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Tor Sapienza Tor Sapienza / Viale Giorgio Morandi

L'ombra della Cupola dietro la rivolta di Tor Sapienza

Il sospetto che ad armare le violenze contro i rifugiati ci sia la mano di Buzzi e Carminati si fa sempre più fondato. Ecco perché

"Sono arrivati con i caschi, coi cappucci, coi bastoni, coi coltelli...non è gente di qua, questi vogliono il morto, è solo la prima miccia. Hanno attaccato il nemico che c'avevano più vicino, quello più debole". 

A Tor Sapienza erano i giorni della rivolta contro i rifugiati, delle sassaiole e delle bombe carta. In quei giorni concitati un abitante del quartiere rivelava alla trasmissione Piazza Pulita i retroscena delle violenze: "Qui non c'è niente di casuale, ci sono facce ben note". Niente di casuale. Indiscrezioni che alla luce di quanto sta emergendo con l’inchiesta di Mafia Capitale, acquistano una luce sempre più sinistra; e il sospetto che ad armare la rivolta ci fosse la mano della Cupola di Buzzi e Carminati si fa sempre più fondato. 

Così infatti Gabriella Errico, presidente della cooperativa sociale "Un sorriso", racconta a Carlo Bonini di Repubblica i giorni dell’assedio al centro di accoglienza e la mediazione del braccio destro del nero Carminati. "Mi chiamò Buzzi. Mi disse: "Resisti, Gabriella, mi raccomando". Gli spiegai cosa stava succedendo. "Qui fuori è l'inferno. Sono fascisti, Salvatore. Gridano "Duce, Duce". Mi rispose lasciandomi di sale: "Non ti preoccupare. Ora faccio un paio di telefonate e sistemo"". 

Ma ci sono altre cose che non tornano nei fatti di Tor Sapienza. Ad esempio la contestazione nei confronti di un cronista del Tempo che per primo aveva parlato di infiltrazioni di elementi dell’eversione nera. I manifestanti in quei giorni lo ripetevano come un mantra. "Nessun fascista, è una rivolta di popolo". Ma di notte, a telecamere spente, i modi erano quelli della guerriglia. Bombe carta, molotov, sassaiole: squadre attrezzate per colpire e non lasciare traccia.

Una rivolta mirata contro una sola struttura: sì, c’era anche chi parlava di altre emergenze, ma di notte le pietre cadevano contro il palazzone di viale Morandi. Un centro, uno dei pochi a Roma, non gestito da Buzzi e soci, sebbene il capo della 29 giugno, proprio nei giorni seguenti ai disordini millantasse, riferendosi alla cooperativa rivale: "Ce l’ho in pancia". 

Quella protesta violenta non fu condivisa da tutti a Tor Sapienza. Il comitato di quartiere fu il primo a condannare la sassaiola di viale Morandi. Ed è inutile dire che la rabbia di chi è sceso in strada nasce da disagi reali, da anni di inazione e di problemi sociali scaricati sulle periferie. Ma è anche lecito sospettare che le azioni di vera e propria guerriglia abbiano ben altri mandanti. 

Racconta ancora la fonte di Piazza Pulita all'indomani degli scontri: "C'è una regia dietro, li ho visti co' li occhi mia. Sono arrivati qui e hanno cominciato a istruire, hanno preparato tutto... li ho sentiti con le mie orecchie dire alle donne di parlare di 'sti tentati stupri, di 'sti furti, di calcare la mano, di fare più pesante quella che è la situazione reale. Sono dieci giorni che vengono qua, noi c'avemo paura, noi dietro le finestre li vedevamo, ci veniva da piangere". 

E poi ci sono quelle frasi, diventate emblematiche, proferite dal Buzzi: "Tu c’hai idea di quanto ci guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende de meno". Gli inquirenti lo hanno chiamato "sistema Odevaine". E' l’ex vicecapo di Gabinetto di Veltroni a spiegare il perché: "I posti Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr) che si destinano ai comuni in giro per l'Italia fanno riferimento a una tabella tanti abitanti tanti posti Sprar... per quella  norma a Roma toccherebbero 250 posti... che è un assurdo... pochissimo per Roma, no?... allora... una mia... un mio intervento al ministero ha fatto in modo che... lo Sprar a Roma... fosse portato a 2.500 per cui si sono presentati per 2.500 posti... di cui loro... secondo me ce n'hanno almeno un migliaio".  

Tanti soldi, ma forse alla Cupola non bastavano. E dove non si riuscivano le tangenti provvedevano le bombe carta. Sono solo ipotesi, ma a ricomporre il puzzle sono troppe le cose che non tornano. D’altra parte lo diceva lo stesso Buzzi: "La politica è una cosa, gli affari sono un’altra". 

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