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Mauro Cifelli

Giornalista RomaToday

Roma in vantaggio!

Roma in vantaggio! Per chi affetto dalla mia stessa sindrome non c’è frase più bella, non c’è emozione paragonabile a quello che provo quando questa informazione (che aspetto in ogni istante in cui scendo in campo anche io con la squadra) arriva. Eccitazione, euforia, gioia irrefrenabile. Cambio improvvisamente il mio approccio in qualsiasi cosa stia facendo: positivo, propositivo, pronto a fare di tutto ed a parlare di qualsiasi cosa. Sul mio volto c’è un sorriso, sincero, di cuore, appassionato che posso condividere appieno solo con chi ha stampato sul volto lo stesso sorriso come il mio, per lo stesso motivo, per la stessa informazione: Roma in vantaggio!

C’è una cosa che faccio da quando la prima volta mio fratello mi portò in Curva Sud a vedere quella maglia, continuare ad andarci. Non avevo nemmeno il motorino, su quei gradoni ci andavo con chiunque ci volesse venire, amici, conoscenti, sconosciuti. Ci andavo col bus, con la metro, poi col 910 da Termini o con il tram 225 da Flaminio. Da allora ho cambiato scuole, ho cambiato case, ho cambiato lavoro, ho cambiato città, ho cambiato molti amici, ho avuto relazioni con donne diverse, ho cambiato (a volte) il simbolo che voto sulla scheda elettorale, ma una cosa non l’ho mai cambiata, perché l’ho scelta io senza nulla chiedere in cambio, l'amore incondizionato per l'As Roma. 

Era il 1990 e da allora ogni volta andare a vedere quella maglia giocare al calcio è come se fosse la prima volta. C’è una frase che da oltre 30 anni dico a chi si trova con me in quel momento: “Domenica non ce sto! Te ricordi? Devo andare a vedere la Roma!”. “E con chi gioca?”, e la risposta che nei decenni mi sono sentito dire, ed io “Ah boh, so solo che devo andare in Sud, è importante!”. Perché chi ha la mia sindrome la Roma la ama anche se vince, quando è di tutti e tutti sono romanisti. 

Ma quello che si prova per la Roma va oltre, non è vincere, è essere romanista è essere irreversibilmente affetto da quella sindrome che accennavo, che ha un nome: “Romanismo”. Un amore incondizionato, unico, che nessuno può dare a quella maglia più di me. Perché chi ha questa mia stessa sindrome di una cosa è certo: nessuno è più romanista de lui. 

Quando la Roma vince lo leggi negli occhi degli scooteristi e degli automobilisti fermi al semaforo come te sotto la pioggia lunedì mattina. Quegli stessi occhi che se la Roma non ha vinto non hai nemmeno voglia di incrociare. E si, perché quando la Roma vince io sono diverso, sono migliore. Ma quando perde sono ancora più romanista, perchè tutti le danno contro ed io la amo, incondizionatamente, perchè c'è sempre un'altra partita.

Quando mi sono fatto il primo abbonamento in Sud c'era il Commando Ultrà, e se volevi stare su quei gradoni dovevi fare quello che il CUCS diceva, altrimenti te ne potevi andare, perchè su quel seggiolino c'era bisogno di un tifoso che cantava, che urlava, che supportava l'As Roma anche e soprattutto se le cose non andavano nel verso giusto sul campo.  

Ricordo che in Curva Nord c'era uno striscione che occupava buona parte della balconata bassa: "Roma, solo Roma, Roma e basta". Ed è quella la filosofia che da oltre 30 anni mi accompagna. Non esistevano i social, se volevi andare in trasferta bastava andare in stazione la notte prima e prendere il treno speciale e soprattutto quando le cose andavano male ci si compattava ancor di più e si era più forti di prima. 

Poi sono diventati tutti dei super tifosi (da tastiera) pronti a criticare tutto e tutti per una sconfitta. Io una cosa la so per certa: io non sono sportivo, io sono tifoso, e soprattutto sono romanista e calcisticamente parlando odio tutti, ma non la Roma. Perchè "io c’ho er core grosso, mezzo giallo e mezzo rosso", perchè io "la Roma non la discuto, la amo".  
 

Roma in vantaggio!

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