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Cercasi Roma disperatamente: gli americani portano via la romanità

Il mercato non decolla, l'incontro tra De Rossi e Sabatini, il rinnovo di contratto di Totti, l'attesa per conoscere il modo di lavorare del nuovo tecnico Rudi Garcia a meno di una settimana dal raduno della squadra

Torniamo indietro nel tempo. Estate 2011: la Roma passa dalla famiglia Sensi agli americani con il supporto di UniCredit. Thomas DiBenedetto prima e James Pallotta poi ne diventano presidenti e la nuova proprietà made in Usa dall'essere osannata, viene etichettata come quella degli 'American straccions'. Il mercato si muove, male, ma si muove. Walter Sabatini, come direttore sportivo e Franco Baldini, come direttore generale fanno acquisti, cessioni e scelte. Troppo spesso sbagliate. 

Luis Enrique è un 'progetto' mai decollato, Zdenek Zeman non ritroverà la sua 'zemanlandia' a Trigoria e Aurelio Andreazzoli porterà sempre con sè l'etichetta di aver perso, come allenatore, la finale di Coppa Italia contro la Lazio. In mezzo storie di sceicchi mai arrivati e di dirigenti, come Baldini, che hanno deciso di lasciare la Capitale italiana per andare in quella brittanica. Oltre il danno, poi, anche la beffa. Già perché proprio Baldini, da neo dg del Tottenham, ha portato a casa il centrocampista della Seleçao Paulinho, vecchio obiettivo della 'sua' Roma.

A far traboccare il vaso di Baldini, però, è stata la goccia del nuovo logo lo scorso maggio, proprio prima del derby. Il 'logo gate' ha diviso tutti. La Roma ha presentato un nuovo marchio che ai tifosi non piace. "Sembra quello delle bancarelle", dicono i romanisti. Il simbolo, nel quale compaiono sempre la Lupa Capitolina con i gemelli Romolo e Remo, "è pensato per riflettere l'essenza della Roma - orgoglio, coraggio, inventiva e passione - valori fondamentali anche della cultura romana", ribattono dalla società. Il brand è il primo posto, la squadra viene dopo. 

>> DE ROSSI GIOCA BENE SOLO IN NAZIONALE <<

In questa estate il mercato, che di solito porta sogni e illusioni, proprio non decolla. L'incontro da Daniele De Rossi, scontento di lusso, e il nuovo plenipotenziario Sabatini è pieno di punti interrogativi. Ancora più misteriosa è la data in cui Francesco Totti rinnoverà il contratto. Il tutto in attesa di conoscere il modo di lavorare di Rudi Garcia a meno di una settimana dal raduno della squadra. Già, il nuovo tecnico. La così detta "quinta scelta" è chiamata a ribaltare le sorti di quella che sembra sempre più una 'Rometta'. 

>> TOTTI PASSATO, PRESENTE O FUTURO? << 

Sulla sponda giallorossa del Tevere non mancano di certo i temi di discussione, eppure da 24 ore ce ne è uno che sovrasta tutti gli altri e che riguarda lo sfogo di Antonello Venditti sull'utilizzo dell'inno 'Roma Roma' da parte della nuova proprietà statunitense. "Sinceramente mi piacerebbe se lo togliessero, perchè non lo trovo più identificativo della Roma che conoscevo io" le parole che hanno infiammato il dibattito tra radio e social network. E proprio attraverso il proprio profilo Facebook, Venditti ha voluto precisare il senso delle sue dichiarazioni attraverso due messaggi. 

Il primo rivolto a "romani, romane, romanisti e romaniste di tutto il mondo" in cui ha voluto sottolineare come la sua fosse solo "una forte provocazione per spronare il presidente ed i dirigenti a riportare l'AS Roma alla nostra cultura, rendendola più simile nei contenuti e nei risultati alla nostra grande storia di tifo calcistico, di sportività e di amore". Il punto di vista di Venditti ha spaccato l'opinione del tifo romanista. 

>> VENDITTI: TOGLIETE IL MIO INNO <<

Una parte si è schierata dalla parte del cantautore, accusando Pallotta e il resto della dirigenza di aver cancellato dalle parti di Trigoria quel "senso di appartenenza" e quella "romanità" che da sempre sono il marchio distintivo della Roma. L'altra, invece, ha criticato l'uscita arrivando anche a ricordare come l'inno in realtà non sia stato scritto solo da Venditti, ma soprattutto da Giampiero Scalamogna (scomparso proprio il 3 luglio del 2010) e da Sergio Bardotti. 

Insomma, non esattamente la reazione che forse il cantante si aspettava di innescare. Ecco perchè ha preferito chiudere definitivamente il discorso attraverso un nuovo messaggio. "Vedo purtroppo che è impossibile parlare della Roma in maniera pura e sincera e molti di voi pensano chissà a quale affare e malaffare ci sia sotto, vi comunico che vi lascio alle vostre dietrologie e alle vostre guerre personali - l'amara considerazione di Venditti - Chi vuole capire capisca. Io sono Antonello, non ho nessun padrone e soprattutto nessuna paura di esprimere le mie idee. Dico solo Grazie e Forza Roma". 

>> I ROMANISTI: "VENDITTI VERME" <<

La Roma però sembra essere ad un bivio. Per la seconda stagione consecutiva i giallorossi sono fuori dalle coppe europee, molti giocatori sono scontenti e la piazza è stanca di aspettare. Medhi Benatia sarà il primo tassello, poi ne dovranno arrivare altri. James Pallotta, Walter Sabatini e Rudi Garcia quest'anno non posso sbagliare. 

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