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Vitali si autosospende dal Pdl: "Non ci sto a identificarmi con questo partito"

La decisione è stata presa dal consigliere comunale dopo l'esplosione del caso Fiorito e del terremoto che ha coinvolto anche la Regione Lazio. Chiesta ad Alfano la nascita di un nuovo partito

Autosospensione dal partito per il consigliere comunale Dimitri Vitali. La causa, ultima, il caso Fiorito e il caos che ha travolto la Regione Lazio, con una governatrice "nata in televisione" che "ha annunciato le sue dimissioni in televisione" e che prima di dimettersi ha voluto lo scranno di alcuni assessori, "tenendone al suo fianco altri. Anche del Pdl". Una situazione anormala, causata "dall'assenza di regole all'interno del partito" di Berlusconi e dal silenzio dei vertici nazionali. A cominciare da quello del segretario nazionale, Angelino Alfano "che avrebbe dovuto immediatamente ritirare le deleghe a questi assessori e chiedere loro di abbandonare subito la Pisana e l'incarico da loro ricoperto".

E Vitali, almeno per ora, non ci sta "a identificarmi in questo partito". Proprio come non ci sta "al cambio di casacca. Ero, sono e resterò sempre un uomo di destra" ma il caos in cui è stato lanciato il Pdl non può lasciarlo indifferente. A cominciare proprio da quella Polverini che "per due anni e mezzo ha remato contro lo stesso Pdl. Ha nominato degli assessori ma non ha dato loro le deleghe che ha invece mantenuto per sé così da creare solo dei burattini nelle sue mani. Alle amministrative locali ha in molti casi imposto i suoi candidati andando addirittura contro i candidati del Pdl". E parla di Città Nuove come "una spina nel fianco dell'ex amministrazione Moscherini". Non per colpa dei politici locali "che stimo".

Spara a zero anche sull'assessore al Bilancio della Regione Lazio, Civita, il consigliere comunale d'opposizione. "È lui che tiene i conti della Regione, che decide i finanziamenti ai partiti. Fiorito è il braccio, ma dietro di lui c'è un mondo da scoprire ed è qui che c'è anche Cetica". Proprio come c'è l'ex capogruppo Idv alla Regione Maruccio. "Sono tutti responsabili di quanto successo".

E ribadisce che "io non cambio casacca. Sono sempre lo stesso. È il partito - spiega - ad essere diventato altro. È diventato il partito delle veline e delle Minetti".

La soluzione? In 160, amministratori locali, consiglieri comunali e provinciali, assessori, hanno inviato una lettera al segretario nazionale Angelino Alfano con delle richieste. "Abbiamo chiesto la costituzione di un nuovo partito che sia più snello, meno conflittuale con la magistratura, più giovane. Fatto cioè non di giovani ma di persone giovani politicamente parlando, preparate, che si sono fatte le ossa sul territorio di appartenenza. Un partito meritocratico insomma - aggiunge Vitali - non più un partito mass mediatico, di Ballarò o di Porta a Porta. Un partito che riacquisti il contatto diretto con l'elettorato, andando in piazza. Occorre ripartire da zero". E soprattutto "occorre svecchiare il partito. Bisogna mandare via chi siede tra i banchi del Parlamento da 30 anni". Come ad esempio "Schifani che ora addirittura si prepara alla costituzione dei moderati. Andasse in pensione".

Così, in attesa di conoscere la decisione del segretario nazionale che, a detta di Vitali "sarebbe dovuto intervenire molto prima", il consigliere d'opposizione entra a far parte del gruppo misto. E sempre in attesa del verdetto di Alfano, si pensa alla nascita di un nuovo movimento politico, pronto a fare un passo indietro, diventando una semplice associazione da far confluire nel "partito più snello" che Alfano vorrà costituire.

Nulla invece cambia nella politica territoriale e precisamente di palazzo del Pincio: "Resto all'opposizione, di cui Gianni Moscherini è il leader".

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