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Sabato, 20 Aprile 2024
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Tares, la Cna chiede un confronto ai Sindaci su come contenerla

"Si stimano aumenti del 30%. La nuova imposta è da contenere, inaccettabile un'altra batosta dopo l'Imu. La pressione fiscale nel nostro Paese è tra le più alte del mondo"

Un popolo, quello italiano, già martoriato da pesanti tasse. L'ultima quella relativa al pagamento delle proprie case (come se non si pagassero già le rate di quei prestiti e quei mutui aperti con tanta fatica presso gli istituti di credito per poter avere un tetto sopra la testa). E ora ecco arrivare, con l'avvento del 2013, una nuova tariffa. Anche questa contenuta in quel pacchetto, non di Babbo Natale, ma del governo Monti chiamato "Salva Italia". Parliamo ovviamente della Tares.

Approvata e passata inosservata fino a qualche mese fa, ora tutti ne parlano, la temono e preparano la levata di scudi per respingerla con forza al mittente. Anche se non è detto che si riesca nella faraonica impresa.

"Si stima un aggravio del costo superiore al 30%, visto che dalle dichiarazioni di alcuni sindaci emerge l'orientamento ad applicare questo aumento" tuona la segretaria della Cna di Viterbo e Civitavecchia, Luigia Melaragni, che al contempo chiede un confronto con i Sindaci per "discutere" su come contenerla.

"L'imposta sostituirà, da quest'anno, la vecchia Tarsu o la Tia e ingloberà i cosiddetti servizi indivisibii (come l'illuminazione pubblica e la manutenzione delle strade). La Tares - continua a spiegare Melaragni - dovrà garantire l'intera copertura dei costi di gestione del ciclo dei rifiuti urbani e la partecipazione ai costi dei servizi indivisibili, con un importo base di 0.30 euro il metro quadro, da calcolare sull'80% delle superfici catastali degli immobili delle imprese e dei privati". Introiti questi che "andranno allo Stato, sotto forma di minori trasferimenti ai Comuni. A questi ultimi potranno rimanere solo le somme derivanti dagli eventuali incrementi della tassa, consentiti, in ambito locale, fino a 0.10 euro il metro quadro".

A conti fatti insomma si parla di "un aggravio del costo superiore al 30%, visto che dalle dichiarazioni di alcuni sindaci emerge l'orientamento ad applicare questo aumento". Uno scenario, per la segretaria Cna di Viterbo e Civitavecchia, "inaccettabile, soprattutto in una situazione economico-finanziaria sempre più critica. La pressione fiscal nel nostro Paese è tra le più alte al mondo: quella sui profitti delle imprese ha raggiunto, sommando tasse e contributi, il 68,5%, secondo le recenti analisi della Banca mondiale. Un ulteriore appesantimento - prosegue Melaragni - rischia di compromettere la sopravvivenza di tante attività che già si trovano in enormi difficoltà. Le aziende non ce la fanno più, non si può chiedere loro l'impossibile".

Ora la Cna attende che i sindaci diano una risposta all'appello "e, prima di assumere qualsiasi decisione, aprano un confronto, per evitare nuove stangate alle imprese. Auspichiamo - conclude la segretaria - che, per l'applicazione dei sistemi tariffari, si adottino scelte omogenee a livello territoriale al fine di evitare sperequazioni".

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