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Venerdì, 19 Aprile 2024
Albano Albano Laziale / Via Leonardo Murialdo

Albano: Palazzo Doria-Pamphili, un bene "privato" da recuperare

Uno dei palazzi storici più importanti del centro storico di Albano abbandonato e fatiscente da tanti anni su cui però non è possibile l'intervento del Comune perché è di proprietà privata

Il centro storico è solitamente il cuore pulsante di una città: storia, tradizioni, valorizzazione, luoghi e persone si incontrano tra passato e futuro. In giro per l’Italia tanti gli esempi di piccoli centri abitati che hanno puntato tutto sul rilancio turistico ed economico proprio delle parti più antiche del loro territorio.

Nel passato anche il centro storico di Albano doveva essere il centro pulsante della città tanto che lo scrittore francese Stendhal ha immortalato nel suo romanzo “La Badessa di Castro" il racconto dell’amore tra Elena di Campireale e Giulio Branciforte che  che venne alla luce proprio  in quello che oggi è noto a tutti come il quartiere di San Paolo. Purtroppo oggi a chi capita di visitare e passeggiare per  il centro storico di Albano, però, si accorgerà subito che forse più che davanti a una valorizzazione dei vicoli caratteristici e dei quartieri più antichi della città ci si trova davanti a un quartiere abbandonato e svuotato della sua essenza.

Palazzi fatiscenti e pericolanti, abitazioni lesionate dal terremoto da più di venti anni e lasciate cadere in malora, poca cura dell’aspetto architettonico ed estetico: così in poche parole può essere descritto il quartiere che a partire da Piazza Pia sale su su tra i vicoli del tridente barocco fino al santuario di San Gaspare del Bufalo nel cuore del quartiere di San Paolo. Storie, palazzi e strade da rivalutare e da consegnare ai giovani per non lasciarli solamente agli anziani che camminano stanchi e affaticanti negli scorci e nei vicoli.

Nelle ultime settimane complice un servizio della rubrica del Tg3 Lazio Buongiorno Regione voluto dagli attivisti del Movimento 5 stelle e al loro tam tam sui social network si sono riaccesi i riflettori sullo stato di degrado di uno dei palazzi più importanti del centro storico di Albano: Palazzo Doria Pamphili, risalente ai primi decenni del 1700 composto ai tempi del suo splendore da ventisette sale utilizzate per feste e salotti culturali abbellite con oltre 700 dipinti di noti artisti dell'epoca.

Di quello sfarzo ne rimane ben poco e il palazzo è in piena decadenza e la colpa dello stato del palazzo viene, un po' per errore un po' per campagna elettorale, addebitata all'amministrazione comunale. Peccato che sulla ristrutturazione dell'edificio il comune può fare ben poco perché non è un bene pubblico, ma la proprietà è privata. Il sindaco e l'amministrazione comunale possono solo con ordinanze intimare la messa in sicurezza e il mantenimento delle elementari norme di igiene e sicurezza, ma di certo non possono decidere di far arrivare operai e architetti e far partire i lavori.

Nel biennio 1998/1999 l'allora amministrazione comunale tentò di esercitare il diritto di prelazione sull'acquisto del bene, ma le elezioni dell'anno dopo resero vano il tentativo e nel 2000 con la prima amministrazione Mattei il palazzo passò a società private che presentarono un progetto di recupero, poi mai avviato viste le difficoltà di far fruttare l'acquisto perché essendo un palazzo monumentale e storico non è possibile cambiare volumetrie ed effettuare modifiche sostanziali.

Come ben messo in luce dal Presidente del Consiglio Comunale Massimiliano Borelli attualmente la spesa di acquisto e recupero da parte del comune sarebbe insostenibile: "E' un'operazione che  tra acquisto e restauro potrebbe richiedere circa 8/10 milioni di Euro. Non abbiamo i fondi per le strade e per la manutenzione ordinaria di Villa Doria, come si pensa possano trovarsi così tante risorse?".

E' vero che l'amministrazione comunale dovrebbe metterci del suo nell'incentivare la riqualificazione del centro storico, ma è doveroso che anche il privato faccia la sua parte e compartecipi alla tutela di un bene che seppur di sua proprietà è un bene comune della città. Certo molti potrebbero adire il fatto che se non c'è ritorno economico a cosa serve restaurarlo?

Sarebbe il caso di prendere sul serio le recenti dichiarazioni del ministro dei beni culturali Dario Franceschini che ha affermato che la cultura è anche marketing e impresa e quindi una risorsa. Insomma la cultura ha anche bisogno degli investimenti privati  per inserire nel sistema economico beni altrimenti destinati al degrado, come Palazzo Doria Pamphili accerchiato da anni di inerzia del pubblico e dallo scarso spirito imprenditoriale dei privati che lo hanno acquistato.

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