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La costa laziale sta scomparendo nel cemento

I dati di Legambiente sono chiari: 208 chilometri di costa laziale su 329 sono cementificati. In Italia il totale di costa persa è del 55%, e continua a crescere.

Coste uniche, paesaggi spettacolari di mare e di verde, verde che purtroppo sta letteralmente sparendo. Nel Lazio la situazione non lascia molti margini di riflessione. Il passaggio della Goletta verde di Legambiente ha monitorato anche la situazione della costa romana e le notizie per quanto riguarda la perdita di costa a favore dell’urbanizzazione sono evidenti.

Nel dossier dal titolo “Salviamo le coste italiane” l’associazione ambientalista fa il punto della situazione italiana. Situazione molto negativa. Attraverso la circumnavigazione dello stivale da parte della sua nave da ricerca, Legambiente ha monitorato oltre 1800 chilometri di costa. Partendo dal Veneto ha risceso la costa adriatica ispezionando Marche, Abruzzo e Molise, poi la costa tirrenica della Sicilia, Campania e appunto il Lazio. La media di costa cementificata è stata addirittura superiore al 55% del totale osservato, con Abruzzo e la nostra regione a dividersi il record negativo nazionale, in quanto si salva dalla cementificazione appena un terzo dei paesaggi, mentre il resto è un susseguirsi senza sosta di palazzi, ville, alberghi e porti. Grazie alla sovrapposizione delle fotografie satellitari annuali, è possibile vedere come visivamente le coste si siano trasformate per sempre.

Su 329 chilometri di costa laziale addirittura 208 sono urbanizzati, ovvero il 63,2%. La cementificazione si trova praticamente su tutto il litorale da nord a sud. Casi critici sono quelli che vanno da Salto Corvino a Terracina, e da Anzio a Torvaianica. In questi tratti il verde è praticamente assente. A la cementificazione si è aggiunto anche l’appropriazione di spiagge letteralmente occupate e i casi principali questa volta riguardano la osta romana come il Lido di Ostia, le spiagge di Fiumicino e Santa Marinella. Criticità importanti sono state rilevate anche tra Astura e Anzio, tra Marina di Cerveteri e Santa Severa.

Il dato più preoccupante è che l’urbanizzazione è proseguita anche dopo l’entrata in vigore della legge Galasso che risale al 1985. Con questo intervento legislativo si combatteva qualsiasi tipo di costruzione ad una distanza inferiore dai 300 metri dalla costa. In effetti non vietava l’edificazione poiché vi era un rimando a pareri paesaggistici e decisioni di altri enti. Fatto sta che dal 1985 nel Lazio si sono cancellati ulteriori 41 chilometri di costa pari al 20% dell’intera urbanizzazione della costa.

Costa che se non viene tutelata con reali interventi di recupero e protezione, come l’istituzione di aree protette e rispetto totale dei vincoli paesaggistici è destinata inesorabilmente a soffocare di cemento.

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