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Municipio IX: la riqualificazione dei quartieri periferici è ferma al palo

Lo strumento urbanistico dei toponimi, che serve a realizzare le opere di cui i vari quartieri fuori dal Raccordo sono privi, con la nuova Consiliatura sembra essersi fermato

Ci sono alcuni quartieri nel vasto territorio del Municipio IX, che hanno avuto origine, pur non essendo contemplati nel Piano Regolatore Generale. Si tratta di edifici, realizzati prevalentemente fuori dal Raccordo Anulare, che erano abusivi ma che per effetto dei vari condoni, sono stati regolarizzati.

I TOPONIMINel corso delle precedenti consiliature, sono stati compiuti molti passi in avanti per utilizzare i soldi derivanti da quelle regolarizzazioni, al fine di migliorare tali quartieri. Urbanisticamente, il ricorso ai “toponimi”, questo è il sostantivo con cui vengono qualificati, è stata  universalmente accettata. Tuttavia sembra che, negli ultimi anni, incontri qualche ostacolo nel suo definitivo compimento.

A COSTO ZERO - A lanciare l’allarme è il Vicepresidente del Consiglio municipale Massimiliano de Juliis. “Il lavoro ultradecennale fatto sui 'toponimi', strumento urbanistico per il recupero delle periferie, dopo due anni di governo della sinistra procede a passo di lumaca ed il Municipio IX, che vede ne vede molti nel suo territorio, è uno dei più penalizzati” . Come il Consigliere ha osservato “I toponimi non costano nulla all'amministrazione, i cittadini hanno progettato i quartieri a loro spese rispettando le norme, inserendo piazze, parcheggi, scuole, illuminazione pubblica e parchi – ricorda De Juliis attraverso una sorta di urbanistica partecipata, in grado trasformare le periferie in veri e propri quartieri e dare una smossa alla stagnante economia locale rilanciando anche l'occupazione”.

L'ATTENZIONE AI GRANDI PROGETTI - Il fatto che questi toponimi siano rimasti un po’ fermi al palo, stride con un’altra considerazione. “Quest’amministrazione in pochi mesi ha dato l’ok ad un milione di metri cubi – ricorda De Juliis, riferendosi all’edificazione dello Stadio della Roma e del Business Park – ma impiega anni quando si parla di piccoli proprietari”. Dunque, ciò che viene chiesto a “Marino e Santoro”, è “maggiore concretezza”. E probabilmente anche più attenzione ai bisogni delle periferie.

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