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Filippo Giannitrapani

Collaboratore Sport

Altro che miracolo. Lavoro e programmazione così la Lazio è arrivata in Champions League

Sarri parla di miracolo ma la Lazio si è qualificata alla prossima Champions League grazie ad una programmazione e ad un grande lavoro sul campo

Con la penalizzazione di dieci punti alla Juventus, la Lazio ha conquistato matematicamente e con due giornate di anticipo la qualificazione alla prossima Champions League. Un grande traguardo per la squadra biancoceleste che ha mostrato un bel gioco, un’identità forte e determinazione. Nessun miracolo da parte di Sarri ma solo grande lavoro e merito. 

La Lazio ha meritato questa qualificazione e l’ha costruita già durante l’estate quando Lotito ha speso oltre 40 milioni di euro regalando a Sarri tanti nuovi acquisti importanti da Romagnoli a Provedel, passando per Vecino match winner di Napoli. Mercato completo no, un vice Immobile e un terzino (arrivato poi a gennaio) sono lacune ancora evidenti in rosa per puntare ad obiettivi ancora più alti, ma mercato importante sì. Una rosa senza grandissimi nomi e senza un monte stipendio da primissima della classe, ma funzionale e adatta ai dettami del tecnico. 

La Lazio 2022/2023 ha messo sul campo il nuovo Sarrismo e ha battuto tutte le big del campionato Inter, Milan, Juventus, Roma (andata e ritorno) e anche il Napoli prova che questa squadra può giocarsela con chiunque. La squadra capitolina è stata brava a sfruttare poi la stagione particolare delle squadre del calcio del nord: la Juventus penalizzata ed esclusa dalla lotta per il vertice, l’Inter dell’ex Inzaghi e delle 12 sconfitte in Serie A, il Milan dell’altro ex Pioli che ha perso la verve scudetto. Una serie di combinazioni che hanno fatto sì che la Lazio stia seconda in classifica non per miracolo. La società l’aveva già in testa che l’obiettivo era il ritorno in Champions League, nonostante le parole di Sarri, e stavolta Tare (che dirà addio al termine della stagione) e Lotito ci hanno visto lungo.

Diversa la campagna europea più che deludente in Conference League titolo largamente portata della squadra ma figlio di una mentalità non ambiziosa, uno non snobismo inspiegabile e poco regge la difesa del giocare le due partite alla settimana perché fosse così perché puntare alla qualificazione in Champions League? Questo però non deve rovinare la festa biancoceleste che coincide con il decennale della Coppa in Faccia e di cui non c'è rivincita.

Merito alla Lazio e alla sua programmazione. Adesso il popolo laziale potrà godersi questo finale di campionato e l'anno prossimo riassapore il palcoscenico europeo più importante con la consapevolezza che non sarà lì per caso, per miracolo ma per merito e allora sarebbe giusto pensare da grande e ambire, provare ad alzare qualche trofeo. 

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