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Falcognana, Presidio: “Gli arresti odierni confermano la nostra convinzione”

Il fermo di Cerroni e di altre sei persone, tra manager imprenditori e funzionari pubblici, getta un'ombra anche su Falcognana. Presidio: "Invece di curare gli interessi della collettività, pensavano ai loro. Ora si bonifichi il sito di Falcognana"

L’arresto di Manlio Cerroni con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti, rappresenta più d’un campanello d’allarme. L’intervento del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri sia nei confronti  del dominus della “monnezza romana”, sia verso le altre sei persone arrestate, non può lasciare disinvolti.

CONTRARI ALLA NUOVA MALAGROTTA - Non certo in un municipio nel quale, per mesi, i cittadini hanno condotto un’accesa battaglia per impedire la realizzazione di una nuova Malagrotta. Lo hanno fatto con coscienza e con serietà. Da una parte e dall’altra. Lo ha fatto il Presidio No Discarica ed anche il Coordinamento No Discariche No Inceneritori. E con loro tanti abitanti, molte associazioni e comitati locali.

ARRESTI DOMICILIARI - Per tornare alla cronaca stringente, oltre all’arresto di Manlio Cerroni, va registrato anche quello del socialista Bruno Landi, due volte governatore del Lazio. Ed ancora di Pino Sicignano, del managar Franscesco Rando e dell’imprenditore Piero Giovi.E ancora dei dirigenti regionali Raniero De Filippis e  Luca Fegatelli, da settembre a capo dell’Agenzia per i beni confiscati alla mafia.

GLI INTERESSI IN GIOCO - Su questi ultimi due, si p concentrata la riflessione del Presidio No Discarica. "Dall’inizio della nostra battaglia contro la discarica alla Falcognana avevamo posto un forte accento sulle tante e gravissime illegittimità delle autorizzazioni della discarica Ecofer.  Gli arresti di oggi di Luca Fegatelli e Raniero De Filippis, rispettivamente responsabile direzione regionale Energia e dirigente regionale Infrastrutture, ambiente e politiche abitative – scrive il Presidio in una nota -  confermano la nostra convinzione che chi ricopriva posizioni di vertice negli uffici regionali che hanno rilasciato quelle autorizzazioni, invece di curare gli interessi della collettività, badava ai propri personali tornaconti. Un quadro aggravato - continua la nota - dal fatto che le nuove autorizzazioni del 2010 furono rilasciate proprio quando l’Arpa Lazio chiedeva la bonifica del sito, una delle tante questioni che abbiamo segnalato alla Procura della Repubblica nel nostro esposto della vigilia”.

LA NECESSARIA BONIFICA DEL SITO - “Tutto questo conferma ancora una volta che è ora di scrivere la parola fine ad una discarica che, da oltre tre anni lavora nella completa assenza di controlli e con autorizzazioni concesse dai funzionari arrestati oggi. Rilanciamo quindi - conclude la nota del Presidio –-  l’estrema urgenza di un’immediata bonifica del sito e, più in generale, di un intervento complessivo diretto a realizzare tutti quei controlli obbligatori per legge a tutela della salute umana e dell’ambiente".

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