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"La nostra salute non è in vendita": a Montecitorio contro gli inceneritori del decreto Sblocca Italia

Un presidio nazionale di protesta contro lo (S)blocca Italia che prevede di riclassificare 42 impianti esistenti e costruire altri 18 inceneritori. Piras: "Il problema per la salute sta nella combustione. Puntiamo sul riciclo"

Sono molte le realtà che hanno deciso di partecipare al presidio convocato mercoledì mattina in Piazza Montecitorio. Al centro della contestazione, l'intenzione del governo Renzi di tornare a puntare sul sistema degli inceneritori. Un proposito che incontra la strenua opposizione dell' "Alleanza per l'Economia Circolare", una rete di associazioni che propone una differente strategia nel trattamento dei rifiuti.

L'EUROPA ED I RIFIUTI - L'Alleanza per l'Economia Circolare ricorda quanto previsto da una direttiva europea, la 98/2008. "Il principio è quello che il ciclo si debba chiudere con il recupero dei materiali e non con la loro combustione" ci spiega Massimo Piras, portavoce di Zero Waste Lazio e del Movimento Legge Rifiuti Zero. Un indirizzo che non sembra recepito dall'attuale governo italiano. "Questo decreto è stato ribattezzato (S)blocca Italia perché è destinato a  bloccare lo sviluppo virtuoso di un settore enorme e la stessa crescita economica italiana. Enormi risorse pubbliche saranno così ipotecate per i prossimi 20 anni, e sarà definitivamente smontato il  falso obiettivo di voler chiudere le discariche. Infatti  ogni inceneritore  - ci ricorda Piras - ha necessità di una nuova e grande discarica di servizio". 

LA COMBUSTIONE E LA SALUTE - Al Presidio Nazionale  hanno già aderito tante realtà. Oltre a Zero Waste Lazio ed al Movimento Legge Rifiuti Zero, in piazza Montecitorio si vedranno anche gli attivisti del forum Salviamo il Paesaggio, di Slow Food Italia, di Medicina Democratica e di Attac Italia, per citarne solo alcuni. "Il punto è che la combustione fa male. La rottura delle catene molecolari, crea molecole che spesso ancora non si conoscono. Altre invece sono già note, come le diossine, e sappiamo infatti che sono dannose per la salute. Noi vogliamo che il governo non approvi questo decreto, e facciamo appello anche ai Presidenti delle varie Regioni interessate" precisa il portavoce di Zero Waste Lazio.

GLI INCENERITORI - Restringendo il campo d'analisi, di questi 42 inceneritori da riclassificare e 18 da realizzare, ve ne sono alcuni anche nel territorio governato da Nicola Zingaretti. "Nel Lazio è previsto il raddoppio di San Vittore e Malagrotta,  anche se l'unica linea finora esistente non ha mai funzionato. E' prevista inoltre la realizzazione di un gassificatore ad Albano e si continua a puntare sugli inceneritori di Colleferro, vecchi di quindici anni. Noi invece chiediamo il riciclo il recupero dei materiali. Non è difficile riuscirvi. Nella Regione ci sono tanti impianti privati di gestione dei rifiuti vitrei o plastici. Alcuni sono anche costretti a chiudere, perchè non ricevono sufficienti rifiuti" ci fa notare Piras.

VERSO RIFIUTI ZERO - Sfatato il falso mito secondo cui i rifiuti differenziati siano già troppi ed ingestibili, c'è comunque un'altra considerazione da fare. "Quelli che mancano realmente, sono gli impianti per il trattamento dei rifiuti organici. C'è n'è uno vecchiotto a Maccarese e basta, quindi è del tutto insufficiente. Inoltre, a dispetto degli altri materiali differenziati, per la frazione organica non esistono Consorzi". E dunque mancano anche gli incentivi. In altre parole, se nel decreto Sblocca Italia ci sono risorse da investire, andrebbero probabilmente canalizzate proprio in questo settore. Cosa che consentirebbe di aumentare anche la raccolta porta a porta, a Roma ferma al 40-45%. A proposito, c'è un'altra cosa che è più decollata: la  proposta di legge d'iniziativa popolare sui rifiuti zero. "E' stata sottoscritta da 90mila cittadini  e l'abbiamo depositata ormai quasi 2 anni fa. Sarebbe ora - conclude il portavoce dei Zero Waste Lazio - di vederla approvare". Domani in piazza Montecitorio, si discuterà anche di questo.
 

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