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Acqua all'arsenico, il Tar ha deciso: "I cittadini vanno risarciti"

Era stato il caso mediatico del 2010: l'acqua all'arsenico in molti comuni del Lazio in cui spiccava il Comune di Velletri per i valori negativi. Il ricorso del Codacons al Tar ha dato un esito sorprendente: i cittadini vanno risarciti

E' una sentenza storica quella emessa dal TAR del Lazio sul ricorso presentato dal Codacons contro i ministeri della Salute e dell'ambiente e delle amministrazioni regionali tra cui il Lazio e alcune amministrazioni comunali tra cui il Comune di Velletri per l'emergenza dell'acqua all'arsenico.

Il collegio dei giudici ha sancito che i cittadini colpiti dalla emergenza arsenico dovranno essere risarciti: per settimane la loro acqua non è stata potabile e utilizzabile, ma continuavano in ogni caso a pagare regolarmente la tariffa idrica.

Proprio su questo aspetto si concentra la sentenza del Tar in cui si legge che secondo la normativa nazionale e comunitaria emerge chiaramente che la tariffa per l’utenza di un servizio pubblico locale di rilevanza economica viene fissata sulla base del servizio effettivamente fornito al singolo utente.

Quindi se il servizio è gestito in condizioni non concorrenziali e non consente la scelta dei consumatori fra fornitori diversi, come avviene per il servizio idrico, la tariffa non può essere  parametrata solamente ai costi e agli investimenti senza prendere in considerazione l' effettiva adeguatezza e qualità del servizio fornito e utilizzato dai consumatori.

In tutto questo i Comuni, seppur a loro volta vittime dei comportamenti inadempienti di Stato e Regioni, devono provvedere ad abbassare le tariffe dell'acqua, sia quale indennizzo tardivo dell'inadempimento di erogazione degli anni pregressi, sia come minor compenso di un minor servizio erogato dove il problema non è stato rimosso e l'acqua non è ancora potabile.

“Si tratta di una vittoria importantissima – ha dichiarato il presidente del Codacons Carlo Rienzi – perché pone termine alla impunità di Regioni e Ministeri che per non spendere i soldi stanziati o non sapendoli spendere hanno tenuto la popolazione in condizioni di degrado e di rischio di avvelenamento da arsenico. Ora i singoli presidenti delle Regioni e i singoli Ministri dell’Ambiente e della Salute succedutisi negli ultimi anni, quando promettevano all’Europa bonifiche delle falde in cambio di aumento dei limiti di presenza del metallo velenoso nelle acque, dovranno essere perseguiti dalla Corte dei Conti per rimborsare l’erario dei soldi che dovranno risarcire agli utenti”.

La pubblica amministrazione è quindi colpevole in questo caso in quanto non ha garantito un diritto costituzionalmente garantito quale il diritto alla salute, il prossimo passo giudiziario sarà, come indicato dal Tar, contro gli Ato di appartenenza per chiedere un ribasso immediato delle tariffe a la restituzione di quelle versate per avere in cambio acqua all'arsenico


 

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