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Nuove politiche per lo sport ad Albano, ne parliamo con il Consigliere Andreassi

Luca Andreassi è il delegato ai rifiuti del Comune di Albano, ma ha anche una grande passione per lo sport e per il basket in particolare. Con lui abbiamo dialogato sulle politiche sportive che dovranno essere messe in campo nei prossimi 5 anni amministrativi

Luca Andreassi è noto ad Albano per occuparsi soprattutto di "monnezza", è infatti il delegato ai rifiuti della giunta guidata da Nicola Marini, a lui si deve l'avvio della raccolta differenziata e a lui ci si rivolge in caso ci siano i cassonetti stracolmi o qualche rifiuto abbandonato in strada, ma non tutti sanno che è anche un grande amante dello sport.

Appassionato di basket da oltre venti anni segue da vicino le vicissitudini sportive della Virtus Roma, oltre a essere un ex giocatore e un appassionato di corsa e jogging.  Proprio la sua passione per lo sport lo ha spinto ad abbandonare per una volta i panni del delegato dei rifiuti e mettere quelli di un amministratore amante dello sport che pensa a nuove politiche sportive per il Comune di Albano in vista dell'inizio di una nuova fase amministrativa e della riforma del Coni che favorisce gli sport cosiddetti minori e dell'approvazione in Regione Lazio del nuovo testo unico dello sport.

Consigliere Andreassi per delineare la sua immagine di sport a livello locale parte dal livello nazionale. Cosa c'entrano gli enti locali con il Coni?

La riforma che il Coni ha approvato è un esempio sui cui binari le politiche sportive territoriali si dovranno adeguare. La Regione Lazio ad esempio sta iniziando il percorso che porterà alla stesura di un nuovo testo unico sullo sport. Ritengo che anche i Comuni, ed in primo luogo Albano, debbano cambiare la rotta delle politiche sportive, adeguandola alle odierne sfide progettuali che ci si pongono d'innanzi.

In che senso? Cosa secondo lei va cambiato rispetto alle regole attuali?

Da un lato istituendo un vero e proprio ufficio sport, con il compito specifico di assistere le società sportive in quella che sarà la sfida dei prossimi anni: quella della progettualità. Le casse comunali non possono sostenere spese importanti, ma ciò non significa che non vi siano fondi da reperire, a partire da quelli europei per finire alla Regione. Ecco quindi che l'ufficio sport, oltre che vigilare sul corretto decorrere delle attività sportive locali, lo vedo come un partner indispensabile per quelle società che, singolarmente o in gruppi, vogliano presentare un progetto capace di attrarre risorse economiche od essere informate sulle opportunità che le Istituzioni offrono loro.

Attualmente non ci sono regole, ed il principale cambiamento che va assolutamente introdotto è proprio la stesura di un regolamento da parte della Polisportiva Comunale, che regolamenti in maniera chiara e meritocratica la vita sportiva quotidiana. Mi riferisco ad esempio all'istituzione di principi che regolino le concessioni delle ore nelle palestre alle società, distribuite in base a criteri condivisi e non più in base alla discrezionalità del momento o delle persone. Penso ad esempio a concessioni rinnovabili annualmente.

Parla di palestre, non crede che ci sia la necessità di ampliare l'attuale offerta di impianti sportivi ad Albano?

Su questo l'arretratezza del nostro comune non è di questi anni, visto che sono decenni che non si costruiscono nuove strutture. Più che alla costruzione di nuovi impianti, che sono benvenuti ovviamente, per cui quest'amministrazione si è fatta carico attraverso una programmazione che vedrà la sua concretizzazione prossimamente, credo occorra da subito efficientare  ciò che oggi esiste. Le palestre in uso alle società sono quasi esclusivamente scolastiche, e spesso si generano conflittualità, tra le società che insistono nello stesso impianto, oppure tra società sportive e dirigenza scolastica. Per ovviare a questo, ritengo vada istituito, attraverso un protocollo, un comitato permanente tra Comune, scuole, società sportive ed istituzioni sportive, che permetta a questi soggetti di comunicare tra loro in maniera regolata, snella e flessibile, permettendo di risolvere in tempi brevissimi tutte quelle piccole criticità del quotidiano che spesso sono le cause di molti problemi e frizioni tra i diversi soggetti, penalizzando i reali protagonisti dello sport, ossia i ragazzi e le loro famiglie.

In questo disegno che ruolo occuperebbe la Polisportiva Comunale?

Chi oggi come me ed altri propone una nuova visione delle politiche sportive non può che ragionare ed auspicare un superamento dei campanilismi, rivolgendosi ad un orizzonte nel quale si raggiunga l'obiettivo di una Polisportiva dei Castelli Romani. Prima che ciò avvenga però, Albano dovrà essere, nello sport come in altri ambiti, motore del cambiamento, rivedendo alla radice il ruolo e la funzione della Polisportiva. Vedo una Polisportiva erogatrice di servizi alle società, non più vista soltanto in un'ottica notarile, ma attiva, che assista tutte le società che vi si iscrivono, pagando la retta, in quei settori ove le risorse delle realtà più piccole non possono arrivare. Penso alla fornitura di un servizio di comunicazione e ufficio stampa centralizzato che la Polisportiva offra ad ogni società. Penso ad una revisione nella distribuzione delle risorse erogate allo sport da parte del Comune, anche qui, sulla base di criteri scritti e regolamentati in base alla reale attività sul territorio ed ai risultati agonistici raggiunti annualmente.

Negli ultimi anni però la Polisportiva Comunale ha intensificato le sue attività sul territorio, si pensi alla Festa dello Sport: cos'è che non va?

La Festa dello Sport è una ottima iniziativa, ma ad oggi il mondo dello sport non ha bisogno di eventi fini a se stessi, ma di un sistema integrato e sinergico di iniziative, eventi e tornei che, durante tutti i 12 mesi dell'anno, riesca ad attrarre risorse economiche private, interloquendo con le imprese e attraendo investimenti privati".

Mi viene in mente il turismo ad esempio. Con eventi spot non si attraggono persone, nè tantomeno risorse. Al contrario, organizzando un percorso fatto di attività agonistiche, affiancato da iniziative di vario genere, quanto più possibili popolari, attorno allo sport si genererebbe un modello di sviluppo economico virtuoso e socialmente giusto. Non invento nulla, tanto che in alcune aree d'Italia ciò che dico è già in uso e sperimentato da anni con profitto. Penso ad alcune zone dell'Emilia Romagna ad esempio.

Lo scorso giugno ho partecipato ad un convegno a Palazzo Savelli dove fu lanciata l'idea di celebrare una sorta di "Giochi dei Castelli Romani", io le chiamerei "Castelliadi": ecco io penso che al posto, o accanto,  alla festa dello sport, eventi come i "Giochi" possano essere un vero detonatore turistico e sociale. Penso altresì al coinvolgimento delle palestre private, ai centri ed ai circoli sportivi esistenti, per lanciare l'idea della Palestra Sociale che, regolamentando la concessione dei parchi pubblici e delle Ville Comunali ai privati, permetta di produrre ricchezza valorizzando le nostre aree verdi, riconsegnandole ai cittadini ed alla vita.

Ci può spiegare meglio cosa intende per Palestra Sociale?

I Comuni per scarsità di risorse fanno sempre più fatica a curare i propri spazi verdi. Molte sono le polemiche, spesso strumentali, sull'incuria ed il degrado nelle aree verdi esistenti. Per combattere il degrado e riconquistare territorio alla vita sociale credo che lo sport sia un veicolo fondamentale. Se i soggetti che ho prima citato, circoli sportivi, società, associazioni ecc, fossero invitati a presentare, tramite apposito bando pubblico, progetti per cui loro si facessero carico della gestione delle aree verdi, organizzandovi all'interno attività attrattive per i cittadini, il Comune potrebbe concedere la loro gestione temporanea attraverso apposito protocollo e secondo preciso regolamento, per cui i gestori possano anche ricavare introiti dalle attività ivi svolte.

Vuole privatizzare anche le Ville Comunali?

Non si tratta di privatizzare perchè il Comune non venderebbe nulla del suo patrimonio ma semplicemente concederebbe, limitatamente ad alcuni periodi, la gestione a terzi, che si farebbero carico in primo luogo di tenere in sicurezza quelle aree. Credo ci sia differenza se due ragazzi alle dieci di sera passeggino oggi in una Villa Comunale oppure se, nella medesima Villa, gli stessi ragazzi, allo stesso orario, possano partecipare o assistere ad eventi, attività sportive, tornei e quant'altro si possa pensare. Si chiama sussidiarietà. Laddove il pubblico non riesce, per mancanza di risorse, a garantire standard adeguati di fruibilità, il privato, o il privato sociale, interviene, in sussidio appunto, garantendo standard di servizi superiori.

I gestori ricaverebbero guadagni da alcune attività collaterali come la ristorazione all'interno delle aree concesse ad esempio. Potrebbero così affiancarsi eventi ed attività gratuite ed altri invece a pagamento, alcuni aperti a tutti, altri solo agli iscritti alla società o al gestore dell'area. Questi dettagli andrebbero specificati nel protocollo d'intesa, nel bando e mediante appositi regolamenti approvati dall'amministrazione. Il risultato finale però, sarebbe quello di restituire alla città il proprio verde pubblico, sottraendolo definitivamente al degrado, farlo all'insegna dei valori dello sport, attivare un circuito virtuoso, anche economico, capace di produrre ricchezza e posti di lavoro.

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