Addio al Cinema Oriente cantato da Baglioni. Al suo posto appartamenti
La struttura, famosa tra gli anni '50 e gli anni '70, sarà demolita per lasciare spazio a un nuovo complesso di edilizia residenziale
“Libertà mia sola amica, quando avevo tutto e niente, e credevo che la gente, fosse tutta amica mia, un pomeriggio al cine Oriente, e la notte da Maria”. Così cantava nel 1972 un giovanissimo Claudio Baglioni, rendendo immortale con i suoi versi un luogo che per intere generazioni di romani ha rappresentato un simbolo: il cinema Oriente, appunto, all’Alessandrino.
La storia
Attivo tra gli anni ’50 e gli anni ’70, il cinema sorgeva in via della Bella Villa, e per un periodo è stato anche sala da ballo prima di venire chiuso definitivamente. Una struttura imponente che dopo la chiusura è rimasta per lunghi anni a languire, lasciando che degrado e abbandono si accumulassero. Una condizione che ha spinto la proprietà a optare per la demolizione.
Cosa al suo posto
I lavori, affidati alla Tanningher, sono iniziati i primi giorni di novembre, e a inizio dicembre sono entrati nel vivo: l’obiettivo è concluderli nel minor tempo possibile, per poi lasciare spazio alla costruzione di nuovi appartamenti. Al posto del Cinema Oriente sorgerà dunque un complesso di edilizia residenziale, per cui è già stata emessa autorizzazione alla costruzione.
Un simbolo del quartiere
Una notizia che ha inevitabilmente provocato un pizzico di tristezza in chi, almeno una volta nella vita, si è seduto sulle poltrone dell’Oriente, Baglioni compreso, e che riaccende un faro sulle decine di cinema di quartiere diventati luoghi fantasma o convertiti in attività che poco o nulla hanno a che fare con la cultura. Come emerso dalla mappatura ‘Nuovi cinema (in) Paradiso’, condotta dall’associazione Dire Fare Cambiare (e spiegato in modo approfondito anche da Dossier) a oggi sono 102 le sale definitivamente chiuse. Di queste, 43 risultano abbandonati o dismessi, 53 sono stati trasformati in sale bingo, negozi o supermercati, mentre solo in 5 casi sono stati riaperti, su iniziativa di privati, come luoghi culturali con valenza sociale.