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Hsc: Sel contraria al Referendum, Giannini bacchetta

Il consigliere di maggioranza: "La "difesa del fortino ad ogni costo" rischia di mettere in difficoltà proprio quei lavoratori che vogliono proteggere, qualora l'azienda fallisca".

Sono perplessi i tre consiglieri di maggioranza Patrizio Scilipoti, Ismaele De Crescenzo e Giulio Agostini (tutti e tre appartenenti al gruppo politico di  Sinistra ecologia e libertà) sull'indizione di un Referendum consultivo per decidere se vendere o meno la holding o anche solo parte di essa. E così tornano a "pungere" il fianco del sindaco Tidei e di chi nell'amministrazione quel Referendum lo vorrebbe. Per non parlare addirittura della vendita. Questione assolutamente esclusa dal programma elettorale che ha portato l'attuale maggioranza fin su a palazzo del Pincio.

La perplessità arriva dalla contraddizione che nascerebbe tra Referendum e l'accordo siglato con i sindacati. Accordo fondato su due premesse: "La prima - spiegano è che la municipalizzata rimanga sotto il controllo pubblico. La seconda che la cassa integrazione è stata concessa sulla scommessa del rilancio dell'azienda così com è adesso, appunto di proprietà comunale". E la vendita "farebbe venir meno tale presupposto".

I tre consiglieri parlano anche di un'intenzione "pilatesca", "poiché - spiegano - lascia al libero arbitrio dei cittadini una decisione che è invece responsabilità diretta degli amministratori eletti. Messa in questo modo il risultato del referendum risulterebbe scontato, ma verrebbe sconfessata la linea della condivisione che per noi rimane l'unica strada percorribile". Respinta, dunque, "questa che riteniamo una sorta di provocazione. La vertenza Hcs va risolta - incalzano - dall'amministrazione comunale, non è possibile scaricare sui cittadini una decisione così complessa".

Ma a non trovare condivisibile quanto detto dai colleghi di Sel, è il consigliere Stefano Giannini: "Sanno bene che nel corso degli anni Hcs è diventata per alcuni fonte inesauribile di questi privilegi, che mortifica e molte volte mette in secondo piano il lavoro dei tanti dipendenti onesti. Superminimi, super stipendi dissonanti con le credenziali presentate, straordinari, assenteismo. Ormai sono gli stessi lavoratori di Hcs a farne denuncia". Per Giannini dire "pervicacemente no, anche quando ci si limita a chiedere il parere dei cittadini in merito a quella che è ed è stata una degenerazione della politica, di certo non paga i milioni di euro di debito che ha l'azienda ed allo stesso tempo potrebbe sembrare proprio timore di quell'opinione pubblica tirata in ballo dagli alleati, i quali effettivamente trovano, cito testualmente, "scontato" e dunque deludente il risultato di un eventuale referendum. Dire quindi "no", in questo caso ai cittadini, sarebbe dura per chiunque, anche per Sel. Per questo faccio mio il loro richiamo - aggiunge Giannini - al senso di responsabilità, respingendo al mittente le accuse di provocazione, e li invito ad una riflessione: la "difesa del fortino ad ogni costo" rischia di mettere in difficoltà proprio quei lavoratori che vogliono proteggere, qualora l'azienda fallisca. Nessuno vuole lavarsene le mani, è però bene che tutti, nell'amministrazione, prima di operare e fare delle scelte abbiano ben chiaro in mente quale è il pensiero della cittadinanza in merito alla holding, senza averne timore".

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