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"Bevevo, fumavo e ballavo". Il calcio secondo Cicinho

Cicinho: "Se non ci fosse stato l'antidoping mi sarei drogato. Ero a pezzi, volevo lasciare il calcio". Il terzino brasiliano della Roma, almeno fino al 30 giugno, cerca riscatto

Quando arrivò a Roma fu acclamato come il nuovo Cafu: Cícero João de Cézare, noto come Cicinho, però non ha mai rispettato le aspettative. Acquistato per 9 milioni di euro dal Real Madrid, il terzino brasiliano, nella Capitale non ha mai lasciato il segno, almeno non da calciatore. In un'intervista choc alla tv brasiliano 'Esporte Fantastico' Cicinho ha confessato la sua vita, non tanto segreta.

"Mi allenavo, ma sapevo che la domenica non avrei giocato e allora quando arrivavo a casa bevevo molto e fumavo. Avevo casse di birra e altri tipi di alcol, bevevo da solo o insieme a falsi amici. Non ho preso la droga - spiega Cicinho - solo perché sapevo che c'erano i controlli anti-doping, altrimenti l'avrei fatto. Mi piaceva andare in discoteca, bevevo, fumavo e non riuscivo a fermarmi". Ha dichiarato il giocatore che, nel 2009, era stato accolto da 500 tifosi giallorossi festanti all'aeroporto di Fiumicino. Eppure, quest'anno, anche Luis Enrique gli aveva dato una chance.

Adesso però Cicinho ha cambiato vita. Il matrimonio celebrato un mese fa con Marry de Andrade lo aiutato e la Chiesa Evangelica lo ha salvato: "L'alcol è la peggior droga che esiste al mondo. Quando la Roma mi ha dato in prestito al San Paolo - rivela il giocatore - volevo abbandonare tutto e ho anche mancato di rispetto al club che mi ha fatto conoscere al mondo del calcio. Ora voglio continuare a giocare. Non sarà più nella Roma, ma il mio agente sta vedendo se in Brasile o ancora in Europa, dove io e mia moglie vorremmo continuare".
 

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