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Primarie V municipio, Veglianti: "La mia mission è disegnare il futuro, tra giustizia sociale, ambientale e innovazione"

Intervista a Stefano Veglianti, candidato alle primarie del centrosinistra per il presidente del V municipio con #municipio5nextgeneration

Sulla missione della prossima consiliatura nel V municipio non ha dubbi: “Nei prossimi cinque anni decideremo su quali progetti concentrarsi per guardare al futuro”. La sua candidatura? “Questo è un progetto politico attorno al quale costruire un soggetto politico”. Stefano Veglianti, consigliere municipale di sinistra per Roma, ex assessore ai Lavori pubblici nella giunta di centrosinistra di Palmieri, candidato alle primarie del centrosinistra per la selezione del presidente del V municipio, ha raccontato a Romatoday il suo progetto per il territorio. 

Quali sono i temi più urgenti che il prossimo presidente del V municipio dovrà affrontare?

La prossima consiliatura dovrà puntare su una visione strategica e di lunga durata. Sarà la consiliatura del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), elemento che dà forza alla candidatura di Gualtieri a sindaco di Roma. Nei prossimi cinque anni decideremo su quali progetti concentrarsi per produrre il massimo in termini di giustizia sociale, redistribuzione ma anche innovazione, elemento su cui Roma manifesta arretratezza. Per il V municipio mi concentrerei su quei progetti che possono promuovere il territorio a livello cittadino.

Può farci qualche esempio? 

Dall’ex Snia Viscosa al Parco di Centocelle, dal Centro carni al Parco della Serenissima o quello di Casa Calda. Questi sono alcuni degli asset sui quali va concentrato il maggior sforzo, sia dal punto di vista progettuale sia politico, in quanto il tema della giustizia sociale si coniuga con quello della sostenibilità. Potrei citare anche la valorizzazione storico-archeologica del territorio ma il nodo è definire il ruolo che l’utilizzo di questi soldi avrà nei confronti del futuro. Sarà necessario un patto con tutte le realtà territoriali, associative e del mondo dell’impresa. La politica deve dirigere i processi e orientarli verso una città più giusta oltre che ecologicamente più sostenibile.

La tutela del verde sarà quindi centrale?

Il programma va costruito sulla base delle risorse del territorio. Abbiamo la fortuna di avere una grande mezzaluna agricola tra il Parco della Serenissima, La Mistica e Casa Calda. Mi auspicherei un modello di agricoltura urbana e sociale con un mix di funzioni. Il Centro carni potrebbe essere collegato a questo schema, così come il recupero dell’ex Snia, che potrebbe diventare un centro di studio sulla biodiversità, portando il tema fuori dalla discussione accademica ma rendendolo occasione di lavoro e redistribuzione, non solo economica ma anche ambientale. Inoltre credo molto nell’utilizzo delle nuove tecnologie, che sarebbero utili per il monitoraggio del sottosuolo e per il sistema di raccolta delle acque. Per esempio, oggi il sistema fognario di Roma non ha più la portata di un tempo perché sulle sue pareti si è formato uno strato. So che si tratta di opere che appaiono inutili, perché portano poca visibilità, ma manutenere il sistema idraulico e garantire a tutti i cittadini un regolare imbocco in fogna, senza percolazioni e smottamenti, significa in prospettiva risparmiare una mare di soldi e avere una città vivibile. 

La voragine che si è aperta a inizio giugno in via Zenodossio ha fatto tornare in cima alla lista delle urgenze il dissesto idrogeologico del territorio. Cosa potrà fare la prossima amministrazione?

Me ne ero già occupato da assessore. Serve una mappatura per individuare le zone a maggior rischio così da programmare ed efficientare la spesa. Vanno poi installati dei sensori per monitorare in tempo reale se quella cavità o quel reticolo di galleria è in fase dinamica e può crollare. In questo modo è possibile intervenire prima. Allo stesso tempo va predisposto un piano di investimenti pluriennali per consolidare il sottosuolo con maggiore fragilità. Correre dietro alle voragini rischia di far spendere più soldi. Infine lavorerei a una riforma del fascicolo dei fabbricati per imporre a tutti i condomini la verifica della tenuta idraulica dell’imbocco in fogna. Basta installare un sensore per monitorare se tutto funziona come dovrebbe. A riguardo mi piacerebbe aggiungere una considerazione.

Quale?

La smart city va vista anche come occasione di democrazia diretta, partecipata e consapevole. Monitorare l’inquinamento dell’acqua, della terra e dell’aria permetterebbe di rendere evidente, attraverso l’analisi di una serie di indicatori, l’impatto di alcune scelte amministrative. Si potrebbero stimolare comportamenti virtuosi e premiarli, non solo da parte delle amministrazioni ma anche dei cittadini e delle aziende che operano sul territorio. 

Un ultima domanda sul tema del verde. Gli abitanti chiedono l’esproprio dell’ex Snia per farci un parco archeologico e naturalistico tutelato come monumento naturale. È d’accordo?

Sono d’accordo con l’esproprio, è evidente che quell’area continua a stimolare gli appetiti privati. In quanto alla riforestazione starei molto attento a scegliere specie arboree il più possibile rispettose di ciò che già è cresciuto. Sono anche per l’abbattimento dei manufatti più danneggiati, ma in quelli migliori si potrebbe creare un centro di monitoraggio della biodiversità. Lo immagino a direzione pubblica, in collaborazione con l’università. Il tema del bilancio ecologico della città potrebbe diventare un elemento che contraddistingue questo territorio. Potremmo diventare un municipio green: agricoltura, biodiversità, natura, archeologia. Sarebbe un grande vettore di sviluppo e di redistribuzione, non solo di ricchezza materiale ma anche immateriale. Ricordo che il tema della redistribuzione, in un municipio che presenta i redditi pro capite più bassi di Roma, è centrale.

È già passato alla prossima domanda. Cosa può fare un municipio per ridurre la povertà?

È una questione che va messa a fuoco: il tema delle disuguaglianze incrocia anche altri due livelli. Quello delle disuguaglianze di genere: il tasso di occupazione maschile è superiore a quello femminile, nonostante le donne conseguano titoli di studio più elevati. Quello delle disuguaglianze generazionali: nel V municipio si sono trasferite numerose famiglie e la metro C ha reso le scuole del territorio un punto di riferimento per tutto il quadrante est. Penso che il patrimonio del V municipio dovrebbe diventare uno strumento di riscatto per i giovani. Per questo abbiamo lanciato la piattaforma Next Generation V Municipio. Puntiamo a diventare coloro che, più di altri, hanno lo sguardo rivolto al futuro. 

Capitolo rifiuti. Non sono una competenza diretta del municipio, ma avete delle proposte per migliorare una situazione che, ad oggi, si presenta disastrosa? 

Vanno rafforzati strumenti già esistenti: nuovi centri di raccolta così da gestire in modo opportuno questa quota di rifiuti. Poi dovrebbero essere prese in considerazione forme di autogestione di alcuni servizi. Credo molto nelle ‘comunità energetiche’ (un insieme di persone che condividono energia prodotta da fonti rinnovabili e pulite, ndr) che potrebbero gestire una parte del ciclo dei rifiuti. Inoltre dovrebbero essere installati dei cassonetti intelligenti, per ottimizzare il giro della raccolta. Infine, costruire patti civici con associazioni, commercianti, comitati di quartiere. Petroselli diceva: “Roma non è sporca, la sporcano”. Ecco, dobbiamo fare in modo che non la sporchino. 

Questo territorio viene spesso raccontato attraverso i suoi problemi. Quali sono, secondo lei, le risorse di questo municipio?

Il V municipio ha un buon livello di trasporto pubblico: le due ferrovie urbane, la metro C, la tramvia, la ferrovia Casilina. Un modello di mobilità strategico va ricercato nell’intermodalità con un sistema cliclabile. Altri elementi: questo è il secondo municipio di Roma per preesistenze archeologiche, ma potrei citare anche la storia in relazione alle vicende della resistenza e i film girati in tempo di neorealismo. Altro grande vettore è la presenza del teatro dell’opera: una delle prime cose di cui mi occuperei da presidente è fare in modo che i laboratori e le scuole di formazione del teatro dell’opera diventino realtà e un grande vettore di riqualificazione. La zona di via Palmiro Togliatti è oggi una delle più sofferenti del territorio, insieme a Tor Sapienza a causa dei roghi tossici. Sono convinto che queste ferite si sanano solo se costruiamo politiche rigenerative. 

Cosa rappresenta la sua candidatura nell’arco delle primarie del centrosinistra per il candidato presidente del V municipio?

Mi vedo come un allenatore di una squadra. Sarei il presidente di una stagione che non potrà cambiare tutto in cinque anni ma vorrei creare i presupposti per una nuova fase in città prendendo dalle esperienze locali più innovatrici. Questo è un progetto politico attorno al quale costruire un soggetto politico. Nei nostri quartieri ci sono tante risorse intellettuali innovative che, a mio parere, sono di per sé soggettività politiche. Una volta venivano chiamati soggetti di trasformazione. Non voglio collegare questa dimensione civica a una formula elettorale ma a una soggettività politica. C’è un potenziale rigenerativo straordinario in città e ha che fare con la dimensione giovanile. La politica si misura sulla prospettiva e i giovani hanno una capacità di immaginazione più lunga. 

Come giudica l’operato dell’amministrazione Boccuzzi? Tiene aperta la possibilità alla convergenza con il M5S al ballottaggio?

Non ho mai demonizzato il M5S, nato da una frattura tra politica e società della quale ha responsabilità anche il campo progressista e il centrosinistra. A Roma la vicenda di Marino ha prodotto una separazione tra il popolo e la politica romana. Il popolo ha votato il M5S e siccome il popolo è sovrano noi dobbiamo analizzare questo dato. Si possono perdere le elezioni ma non sbagliare l’analisi delle sconfitte. Il legame con i cittadini va ricostruito anche all’interno di una possibile esperienza di governo che prevede un patto tra contendenti qualora al secondo turno ci siano le condizioni. Altro punto di contatto sono i temi dell’ambiente, della sostenibilità e della trasparenza, anche se sono molto critico sugli strumenti che utilizzano. Sono invece in disaccordo sulla demonizzazione dei dipendenti pubblici. La prima delle riforma da attuare è proprio quella della macchina capitolina per rendere i procedimenti più trasparenti ed efficaci. Valorizzare i dipendenti fa da moltiplicatore dei soldi investiti per i progetti. 

Un giudizio su Boccuzzi?

Alcuni dei suoi assessori si sono dimostrati capaci e hanno costruito una relazione costruttiva con l’opposizione. Il presidente, invece, è l’elemento più arretrato: non è riuscito a intessere un rapporto costruttivo con la macchina amministrativa, quella a cui ti devi rivolgere per ottenere risultati. Al contrario, dei buoni dipendenti comunali possono produrre un valore aggiunto che può diventare decisivo. Boccuzzi ha mancato un’occasione. Ha vinto con un risultato straordinario e aveva tutte le condizioni per imprimere un cambiamento positivo ma ha mancato l’obiettivo. Poi, se al secondo turno si farà l’accordo con il M5S, io lo vedrei positivamente.

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