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Venerdì, 19 Aprile 2024

Filippo Giannitrapani

Collaboratore Sport

Derby per la Champions fra mediocri e complottisti

Il derby fra Lazio e Roma vale la Champions League. Appuntamento importante per le due squadre che non ci arrivano bene anzi, mostrano diversi problemi tecnici e caratteriali

Domenica 19 marzo si giocherà uno dei derby, sulla carta, più importanti degli ultimi anni con Lazio e Roma in lotta per un posto in Champions League. Entrambe le formazioni però non vivono un bel momento con i biancocelesti impantanati in una mediocrità che si autoinfliggono e i giallorossi che vedono complotti del Palazzo ai loro danni per non farli entrare in Europa.

“Devo essere sincero fino in fondo, questa è una gara (ritorno di Conference League contro l’AZ Alkmaar, ndr) che va vista con l'ottica della gara che giocheremo tre giorni dopo (il derby, ndr) e se devo fare una scelta scelgo quella di tre giorni dopo”. Queste sono le parole di Sarri nel post Bologna-Lazio 0-0 (biancocelesti mai pericolosi salvo un paio di occasioni e con un possesso palla sterile). Una dichiarazione forte quanto avvilente dell’allenatore. Con quale forza mentale la Lazio andrà in Olanda per cercare di ribaltare la sconfitta dell’andata? La Lazio è la squadra migliore che c’è in questa Conference League e il trofeo è nettamente alla portata. Vincere aiuta a crescere. Che senso ha puntare sempre alla qualificazione in qualche coppa se poi non si vuole nemmeno provare a vincerla? Snobbare un titolo, una coppa in questa maniera è inconcepibile. Arrivare in Champions è un obiettivo certo, ma anche alzare un trofeo soprattutto se così alla portata. Manca lo scatto di mentalità alla Lazio che poi si ritrova in una settimana a battere in maniera spettacolare netta il Milan e poi pareggiare con Fiorentina e Verona. Un modo di pensare che non fa crescere, anzi limita. E allora si continua in sali e scendi, lottare per le qualificarsi alle coppe per poi uscirne immediatamente e beceri cori dalla Curva. Basta questo per essere felici?

La mentalità vincente alla Roma o meglio a Mourinho non manca. L’anno scorso il tecnico puntò tutto sulla Conference League e la portò a casa rispolverando la bacheca di Trigoria con il primo titolo Uefa della storia del club giallorosso. Di certo quello che non aiuta la Roma è l’alto tasso di nervosismo in campo e fuori e la lotta contro il fantomatico Palazzo. Secondo la teoria del complotto dei romanisti il Palazzo, meglio identificato come l’unione di AIA, Corte d’Appello, Lega Serie A in cui è forte il potere di Lotito, sta provando in tutti i modi a fermare la cavalcata trionfale della squadra verso la Champions League. Detto che è molto discutibile (assurda, ndr) la squalifica di Mourinho per la vicenda Serra, dare la colpa al Palazzo per le sconfitte della Roma contro Cremonese (unica vittoria dei lombardi in Serie A in questa stagione) e contro il Sassuolo è ai limiti dell’assurdo. Se Kumbulla (“ingenuo”) non andava espulso per essere caduto nella provocazione di Berardi colpendolo con un calcio, allora perché una settimana fa era giusto espellere Kean (rosso sacrosanto) che ha rifilato un calcio a Mancini, che a sua volta aveva provocato l’attaccante bianconero? La teoria del complotto dei romanisti fa abbastanza acqua, ma quello che importa è che la colpa della sconfitta di domenica è dell'arbitro Fabbri mandato dal Palazzo a fermare la corazzata romanista e non di Wijnaldum che dopo una manciata di minuti da solo davanti a Consigli centra il portiere neroverde, o di Kumbulla ingenuo, di una difesa che ha sbagliato tutto oppure di lasciare Dybala in panchina 45 minuti. 

Quello di domenica dovrebbe essere un derby per le stelle d’Europa, ma fra tanti illustri assenti, mentalità limitata e spirito di Don Chisciotte si prospetta una “bella” partita fra mediocri e complottisti. 

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