Il futuro incerto di Bastogi, il più grande residence per l’emergenza abitativa di Roma
La gestione dell’ex residence per le emergenze abitative spetta dal 1989 al Comune, il risultato è un rimpallo tra municipio e Campidoglio che lascia da 30 anni soli gli abitanti
Un quartiere così complesso, che su Bastogi persino il Municipio XIII preferisce soprassedere: “È competenza comunale”, spiega la presidente Sabrina Giuseppetti. È ciò che arriva dall’aula consiliare di via Aurelia, riunita per un’intera settimana dal 22 al 26 novembre, per definire le linee programmatiche su cui intervenire nei prossimi 5 anni di mandato. E Bastogi, esempio di periferia dimenticata a Nord-Ovest di Roma, tra quelle priorità non c’è. Non è un mistero, visto che manca persino un cartello stradale a indicare l’accesso su strada, ma ora il quartiere scompare anche dalle carte municipali. “Ci siamo interessati sullo stato degli edifici durante il periodo di campagna elettorale – prosegue Giuseppetti – non è che smetteremo di attenzionare i problemi dei cittadini”.
Gli abitanti non si stupiscono nemmeno più, è così dal 1989, quando Bastogi divenne la soluzione più facile per i problemi di assistenza alloggiativa della Capitale. “Quando arrivai qui, dal Comune ci dissero che in 2-3 anni ci avrebbero trovato un’alternativa vivibile. Sono trascorsi 30 anni da allora e di promesse dai politici ne abbiamo ricevute tante, non ci stupisce ci abbiano dimenticato”, spiega il portavoce degli abitanti delle sei palazzine in zona Torrevecchia.
Tra Comune e Municipio XIII un rimpallo trentennale
Che la gestione della collinetta di Torrevecchia spetti al Campidoglio, è vero, ma è altrettanto vero che le sei palazzine acquisite dal Comune nel lontano 1989 ricadano nel Municipio XIII. La comunicazione con il dipartimento municipale da allora è rimasta sempre appesa a un filo però. Anzi, a uno sportello.
“Fino all’anno scorso potevamo contare su uno sportello cittadino per le comunicazioni con le istituzioni – racconta un abitante – Attraverso il servizio segnalavamo gli interventi di manutenzione di cui avevamo bisogno e il Municipio faceva da tramite con il Comune. Di fatto, ce la siamo cavati quasi sempre da soli”.
Quello sportello da essenziale diventa ora opzionale anche per la nuova Giunta, che non ha approvato la scorsa settimana l’emendamento presentato dal consigliere di FdI, Marco Giovagnorio. “Avevamo presentato la proposta per mantenere uno sportello civico per la manutenzione edilizia, che filtrasse le richieste degli abitanti rispetto a quel quadrante, ma è stato bocciato” - spiega il consigliere di opposizione - “Non si tratta solo di piccoli interventi come una finestra rotta, i riscaldamenti non funzionanti o le tubature che esplodono. Bastogi è il centro nevralgico del Municipio dal punto di vista sociale, da cui ripartire quando si parla di sacche di degrado e fragilità. È lì che bisogna insistere per dimostrare che il Municipio è vicino al territorio”.
Parte di quel disagio sociale dipende proprio dalla natura del progetto. Le sei palazzine che oggi compongono il complesso di Bastogi sorsero per dare una casa ai senzatetto. L'immobile, che ufficialmente non ha nemmeno destinazione d'uso abitativa, è stato inserito tra le case Erp (Edilizia residenziale pubblica), in uno dei lotti dell'Accordo quadro con cui da fine 2018 il Campidoglio si occupa della manutenzione ordinaria. Oggi Bastogi ospita centinaia di famiglie ai margini e parte della loro condizione dipende anche dall’invivibilità degli spazi, di cui si dovrebbe occupare il Comune.
Il più grande residence per l’emergenza abitativa della Capitale
Sul complesso c’erano grandi aspettative, ritenuto il più grande residence per l’emergenza abitativa di Roma. Tant’è che secondo il dossier 2005 di Romaeconomia “Abitare a Roma”, redatto da Roma Capitale e guidata allora dal Sindaco Veltroni, Bastogi era indicata come una soluzione alloggiativa sostenibile per tutta Roma. “Le famiglie ancora presenti nei residence sono 496 di cui 250/300 possono permanere con la trasformazione in abitazioni del residence Bastogi”, si legge nel dossier.
Da grandi speranze a grandi delusioni, in tutti questi anni Bastogi è caduta totalmente nella fatiscenza, strutturale e per vivibilità generale dell’area. “È una risacca di degrado sociale, bivacco e criminalità”, spiega il consigliere Giovagnorio, contestualizzando i diversi episodi di cronaca di cui Bastogi è spesso protagonista.
Unica proposta accolta nel Municipio XIII per venire incontro agli abitanti, è un emendamento marginale rispetto alla criticità decennali della zona. Un testo a firma della consigliera Caterina Monticone, Lista Civica Calenda Sindaco, volto a sollecitare gli organi capitolini al ripristino della legalità e alla manutenzione delle strutture, dove Bastogi compare tra parentesi, come un caso studio più che un obiettivo concreto della Giunta.
I problemi che vive sono più che reali però. Sulle 400 famiglie che vivono nelle sei palazzine, circa 80 nuclei ognuna, gli assegnatari regolari convivono con gli occupanti ai limiti della vivibilità. “Abbiamo tutti allacci elettrici abusivi qui, c’è gente che vive in spazi di 22 metri quadrati, al pari di una cella, come compagni di stanza blatte e topi”, spiega il portavoce degli abitanti delle sei palazzine in zona Torrevecchia..
I problemi strutturali fanno da padroni, con riscaldamenti fuori uso e continue perdite d’acqua. “Sono 4 anni che il garage perde, le tubature sono esplose a tal punto che si sta abbassando il livello stradale. Basterebbe un intervento di 50 euro sui materiali – prosegue il rappresentante degli inquilini delle sei palazzine - è vero che per stare qui non paghiamo pigione, ma davvero dobbiamo rimetterceli noi?”.
Per anni gli abitanti hanno posto questa domanda al Comune. Alla fine, senza ricevere risposta, hanno fatto da sé, come con gli allacci elettrici e gli sfalci del verde. “Una volta ci andò a fuoco il quadro elettrico, 110 persone rimasero al buio. Il Comune ci disse che ci sarebbero voluti 40 giorni per ripristinarlo”, ricorda Massimo.
Il partecipazionismo del M5s
"L'obiettivo di questa amministrazione è restituire dignità e vivibilità alla zona" diceva l’ex Sindaca di Roma Virginia Raggi, carica di buone intenzioni durante uno dei primi sopralluoghi in periferia da sindaca della Capitale.
Eppure il Comune a guida grillina aveva promesso interventi strutturali fin dal dicembre 2016. Raggi e l’ex presidente del XIII Municipio, Giuseppina Castagnetta, parlavano di 100mila euro stanziati per riparazioni sulle tubature.
Le stesse tubature che da 4 anni sgocciolano negli scantinati di Bastogi. Gli stessi problemi, la stessa Bastogi, a cambiare è solo la percezione che i residenti hanno delle istituzioni. "Sai chi c'ha offerto davvero un'alternativa qui? La produzione del film 'Come un gatto in tangenziale': ci permisero di fare le comparse e così molti di noi hanno trovato anche lavoro", ricorda un residente.