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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Il quartiere di San Saba si ribella alle aste Ater

Temono la speculazione e chiedono di vendere gli alloggi a prezzi contenuti. Spaziani (Rete comune inquilini Ater): “Non possiamo comprare ai prezzi di mercato, ma qui siamo cresciuti”

Contestano la definizione di “villini” e non apprezzano il ricorso alle “aste”. Gli inquilini di San Saba tornano a farsi sentire. E con uno striscione affisso in piazza Bernini, nel cuore del quartiere, hanno deciso di esprimere chiaramente il proprio stato d’animo.

No alla gentrificazione

“Anziché essere vendute agli inquilini, le case stanno andando all’asta. Alla faccia delle tante parole sulla gentrificazione. Noi siamo stufi” ha commentato Carla Spaziani, presidente della Rete comune inquilini Ater San Saba. A differenza di quanto accaduto in altre zone di Roma, l’azienda che gestisce il patrimonio immobiliare della regione, non ha ancora predisposto un piano di vendita. Ma gli abitanti temono che la possibilità di guadagnare cifre con molti zeri, possa indurre a mettere sul mercato i tanti immobili costruiti a due passi dall'Aventino.

D'altra parte l'Ater, per costruire nuovi alloggi ed effettuare la manutenzione di quelli esistenti, non può esporsi economicamente. Gli sforzi fatti negli ultimi anni, soprattutto dalla regione, per contenerne il debito ne verrebbero inficiati. Di conseguenza ha in serbo di vendere, ricorrendo sia alla cessione degli alloggi ai relativi inquilini, come sta accadendo in tutta la città, sia mettendo all'asta gli immobili residenziali ed extraresidenziali inutilizzati.

L'accatastamento che genera confusione

La vendita non è considerata un tabù da chi abita nel quartiere, anche da diverse generazioni. A condizione, però, che avvenga secondo precise tutele. I prezzi vanno calmierati, rispetto alle stime che gli stessi inquilini Ater hanno effettuato. “Qui abitano oltre 500 famiglie, suddivise tra gli alloggi che ne ospitano 440 ed i cosiddetti villini, abitati da altre 80. Però i villini veri e propri sono pochissimi, la gran parte infatti sono delle casette di 100/120 metri quadrati distribuiti su due livelli. Sono una porzione di fabbricato e quindi l’accatastamento in a/7 è improprio” ha spiegato Carla Spaziani. Anche perché, quella categoria unita alla zona di riferimento, fa schizzare il valore delle case di San Saba.

Prezzi inaccessibili

Anche a prescindere dal ricorso alle aste, finora riservate agli immobili vuoti, resta il tema di una vendita che non è alla portata degli attuali abitanti. “Ma non abbiamo la possibilità di comprare questi appartamenti ai prezzi fissati dall’osservatorio del mercato immobiliare. Perché abbiamo stimato che servirebbero almeno 400-500mila euro, troppi per chi, come noi, abita in un alloggio popolare”.

No ai trasferimenti

Altro aspetto che un futuro piano di vendita dovrebbe prendere in considerazione, è quello della mobilità. Nessuna famiglia che non sia in grado di acquistare, secondo la Rete comune degli inquilini di San Saba, dovrebbe essere trasferita in altre zone della città. La cessione degli alloggi, quindi, dovrebbe avvenire solo dei residenti interessati ad acquistarli. “Perchè noi qui siamo cresciuti e qui vogliamo restare” si sente ripetere tra le strada del rione. Come del resto lo striscione, appeso davanti il giardino di piazza Bernini, lasciava già intuire.

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