarica. Vediamo di cosa si tratta.

L'ABITATO E LE COLTIVAZIONI BIOLOGICHE - Si parte dalla considerazione che il Decreto Legislativo 36/2003 dovrebbe imporre una serie di verifiche che, secondo i cittadini del Coordinamento No Discariche No Inceneritori, non sono state fatte. In particolare il D. Lgs “dispone  che per ciascun sito –leggiamo dall’esposto – devono essere esaminate le condizioni di accettabilità dell’impianto in relazione alla distanza dai centri abitati”. Ma non solo. Poiché si parla anche della “collocazione dei prodotti agricoli ed alimentari IGT e DOC e, in genere, delle aree agricoli in cui si ottengono prodotti bio”. Condizioni  presenti a Falcognana, dove si coltivano vitigni DOC e dove non mancano  cooperative biologiche.
 

LA VIABILITA' - Un altro aspetto che è stato menzionato nell’esposto, è relativo alla viabilità della Laurentina, i cui “lavori di ampliamento sono fermi da un anno e mezzo ed è in condizioni disastrate con continui incidenti”; ma anche  e soprattutto della via Ardeatina “ unica strada senza svincolo a quadrifoglio del GRA, con un manto stradale pessimo e, nella parte in cui trattasi – leggiamo sempre nell’esposto – da dicembre 2012 è presente un divieto di transito ai mezzi pesanti oltre i 3,5 metri di altezza e alle 6,5 tonnellate di peso” come stabilito da un’ordinanza della Provincia di Roma, la n. 35 del 2012.
 

MANCANO LE NECESSARIE AUTORIZZAZIONI - Ma c’è dell’altro. Il sito Ecofer prescelto non risulterebbe adatto in quanto “dispone di una volumetria autorizzata pari a 150 mila tonnellate/anno come da decreto della Regione Lazio n. 28 del 4 aprile 2003 che limita le quantità per gli evidenti problemi di viabilità stradale della zona. Secondo il progetto del Commissario – leggiamo ancora nell’esposto –  i rifiuti trattati da conferire arrivano anche a 500 mila tonnellate/anno”. Un’evidente discrasia che non può essere risolta dai poteri commissariali che vanno in deroga alle leggi, in quanto “per l'utilizzo di Falcognana si rende necessaria una nuova procedura autorizzativa della Regione AIA (autorizzazione integrata ambientale) ed una nuova VIA. In assenza di questa documentazione Falcognana non potrà aprire ai rifiuti urbani per 500 mila tonnellate/anno”.
 

ECOFER E LA REGIONE - Non sono sfuggite ai residenti, neppure le recenti variazioni nell’assetto societario di ECOFER AMBIENTE SRL, né il fatto che “l’A.D. di Ecofer Ambiente s.r.l. sembrerebbe avere subito precedenti indagini e procedimenti per sversamento di rifiuti nel Ticino: circa 32 mila tonnellate di rifiuti a base di piombo, arsenico, cadmio, selenio ed altre sostanze nocive” secondo “un articolo di La Repubblica a cura di Linda Lucini del 15 luglio 1993”. Né infine che “i dirigenti della Regione Lazio  che a più riprese hanno modificato l’autorizzazione della discarica Ecofer, senza ritenere di dover effettuare una nuova VIA ed A.I.A., nonostante si trattasse di modifiche sostanziali dell’impianto originario, sembrerebbero avere avuto qualche problema giudiziario o con la Corte dei Conti”. Dirigenti che comunque nell’esposto non sembra siano stati citati per nome e cognome.
 

IL SEQUESTRO CAUTELATIVO - In considerazione di tutto ciò ““chiederemo alla Procura - spiega Carla Canale, avvocato del Coordinamento no discariche no inceneritore Municipio IX - una volta analizzati tutti gli aspetti che andiamo a sottoporre nell'esposto, di disporre i provvedimenti che riterrà più opportuni anche volti anche al sequestro dell’area,  in via cautelativa  ex art. 665 e 666 del codice di procedura penale a tutela della salute pubblica, dell’ambiente e del paesaggio, trattando la discarica in esame rifiuti pericolosi ed altamente tossici”.
 

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