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Civitavecchia Civitavecchia / Via P. Guglielmotti

Hcs, sindacati e dipendenti interrompono la Cassa integrazione

"Traditi gli accordi tra sindacati e amministrazione". Si passa allo sciopero e alla mobilitazione. "I servizi non si vendono"

Niente cassa integrazione e stato di agitazione immediato. Almeno fino a quando l'amministrazione non dirà chiaro e tondo che Hcs e le sue Sot non si vendono. Questo l'ordine del giorno votato dai dipendenti della Holding e delle partecipate durante l'assemblea pubblica di questo pomeriggio alla Pucci, indetta dalle organizzazioni sindacali. E con lo sciopero parte anche la sospensione immediata della Cassa integrazione in deroga. Tutto "perché gli accordi sottoscritti tra sindacati e amministrazione comunale - ha tuonato il segretario della Cgil Cesare Caiazza - sono stati traditi". Accordi in cui l'amministrazione prendeva l'impegno di trovare una soluzione al problema Hcs, cercando in tutti i modi di mantenere pubblici i servizi. Ma "già dal giorno dopo della sottoscrizione dell'accordo - ha aggiunto Caiazza - sui giornali gli amministratori del Pincio parlavano di vendita della società". Un "fatto straordinario nella Regione Lazio" l'interruzione, prima della scadenza dei termini della cassa integrazione che "sicuramente porterà l'amministrazione a far ricadere la responsabilità di una eventuale vendita della società sui sindacati e suoi lavoratori perché non hanno effettuato i sacrifici richiesti con l'applicazione della Cig". Ma il segretario Cgil invita ad essere più forti di loro "stiamo lottando per vincere. E la lotta è di tutti, "dei lavoratori che rischiano il posto di lavoro e dei cittadini che rischiano di veder aumentare le tariffe dei servizi. Perché l'unico interesse del privato è quello di fare profitto e se per farlo sarà costretto a licenziare o ad aumentare le tariffe non si farà certamente scrupoli".

E così si apre lo stato di agitazione e dello sciopero. "Da oggi apriamo una grande vertenza - ha sottolineato Caiazza - che vuole portare l'amministrazione a dire no alla vendita e ricucire il rapporto con i cittadini. Cittadini che, come sottolineato dai dipendenti di Città Pulita nei giorni scorsi, sono stati portati a puntare il dito contro i dipendenti e il loro lavoro. Dobbiamo far capire loro che se la città è sporca, se i servizi non funzionano, non è colpa dei lavoratori ma dei mezzi fatiscenti, di un'organizzazione interna non adatta a espletare servizi di qualità. Tutti fattori che non dipendono dai lavoratori, che anzi ne subiscono le conseguenze". Intanto sarà chiesto alla Regione (all'interno della nota con cui si avvisa che l'accordo è stato disdetto) e in particolare all'Assessore al Lavoro della Regione Lazio di farsi promotore di un tavolo a cui prenderanno parte gli enti interessati per "cercare di trovare una soluzione che non preveda però la vendita".

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