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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Benzina troppo cara, in ginocchio automobilisti e gestori

A lanciare il grido d'allarme è il responsabile Logistica Mobilità e Trasporti Confcommercio Tullio Nunzi: "Siamo il Paese al primo posto in Europa per le imposte più alte e al secondo posto per il prezzo più alto"

Benzina troppo cara e automobilisti e gestori che rischiano di restare col rosso fisso. A lanciare il grido d'allarme prendendo le difese dei benzinai, parte lesa tanto quanto gli automobilisti, è il responsabile Logistica, Mobilità e Trasporti Confcommercio, Tullio Nunzi.

"Il grido di dolore lanciato dai benzinai civitavecchiesi con la benzina che oscilla vicino a 1,80/90 e con un calo dei consumi, che in molti casi sfiora il 30%, ovviamente nasce da un profondo disagio degli imprenditori. I benzinai sono ovviamente dalla parte dell'automobilista, perché il gestore non guadagna in percentuale, ma per singolo litro. Quindi l'aumento del prezzo della benzina finisce per danneggiare automobilisti e benzinai. Poi bisogna specificare a chi vanno i soldi del pieno".

E per rendere tutto più chiaro Nunzi si dà agli esempi: "Su 50 euro di carburante - spiega - 27,20 euro li prendono le istituzioni (lo Stato attraverso l'accise e l'iva, qualcosa alle Regioni  a seconda dell'addizionale), 19.70 euro è il costo del prodotto raffinato (ma il prezzo può variare molto a seconda del luogo della raffinazione), 1.88 euro è l'utile della compagnia petrolifera, 1.20 euro circa è quanto finisce in tasca al gestore del distributore".

Bocciate dunque le liberalizzazioni che "non hanno portato l'effetto desiderato sul piano dei risparmi. E quello che bisogna ricordare - prosegue Nunzi - è che il prezzo lo impone la compagnia, con oscillazioni in base alla distanza del deposito. Fatto assurdo da contestare. Siamo il Paese al primo posto in Europa - tuona il responsabile Confcommercio - per quanto riguarda le imposte più alte e al secondo posto per il prezzo più alto. Prezzo che ovviamente si scarica sull'inflazione, penalizza le fasce più deboli della popolazione e rischia di mandare in rosso gran parte dei gestori, con ovvie conseguenze occupazionali e di rischi per le imprese. Ovvio che se non si arriva a una sterilizzazione dell'Iva e una diminuzione delle tasse - conclude Nunzi - il pericolo è oggettivo".

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