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Centocelle Tor Pignattara / Piazza dei Geografi, 15

Le voragini svelano un labirinto di gallerie nascoste dai palazzi

Gran parte del V Municipio poggia su un dedalo di cavità, scoperte soltanto quando la volta cede e si spalanca una voragine

Dicembre 2020. In via di Tor de’ Schiavi, in uno dei viali d'accesso al comprensorio di Ater, si apre una voragine causata da una perdita idrica. Quello che sembrava un "banale" guasto, un episodio come tanti si verificano nella Capitale, si è rivelato però molto più complesso di quanto tutti si aspettavano, dai vigili del fuoco al Municipio sino alla protezione civile.

Da quella voragine è emersa infatti una cavità sotterranea che si è poi tramutata in una rete di gallerie estese per almeno 15 chilometri quadrati, una stima tra l’altro al ribasso. Un labirinto sotterraneo di cui ancora oggi non si conosce esattamente l’ampiezza, in alcuni casi ad alto rischio cedimento. E il problema non riguarda solo Tor de' Schiavi.

Il suolo del V municipio, da Centocelle al Pigneto, passando per Torpignattara e tutto il suo dedalo di vie, è un labirinto di cavità in cui si nascondono rovine risalenti all'epoca romana che "sbucano" fuori con lo stesso copione: la voragine, lo scavo e il ritrovamento. È successo a Tor de' Schiavi, e così è successo nella zona del parco Almagià: via Maggi, via Ruga, via Bufalini, via di San Barnaba, via Zurla, via Casilina all’altezza di via Vibio Sequestre, via Filarete, via Dulceri, via Alessi, via Columella, solo alcune delle strade in cui sono comparse le transenne e vi sono rimaste perché la situazione sottoterra è molto più complessa di quanto ci si aspettasse. 

"La nostra zona ha un sottosuolo fragilissimo, le voragini che si sono aperte in diverse strade lo dimostrano - spiega a RomaToday Alessandra D'Angelo, portavoce del Comitato Torpigneto Almagià - In passato abbiamo chiesto più volte di mappare il territorio e di metterlo in sicurezza, e oggi ci ritroviamo tra l'altro con molte strade chiuse e transennate e una concentrazione di traffico, anche di camion e mezzi pesanti, su strade che sono potenzialmente a rischio cedimento". 

Catacombe, camere di sepoltura e cave di tufo 

Il comitato nel corso degli anni si è fatto portavoce dei timori e delle preoccupazioni dei cittadini, avviando anche una serie di interlocuzioni con il Municipio e con chi, di legislatura in legislatura, lo ha diretto. L'assessora Maura Lostia è la persona che, sotto la direzione del presidente Mauro Caliste, oggi si occupa dei lavori pubblici e quindi del problema cavità. Ed è lei a confermarci che “il nostro Municipio è quello che registra più eventi di questo tipo in tutta Roma, ed è per monitorare costantemente il territorio che abbiamo istituito un tavolo di coordinamento con la Protezione Civile e i dipartimenti di Roma Capitale. I dipartimenti hanno sviluppato una mappa delle cavità partendo dalle voragini che già si sono aperte".

La presenza di così tante gallerie e cavità è in facilmente spiegabile. Il suolo su cui poggia il V Municipio è vulcanico e contiene tufo e pozzolana, materiali utilizzati nell'antichità per le costruzioni. Sottoterra ci sono quindi cave e gallerie per accedervi e trasportare gli attrezzi di scavo, cui si aggiunge ciò che ci si aspetta di trovare sotto l'asfalto della Città Eterna: catacombe, luoghi di culto e sepoltura, camere nascoste contenenti reperti. 

Al Pigneto, per esempio, sotto una voragine ne è stata trovata una con delle anfore, e in quel caso è intervenuta la Sovrintendenza per disporre come trattare il ritrovamento e come mettere in sicurezza la buca. Ci sono poi le catacombe di San Marcellino, trasformate in attrazione turistica, e le altre catacombe trovate sempre intorno al parco Amalgià. Scavando a viale della Serenissima, Italgas ha trovato delle urne cinerarie: "Il nostro territorio era una delle vie di accesso al centro di Roma in epoca romana - conferma Lostia - qui si sviluppava una serie di attività, tra cui la destinazione di porzioni di suolo dedicate ai defunti".

Gli accessi alle gallerie murate dalle fondamenta dei palazzi

“Di gallerie sotto il V Municipio ce n’è un’infinità, e mano a mano che vengono alla luce vengono mappate - prosegue Lostia - Il problema è che durante l’urbanizzazione queste gallerie sono state interrotte dalle fondamenta dei palazzi e oggi non si può accedere per metterle in sicurezza. Per questo stiamo cercando di farci dare indicazioni su eventuali accessi all’interno dei cortili privati dei palazzi. Sappiamo che ce ne sono, ma non dove sono, e saperlo ci permetterebbe di mappare i pezzi che ci mancano. Avere queste informazioni è importantissimo”.

In assenza di segnalazioni le scoperte si fanno con le segnalazioni e le richieste di intervento. Infiltrazioni, rotture di tubature e sversamenti, che nella Capitale sono all'ordine del giorno, indeboliscono la volta delle gallerie, e nella maggioranza dei casi l'intervento di consolidamento avviene quando è già troppo tardi, e cioè quando la voragine si è ormai spalancata. Sapere con esattezza che cosa calpestano i cittadini ogni giorno - e su cosa transitano quotidianamente auto e mezzi pesanti, come hanno fatto notare i comitati di Torpignattara e Pigneto - è fondamentale per agire prima che si verifichino problemi.

Sino a oggi si è lavorato più di risoluzione che di prevenzione, riscontrando la voragine e ciò che ha portato alla luce, transennando e avviando l'iter per la messa in sicurezza (Sovrintendenza permettendo) con Protezione Civile, vigili del fuoco, tecnici e speleologi. A questo si aggiunge una direttiva di giunta relativa alle operazioni edili sotto i 3mila metri cubi: chi demolisce o costruisce nei quadranti in cui ci sono gallerie deve condurre indagini geologiche e occuparsi di eventuali riempimenti. Procede poi la mappatura con il dipartimento Pau-Simu e le associazioni di speleologi di Roma per individuare le vie in cui è necessario procedere d'urgenza con i consolidamenti.

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