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Venerdì, 19 Aprile 2024
Albano Albano Laziale / Piazza Salvatore Fagiolo

Albano: la toponomastica della Resistenza

Vicoli, larghi, piazze e vie ricordano ai cittadini di Albano il ruolo avuto durante la Resistenza partigiana e nella lotta contro il regime nazifascista

Ieri quasi uno scherzo beffardo del destino: davanti alla via dedicata al giovane martire delle Fosse Ardeatine, Marco Moscati, è passata la bara del suo assassino, il generale delle SS Erich Priebke che nel suo tragitto verso il convento dei Lefebvriani ha attraversato strade e piazze che portano il nome di chi il nazifascismo lo ha combattuto per riportarci la democrazia.

Recenti studi affermano che la toponomastica sia un bene comune che costituisce "un'imprescindibile valenza storica e linguistica" con un legame tra paesaggio e storia. Volendo trasferire questa definizione data dall'Ordine degli architetti nel territorio di Albano allora ogni via e angolo parla di Resistenza e di partigiani ed è per questo che l'arrivo del feretro del criminale di guerra è stato uno scempio, fango gettato sulla medaglia d'argento conferita alla città per la sua battaglia partigiana.

Tutti i viali della Villa Comunale portano il nome di un partigiano o di chi si è battuto in guerra: Severino Spaccatrosi partigiano, uomo simbolo della storia di Albano e storico esponente del Partito comunista, Enrico Zampa combattente nella storica battaglia di Cefalona, Nilo Tamburri e Santino Bomprezzo entrambi caduti dell'esercito italiano nella resistenza.

Albano: le vie della Resistenza

Poi risalendo verso il centro si incontra Piazza Salvatore Fagiolo, dedicata al giovane partigiano nato ad Albano nel 1923. Quando aveva 21 anni cercò di entrare nella squadra dei partigiani dei Castelli Romani, ma era troppo giovane. Salvatore però voleva a tutti i costi partecipare alla lotta di Liberazione e quindi un giorno, con due suoi amici, fece prigioniero un soldato tedesco per ucciderlo. Al momento di sparare, però, la pistola si inceppò e il tedesco si diede alla fuga. Pochi giorni dopo Salvatore fu arrestato, processato e condannato a morte. L'8 maggio fu condotto a Forte Bravetta e ucciso.

Poco più avanti ci si imbatte in Largo Marco Moscati, il giovane che per anni è stato il sarcofago 283 nel sacrario delle fosse ardeatine e ancora il largo dedicato ai martiri del bombardamento di Propaganda Fide da parte dell'aviazione americana  in cui morirono centinaia di sfollati e civili. Vicino poi alla caserma dei carabinieri un ricordo a Vittorio Marandola che sì immolò per salvare i civili da un rappresaglia nazi-fascista.

Luoghi e nomi uniti nella storia di una città che come ha resistito durante l'occupazione nazi-fascista ha resistito anche nella giornata di ieri quando il male dell'umanità gli è ripiombato improvvisamente addosso.

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