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Cinema

Posti in piedi in Paradiso

Il film ruota intorno a tre personaggi chiave: un ex produttore discografico, un ex critico cinematografico e un agente immobiliare. Le loro vite si incroceranno durante la visita ad un appartamento in affitto e nulla sarà più come prima

Ulisse (Verdone), ex produttore discografico di successo, vive nel retro del suo negozio di vinili e memorabilia musicali. La figlia, Agnese, vive a Parigi con la madre.  Domenico (Giallini), è un agente immobiliare sull’orlo del fallimento anche a causa del vizio irrefrenabile del gioco ed arrotonda facendo “il prostituto” per signore in età avanzata. Fulvio (Favino), ex critico cinematografico, scrive di gossip e vive presso un convitto di religiose. Anche lui ha una bambina, di tre anni, che non vede mai.  Tutti e tre hanno in comune la mancanza di denaro, la vita in precario equilibrio e gli alimenti da versare a fine mese alle ex mogli (sempre in ritardo). Dopo un incontro casuale, avvenuto durante la visita ad un appartamento in affitto, realizzano tutti e tre di aver bisogno l’uno dell’altro per avere almeno un tetto sotto cui vivere a basso costo. Inizia così la loro difficile convivenza. Dopo l’ottimo “Io loro e Lara”, puntualmente arriva un passo indietro da parte di Verdone che ci offre un film dalle tematiche complesse e di difficile rappresentazione. L’intento sarebbe quello di dar vita ad una commedia amara che faccia riflettere su problematiche molto attuali. Ma a conti fatti si ride pochissimo (l’unica scena degna di nota è un’improvvisata rapina in appartamento) per poter essere considerata una commedia all’altezza di Verdone ed i personaggi sono così esasperati e caricaturali da non risultare credibili (vedi la Ramazzotti, inconsistente, ai limiti del fastidioso,  di cui si poteva fare veramente a meno). Con questo film continua “la maledizione di Verdone” che, dopo il capolavoro “Compagni di Scuola”, alterna titoli validi (Al Lupo Al Lupo, Maledetto il Giorno che t’ho Incontrato, Io Loro e Lara) a titoli da dimenticare assolutamente (C’era un Cinese in Coma, Ma che Colpa Abbiamo Noi, L’Amore è eterno finche Dura, Gallo Cedrone).  Purtroppo (per quanto apprezzi Verdone) mi sento di sconsigliare la visione ed aspettare il prossimo titolo sperando che ” l’altalena” a cui ci ha abituato il cineasta romano  ritorni a volare in alto.

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