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Martedì, 16 Aprile 2024
Calcio

Claudio Garella, morto il portiere degli scudetti impossibili. Aveva vestito la maglia della Lazio

L'ex numero uno aveva giocato con i biancocelesti fra il 1976 ed il 1978

Aveva giocato anche con la Lazio nelle stagioni 76-77 e 77-78 Claudio Garella, fra i protagonisti più iconici del calcio italiano degli anni '80. L'ex numero 1 degli scudetti impossibili, in seguito a problemi cardiaci seguenti ad un intervento chirurgico, si è spento a Verona all’età di 67 anni Claudio Garella, portiere dell'Hellas scudettato nella stagione 1984/85 e successivamente estremo difensore del Napoli che si cucì sul petto il tricolore nel torneo 1986/87, con in campo Diego Armando Maradona ed Ottavio Bianchi in panchina.

Un’inizio di carriera complicato, quello del portiere piemontese, con le prime difficoltà arrivate nella sua seconda stagione con la maglia della Lazio, in cui alcune incertezze (in particolar modo nelle sfide di Coppa contro il Lens ed in campionato contro il Vicenza), gli costarono l’esilio in B a Genova, sponda blucerchiata, e vennero ribattezzate da Beppe Viola “Garellate”. Proprio in Liguria, dove si fermerà tre anni, comincia la lenta ed inesorabile risalita di Garella: lo stile non è tra i più ortodossi, per la tendenza a parare con ogni parte del corpo, ma come disse Italo Allodi, il manager che successivamente lo portò a Napoli, “L’importante è parare, non importa come”. E l’efficacia di Claudio tra i pali va al di là di ogni ragionevole dubbio: è tra gli artefici dello scudetto della formazione gialloblu, e per Valentino Fioravanti – giornalista de “L’Arena” – diventa a tutti gli effetti Garellik, il supereroe ispirato a Diabolik insuperabile nel difendere l’incolumità della porta veneta.

Al termine della quarta stagione all’Hellas, passa al Napoli: la stagione magica è quella del 1986/87, dove anche grazie ai suoi interventi decisivi i partenopei centreranno il “doble” vincendo il campionato ed alzando la Coppa Italia. Tre campionati e tante soddisfazioni per Garella, che con la maglia del Napoli collezionerà 88 gettoni prima di trascorrere un biennio all’Udinese scendendo di categoria – ma risalendo in A al termine del torneo 1988/89 e disputando in Friuli la sua ultima stagione nel massimo torneo italiano – e di chiudere ad Avellino col calcio giocato, a solo 35 anni. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, si è cimentato nelle serie minori come allenatore in prima squadra (il Barracuda, in Prima Categoria nella “sua” Torino), ma anche come tecnico del settore giovanile ed in qualità di preparatore dei portieri. Ma gli anni seguenti al ritiro lo hanno visto anche d.s. di una squadra dilettantistica nonché osservatore per conto della Canavese, militante in D. Lascia la moglie Laura e le figlie Claudia e Chantal, ed il ricordo di quello che fu, come dichiarato all'epoca dell’avvocato Gianni Agnelli, “il portiere più forte del Mondo, però senza mani”.
 

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