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Giovedì, 23 Marzo 2023
Municipio I contrario all'apertura del fast food

McDonald’s alle Terme di Caracalla, un nuovo ricorso preoccupa il Municipio I

Il colosso del fast food vorrebbe aprire nell’ex vivaio delle Terme di Caracalla. Ass. Marin: “Nostra posizione resta sempre contraria”

L’ipotesi di realizzare un ristorante Mc Donald’s nell’area del vivaio Eurogarden non è tramontata. Al Consiglio di Stato è stato presentato un ricorso per superare gli ostacoli che, nel 2020, avevano impedito di aprire l’attività di somministrazione.

La posizione del Municipio I

La questione è finita nel cono d’attenzione del Municipio I che, già nel 2019, con la commissione Lavori pubblici, aveva sollevato il tema delle autorizzazioni rilasciate. Autorizzazioni che poi sono state ritirate, in autotutela, direttamente dal MIBAC. E proprio al ministero che Stefano Marin, l’allora presidente di commissione ed oggi Assessore municipale all’Ambiente, ha deciso di rivolgersi. “Ho già pronta una lettera diretta al ministro Franceschini al quale chiederò di mettere in campo azioni chiare per tutelare l’area” ha spiegato a Romatoday.

Una zona da preservare

L’idea di realizzare un ristorante di circa 500 metri quadrati, con annessi parcheggi, su viale Guido Baccelli, a pochi passi dalle Terme di Caracalla, non incontra il favore del Municipio. “Oggi ho appreso la notizia del ricorso. Ma ora più che mai resto convinto della necessità di mantenere il vincolo ed impedire l'apertura dell'ennesima attività di food. Parliamo di una zona che per storicità e qualità va attenzionata e preservata mantenendo intatte le attuali caratteristiche storiche e ambientali” ha dichiarato l’assessore Marin.

Un'annosa vicenda

La partita giocata nell’estate del 2019 non si è quindi ancora conclusa. All’epoca il caso portò anche ad uno scontro istituzionale tra Comune e Municipio, sul tema delle autorizzazioni che erano state rilasciate. Questione risolta poi dall’intervento del Mibac, salutato con soddisfazione da tutti gli attori istituzionali coinvolti. Ne è seguito un primo ricorso al TAR, da parte del soggetto interessato a realizzare l’attività di somministrazione, con esito negativo. A distanza di oltre un anno, è stato presentato il nuovo ricorso, questa volta al Consiglio di Stato. 
 

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