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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Marconi Marconi / Via Oderisi da Gubbio

Una targa per i cento anni di Mario Brega, icona della romanità

L'attore romano verrà omaggiato nel quartiere dove viveva. Prevista anche la presenza di Carlo Verdone

In via Oderisi da Gubbio sta per arrivare una targa commemorativa. E’ quella che sarà dedicata a Florestano “Mario” Brega  nella data in cui avrebbe festeggiato il suo centesimo compleanno.

La targa, ha fatto sapere il minisindaco del municipio XI Gianluca Lanzi, verrà posa al civico 18 di via Oderisid a Gubbio, il luogo in cui l’attore ha vissuto fino alla sua morte, sopraggiunta il 23 luglio del 1994. Alla cerimonia è annunciata anche la presenza di un altro attore che, da regista, ha contribuito a fare di Mario Brega uno dei personaggi più iconici della romanità: Carlo Verdone.

I primi anni di cinema

L’incontro con Verdone ha rappresentato un salto di qualità  nella carriera di Brega che, da attore, aveva mosso i primi passi nella seconda metà degli anni Cinquanta. Ma è dal decennio successivo quello in cui comincia ad avere più assiduità davanti alla telecamera, con film firmati da importanti registi come, per citarne alcuni, Nanni Loy (un giorno da leoni 1961)  Dino Risi (La marcia su Roma 1962 ed i Mostri 1963) ed Ettore Scola (Se permettete parliamo di amore). 

La collaborazione con Sergio Leone

Ma è soprattutto l’incontro con un trentacinquenne regista romano che diventerà decisivo per la carriera di Brega. Era quella l’età che aveva infatti, Sergio Leone, quando realizzò “Per un pugno di dollari” (1964) film in cui l’attore di Marconi ha interpretato il ruolo di Chico. Con Leone ha recitato anche altri apprezzati “spaghetti western”, vale a dire “Per qualche dollaro in più”(1965) ed “Il buono, il brutto, il cattivo” (1966) nonché l’ultimo capolavoro firmato dal regista romano, scomparso a soli 60 anni: “C’era una volta in America”, interpretando uno dei sicari alla ricerca di Robert De Niro.

I film che lo hanno reso un attore Cult

Sergio Leone è stato importante nella carriera di Brega anche perché è stato grazie a lui che ha incontrato un altro giovane regista romano: Carlo Verdone. Ed è stato proprio Verdone a far emergere l’irresistibile romanità di Mario Brega, spesso frutto di improvvisazioni regalate alla telecamera, come quando in “Un sacco bello” (1980) replicò all’accusa dell’hippy Fiorenza (Isabella De Bernardi) di essere “comunista così”. E’ stato in quegli anni che Brega è diventato ha conquistato un posto nel Pantheon della romanità, con battute rimaste impresse per generazioni, “sta mano po’ esse fero o po’ esse piuma” (Bianco Rosso e Verdone 1981) o quella sul prosciutto che è “un zucchero” e sulle olive greche  (Borotalco 1982) ora vendute nei supermercati come “le olive di Mario”. Mario Brega si è ricavato un posto speciale nel cuore dei romani e, la targa che gli verrà dedicata sabato 25 marzo alle ore 16, sarà un’occasione per testimoniarlo.
 

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