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Castel Romano e gli incendi dei rom: "Non solo guerra etnica"

Ufficialmente si è parlato di 'lotte' tra serbi e bosniaci all'interno del campo. Abbiamo parlato con un membro della Cooperativa "29 giugno" che ci ha dato la sua versione

Una quindicina di container dati alle fiamme e gruppi in fuga per tornare nei vecchi campi. La situazione a Castel Romano è esplosiva. Per qualcuno un botto annunciato, la naturale conseguenza di un Piano Nomadi fallimentare che per chiudere i maxi villaggi, vedi Casilino '900, ha finito per stipare gli abitanti in strutture inadatte.

Un 'carnaio' nel deserto che, a quanto lamentato dai diretti interessati e denunciato da associazioni di tutela dei diritti rom, era destinato a esasperare i residenti, a creare attriti, violenze, soprusi. Nei giorni scorsi a Castel Romano diverse baracche sono andate a fuoco, con parziale esodo dei nomadi dal campo.

SCONTRI ETNICI - Le ragioni? Ufficialmente si è parlato di scontri etnici tra serbi e bosniaci, vessazioni degli uni sugli altri con tanto di case incendiate, che avrebbero spinto gruppi di abitanti intimoriti a lasciare la struttura. Ma questa non è l'unica versione, c'è chi parla di "pretesti per abbandonare una situazione al limite del vivibile e tornare in strutture più vicine alla città". 

L'ALTRA VERSIONE - A darci la sua voce, direttamente dal campo, è un membro della Cooperativa 29 giugno che ha un presidio sociale dentro Castel Romano. "Secondo molti sarebbe in atto uno scontro tra etnie, i serbi dell'area D del campo sono tornati tutti a La Martora lamentando vessazioni continue ricevute da parte dell'etnia bosniaca, che occupa l'altra parte di Castel Romano". Parla Ines, nel villaggio da sette anni. Cosa sta dietro la versione ufficiale? Lei un'idea se l'è fatta. 

"Tanti rom del campo vogliono tornare nelle vecchie strutture da dove sono stati sgomberati perché vogliono stare più vicini a Roma. E a volte a mio modesto avviso usano pretesti di qualunque tipo, in questo caso violenze tra bande". Che tra l'altro, stando al racconto di Ines, potrebbero scaturire in parte da motivazioni non esattamente antropologiche.  

La donna ci racconta di una sorta di compravendita di container vuoti che accadrebbe spesso all'interno del villaggio. "Appena qualcuno va via e lascia vuote delle baracche inizia la spartizione, qualcuno li occupa e se va a ledere gli interessi di altri scatta la guerra a colpi di fiamme. I container vengo occupati e rivenduti ad altri abitanti del campo. Non è una dinamica nuova e potrebbe essere successo la stessa cosa anche negli scorsi giorni". 

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