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Filippo Giannitrapani

Collaboratore Sport

Roma ha vinto, Mou ce l'hai fatta. Stagione da 7

Mourinho ce l'ha fatta. Lo Special One non ha battuto solo il Feyenoord ma ha scritto la storia della Roma portando a Trigoria il primo successo Uefa

“Roma ha vinto”. Questo è il leitmotiv degli ultimi giorni della sponda giallorossa del Tevere. La Roma ha vinto, ha trionfato in Conference League. Non è la Champions League, non è uno scudetto ma è un trofeo, una coppa riconosciuta dalla Uefa, la prima vinta ed esposta a Trigoria.

La finale, come molte finali, è stata una brutta partita ma questa non è una novità nella stagione della Roma per cui giocare a calcio è una vera chimera. La novità è che la Roma, e l’Italia, ha vinto e lo ha fatto in Europa. Mourinho non ha solo battuto il Feyenoord in finale grazie ad uno dei rarissimi lampi di Zaniolo in questa stagione, ma ha anche fatto la storia, ha battuto quella sfortuna che aveva da sempre accompagnato la Roma nelle sue finali europee. Mourinho ha battuto pure la sfiga sportiva giallorossa.

Da Mourinho a Mourinho. Roma osanna il suo allenatore ormai diventato Imperatore e Santo, l’Italia è riconoscente all’allenatore che ha portato a distanza di 12 anni gli ultimi trofei europei nel Bel Paese. Mourinho ha fatto quello per cui è stato preso dai Friedkin: vincere. C’è riuscito facendo quello che gli riesce meglio: il comunicatore, il mental coach, il motivatore. Progressi in campo dall’era Fonseca pressoché zero, ma l’ambiente dopo diversi anni è più unito che mai. La tifoseria sempre calorosa, "ci sono i tifosi di calcio e poi ci sono i tifosi della Roma" in questa stagione ha vissuto emozioni ed è stata coinvolta come raramente è successo, ha festeggiato anche quando da festeggiare non c'era nulla. Tanto merito alla società e alle sue politiche ma anche al fattore Mou. La Roma ha trovato in Mourinho il suo paladino, il suo eroe contro il Palazzo, contro tutti. La squadra lotta unita, soffre, lancia lungo ma alla fine ha vinto. I tifosi giallorossi non chiedevano altro che questo assaporare e gustarsi una vittoria ancora più goduriosa perché europea.

Mourinho vincendo la Conference League ha fatto un capolavoro. Lo Special One materialmente non aveva una rosa per lottare per i vertici della Serie A, alcune scelte di mercato sono state sbagliate (vedi Vina e Maitland-Niles) al contrario di altre fondamentali (chiedere di Abraham e Rui Patricio) e quindi ha puntato dritto da inizio stagione su un obiettivo la Conference League. Il secondo, il quarto posto è naufragato presto. Regalare un trofeo alla sua nuova gente, questa la missione del maestro di Setubal, questo il suo lavoro. La Roma partiva ai nastri di partenza del nuovo trofeo Uefa da favorita insieme al Tottenham. Un incidente di percorso degli Spurs ha lasciato ai giallorossi l’obbligo e l’onore di essere i favoriti, cosa più unica che rara. Mou non ha fallito. La Roma aveva tutto da perdere, contro avversari non di blasone, ma Mou ha schierato sempre la formazione migliore (anche per esigenze di rosa) e ha portato la coppa nella Capitale. Una coppa salva stagione visto che in campionato, al netto delle sviste arbitrali, la Roma ha deluso sia sul piano del gioco (lancio lungo per Abraham opzione più adottata) che su quello dei risultati. 

La prima stagione giallorossa di Mourinho è positiva, è da 7 in pagella. Ha dato gioco alla sua squadra? No, Mou non è Guardiola. Ha riportato la Roma alla vittoria? Sì. Tanto basta per festeggiare, giustamente. Missione compiuta. La Roma è campione. 

Il bagno di folla di Pellegrini e compagni è meritato. Fanno bene i tifosi a festeggiare un trofeo come è giusto che sia. La Conference League però non deve essere però un punto di arrivo ma il punto di partenza su cui costruire un futuro sereno e vincente. Con Mou a guidare non una squadra ma un popolo intero, con una dirigenza pronta a tutto per rendere la Roma sempre più competitiva il futuro giallorosso è sempre più Special.

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