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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Hernanes: "Per la Lazio è un anno di transizione. Vivevo i Derby da Gladiatore"

il Profeta Hernanes, ex calciatore della Lazio dal 2010 al gennaio 2014 ricorda la sua avventura in biancoceleste: dalle lacrime per l’addio, ai brividi davanti al Colosseo, al sentirsi come un gladiatore nei Derby.

“I piedi ci sono, con un po' di allenamenti potrei dire la mia”. Scherza così Hernanes Anderson Hernanes de Carvalho Viana Lima, meglio conosciuto come Hernanes o ancora meglio come il Profeta. Attualmente svincolato Hernanes (classe ’85), ex calciatore della Lazio dal 2010 al gennaio 2014, dopo tanto girare fra Cina e Brasile è tornato in Italia. Adesso si trova in provincia d’Asti dove ha sede il suo resort e azienda vinicola il “Ca’ del Profeta” dove si gode la famiglia, in attesa in maniera non spasmodica, di una chiamata interessante. 156 presenze, 41 gol e la Coppa Italia 2013 vinta contro la Roma il suo bottino con la maglia della Lazio. 

Com’ è stato il ritorno in Italia?

Bello, la gente ancora mi riconosce, mi apprezza. È bello sapere che dopo cinque anni fuori la gente ancora mi vuole bene. 

Anche i romanisti?

(Ride, ndr) Sì certo. Nonostante tutto, anche adesso mi fermano per delle foto ed è bellissimo. Poi mi ringraziano e mi dicono: “Però sono della Roma”.

Il ritorno in Italia è legato ad una nuova avventura calcistica?

In realtà no. Sono qua per i miei figli, la mia famiglia, per stare con loro. 

Però da svincolato potresti essere un’occasione no?

Se arriva qualcosa bene, sennò mi godrò la famiglia.

Ormai vivi da Profeta

Si ho fatto mio quel soprannome che mi piace tanto e che è pure il nome della mia attività

Il resort-azienda vinicola Ca’ Del Profeta, come procede l’attività?

L’attività procede bene. Abbiamo riaperto da poco e ho ricevuto le prime prenotazioni. Rispondendo mi sono emozionato come quando giocai la mia prima partita. 

Non ti piacerebbe fare l'allenatore?

Quando ero più giovane dicevo che non avrei mai fatto l’allenatore, crescendo dicevo forse, adesso dico di no. Non ne ho voglia, troppo stress. Per fare l’allenatore dopo aver fatto il calciatore tanti anni devi avere tanta voglia. Mai dire mai ma al momento non è nei miei piani, adesso mi piace stare a contatto con le persone, offrire loro qualcosa.

Parliamo di Lazio, come valuti questa prima parte di stagione della squadra biancoceleste?

Mi aspettavo qualcosa di più. È una rosa con tanta qualità e sinceramente mi aspettavo di più. Però a volte capitano stagioni così. Questo è un anno di transizione.

Ritieni ancora raggiungibile il posto Champions League?

È difficile, la vedo dura. La squadra c’è, la qualità pure ma è difficile aggiustare adesso quello che non ha funzionato nel girone di andata. E poi c’è distanza con le altre big del campionato.

Ti vedresti bene nel centrocampo con Luis Alberto e Milinkovic?

(Ride, ndr) Io dico sempre che i piedi ce li ho, l’esperienza anche, bisogna vedere se ce la farei col fisico, col fiato. Con un paio di allenamenti chissà, forse potrei dare qualcosina. Comunque Luis Alberto, mi piace molto, ha tanta tecnica.

Da poco si è chiuso il mercato di riparazione, sessione che nel 2014 ti ha visto protagonista col trasferimento all’Inter e della famosa scena delle lacrime con i tifosi a Formello. Cosa ricordi di quella giornata?

Quel giorno lì è stato difficile. Io volevo andare via perché avevo un sogno da realizzare ovvero giocare e provare a vincere la Champions League (competizione giocata poi con la maglia della Juventus, ndr). Sarebbe stato bello farlo con la Lazio ce l’ho messa tutta ma non ce l’abbiamo fatta. Arrivata la proposta dell’Inter ho accettato. Però allo stesso tempo è stato difficile lasciare la città, la Lazio e i tifosi laziali che mi hanno colpito in maniera molto particolare. Ho ricevuto tanto da parte loro, dal primo giorno che arrivai.

hernanes-4-3

Il giorno più bello invece con la Lazio?

La vittoria in Coppa Italia contro la Roma assolutamente. È stato il coronamento di una storia, di una favola che ho vissuto con la maglia della Lazio. 

Ledesma, ci raccontò che lui fosse sicuro che la Lazio avrebbe vinto quella partita. Anche tu?

Io in realtà non avevo quella sensazione. Ero molto teso, avevo tanta voglia di vincere perché per me era più di una coppa, era un derby ed è una cosa diversa. Vincere quella partita per me significava entrare nella storia della Lazio, aver fatto qualcosa che non era mai capitato e difficilmente ricapiterà. Avevo pressione con me perché volevo vincere a tutti i costi. Dopo te la godi di più, sei più rilassato.

La vittoria è arrivata contro la Roma, uno dei tuoi bersagli preferiti. Cosa significava per te giocare un derby?

Hai presente il Gladiatore? (il suo film preferito, ndr) Per me giocare un derby era come essere un gladiatore che scendeva nell’arena contro i leoni. Vivevo quelle partite come una guerra. E poi quando arrivai a Roma respirai subito lo spirito, l’importanza di quella partita. 

Tu sei arrivato a Roma da San Paolo, che impatto hai avuto con la Capitale? 

Mi sono sentito subito a casa, mi sembrava di essere rimasto in Brasile. Ho trovato tanti punti in comune fra Roma e San Paolo. Innanzitutto il clima, sono arrivato ad agosto e c’era un caldo pazzesco io mi aspettavo il freddo. Poi il caos, traffico, la confusione e i romani.

In che senso i romani?

I romani sono simili a noi brasiliani sono espansivi, caldi. Mi sono trovato subito bene. 

Quando giocavi alla Lazio, in che quartiere vivevi?

Vivevo a Roma Nord, prima a Fleming e poi mi sono spostato sulla Cassia.

C’è un posto di Roma che ami in maniera particolare?

Non amavo girare molto per la città, ma ogni volta che passavo o che passo ancora oggi, davanti al Colosseo ho i brividi. 

Domanda obbligatoria, piatto preferito?

Amatriciana, senza dubbio.

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