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La protesta del Centro Carni, tra un presente di 'crisi Covid 19' e un futuro incerto

Dopo oltre due settimane di presidio gli operatori denunciano di non aver ottenuto risposte. Fronteggiano le conseguenze dell'epidemia e di un'assenza di prospettive

Dopo quindici giorni in presidio permanente e una protesta in Campidoglio per i lavoratori del Centro carni di Roma non c’è ancora nessuna risposta. “Alla nostra richiesta di incontro non si è fatto avanti nessuno”, le parole di Giancarlo Ministeri, presidente del Consorzio servizi annonari del Centro Carni. L’incontro è stato chiesto all’assessore comunale al Commercio, Carlo Cafarotti. C’è da parlare del futuro dell’area, “della prospettiva”, perché dopo il passo indietro rispetto al progetto edilizio elaborato dall’amministrazione di Gianni Alemanno “non è più stato deciso niente”.

Ma c’è anche da affrontare la fase attuale con l’epidemia che ha fatto sentire il suo penso anche nella struttura che sorge su viale Togliatti. Anche se il lavoro, trattandosi di settore alimentare, non si è mai fermato, le conseguenze della diffusione del Coronavirus si sono fatte sentire anche qui. “Prima di tutto le spese straordinarie per fornire a tutti i dipendenti i dispositivi di protezione individuale e poi gli affitti. I rifornitori che lavorano con i ristoranti e con i bar hanno subito una vera mazzata solo chi segue macellerie e supermercati è riuscito a difendersi”, continua. “Nonostante il centro sia comunale, però, nessuno ha risposto alle nostre richieste”.

Il video - Operatori in presidio permanente

La preoccupazione maggiore riguarda però il futuro dell’impianto e dei suoi circa mille dipendenti. “Ci sono spazi enormi che non vengono affittati, anche se ci sono aziende che vorrebbero utilizzarli e portare all’interno della struttura ulteriore lavoro”, racconta Ministeri. “Ci sono operatori che sarebbero pronti a investire milioni di euro per attrezzature e adeguamenti ma senza una prospettiva è tutto fermo”.

Il destino dei 23 ettari della struttura dove si lavora la carne destinata al mercato romano è in bilico ormai da dieci anni. Il quadro è cambiato nel 2010 quando la Giunta Alemanno ha dato il via libera a un programma che prevedeva la delocalizzazione delle attività per lasciare spazio a un piano edilizio da 2mila appartamenti. Una valorizzazione economica dell’area posta a garanzia di un prestito bancario di circa 100 milioni di euro in favore di Ama, l’azienda capitolina che gestisce la raccolta dei rifiuti, alla quale nel frattempo era stata trasferita la proprietà con l’inserimento della struttura in un fondo immobiliare da Bnp Real Estate Sgr. Il piano edilizio, che aveva visto la netta contrarietà dei lavoratori del Centro e dei cittadini della zona, però non ha mai visto la luce.

Nel 2014 il Consiglio Comunale ha votato un ordine del giorno per vincolarne la destinazione d’uso ma l’area è sempre rimasta legata al destino di proprietà necessaria a ripianare i debiti della municipalizzata tanto che contestualmente era stata votata la delibera per la cessione. Una volta alla guida della città il M5S, da sempre molto critico verso l’operazione, istituisce una cabina di regia per decidere del futuro della struttura. Da allora molte ipotesi si sono susseguite, compresa quella di trasformare una parte dell’area in un cento di smaltimento per la strategia ‘rifiuti zero’. Ma nessun progetto ha mai preso forma nonostante nel frattempo i lavoratori abbiano presentato un progetto molto articolato finalizzato al rilancio delle attività presenti al suo interno.

Il 25 febbraio 2020 l’ultimo atto: l’Assemblea capitolina apporva un ordine del giorno proposto dalla presidente della commissione capitolina Cultura, Eleonora Guadagno, e approvato dalla maggioranza pentastellata volto a “sviluppare un progetto di valorizzazione del Centro Carni”. L’atto impegna la giunta “ad avviare una progettazione specifica sull’area che elabori un’ipotesi di valorizzazione che contempli il debito effettivo di Ama allo stato attuale ma allo stesso tempo mantenga l’esistenza delle attività lavorative del mercato presente oggi nell’area”, ha spiegato Guadagno. Ma da allora gli operatori del Centro carni non hanno più saputo nulla. Solo la cronaca è tornata a parlare del Centro Carni con la Guardia di Finanza che, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma sul possibile falso in bilancio di Ama, hanno sequestrato documenti volti a verificare l’ammontare del valore della struttura inserita nel bilancio della municipalizzata.  

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