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Centocelle Centocelle / Via dei Gladioli

Centocelle, ok del Tar alla riapertura della moschea: "Nessun abuso"

I giudici accolgono il ricorso. Una sentenza che potrebbe fare da precedente, e ripercuotersi anche sulla serie di sequestri effettuati in autunno sulle "finte moschee" di Roma est

La moschea di via Gladioli non è abusiva. I musulmani del quartiere possono tornare a pregare. I giudici del Tar del Lazio hanno dato l'ok alla riapertura del seminterrato di Centocelle, adibito a luogo di culto. A fine settembre scorso il sequestro da parte dei vigili urbani per dei lavori effettuati con cambio di destinazione d'uso da commerciale a luogo di culto. Tutto regolare invece per i giudici del Tribunale amministrativo che hanno accolto il ricorso presentato dagli avvocati di Progetto Diritti, Maria Rosaria Damizia e Mario Angelelli, con l'avvocata Tamara D'Agostini in rappresentanza di "Bangladesh Italia onlus". 

"Incomprensibili le ragioni che hanno condotto al rigetto della denuncia di inizio attività in sanatoria […] non si comprende, pertanto, la ragione per cui il cambio di destinazione d’uso richiesto sarebbe incompatibile con la normativa urbanistica richiamata". Così il Tar nella Camera di consiglio del 18 gennaio scorso. Il cambio di destinazione d'uso per il seminterrato di circa 310 metri quadrati era stato chiesto il 13 settembre, con opere di demolizione e ricostruzione dei servizi igienici, suddivisione interna in una sala principale ampia per la preghiera degli uomini, una piccola sala secondaria per la preghiera delle donne, una vasca di purificazione, un ufficio per imam. Il 22 settembre i sigilli e oggi il pronunciamento che ribalta tutto.

Una sentenza che potrebbe fare da precedente, e ripercuotersi anche sulla serie di sequestri effettuati tra giugno e novembre sulle "finte moschee" di Roma est. Da via del Parlatore a via delle Celidonie sempre a Centocelle a via Romeo a Tor Vergata, negli ultimi mesi la stretta della Polizia Locale sui centri islamici trasformati in sale preghiera ha portato la comunità più volte in piazza con preghiere di protesta il venerdì. La richiesta? Rispettare il diritto alla libertà di culto sancito dalla Costituzione, fornendo luoghi di preghiera se quelli realizzati "fai da te" non sono giudicati idonei. La sentenza del Tar però potrebbe cambiare le cose.

A commentare la notizia il consigliere di Fratelli d'Italia, Francesco Figliomeni. "Il dubbio è che altri luoghi sequestrati in maniera analoga possano rivelarsi inefficaci. Considerato che la libertà di culto non è assolutamente in discussione, va approvata in merito una legge che regoli una materia così delicata, che preveda preghiere in italiano, un albo degli Imam, la tracciabilità delle risorse economiche verso le associazioni, proposte prese in esame anche da un tavolo di confronto di poco tempo fa tra Viminale e comunità islamiche. Chiediamo che sulla complessa materia l'Amministrazione comunale non continui nella sua latitanza e si faccia promotrice di una urgente iniziativa a tutela degli interessi della cittadinanza residente". 

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