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Amatriciana

Celestino, icona di San Lorenzo

Il locale più antico di San Lorenzo, aperto dal 1904, non è più solo un bar. Il baffo più famoso del quartiere alza il velo sulla nuova attività di ristorazione e svela i segreti della sua amatriciana, votata dagli utenti di Romatoday per il contest #aromacipiace

Celestino, con i suoi occhi azzurri, sottili e intensi, gli occhiali e i grossi baffi è da anni l'icona del quartiere. Quando lo incontriamo, sta davanti alla porta del suo locale con una sigaretta (la prima di una lunga serie) fumante tra le dita, che saluta i passanti come un sindaco di paese. "Il signor Celestino?". "Beh, 'signore' - risponde con una stretta di mano e un timido sorriso -...più o meno!". In realtà, sbagliare persona è impossibile. Anche chi non lo ha mai incrociato tra i vicoli sanlorenzini difficilmente ignora i suoi lineamenti, raffigurati sulle cartoline che girano da anni per la Capitale. 

“Sì, tutti mi conoscono, ma io vorrei esse un pezzo di vetro", si scherma lui. Si aggiusta gli occhiali e sembra raccogliere un'idea. "L'attività ha aperto nel 1904, mica ieri - riprende, con un tono di voce più grave -, ma qua c'è gente che conosco da 40 anni che non mi saluta più. È un quartiere problematico e noi siamo il capro espiatorio". 

Le frotte di giovani che si riversano sui marciapiedi fino alle 4 di notte, l'abbrutimento alcolico, lo spaccio: sono solo alcune delle tematiche salite agli onori delle cronache negli ultimi anni e che Celestino ripercorre in maniera cadenzata, come una cantilena, sentita e risentita. "I problemi ci sono - riconosce il titolare -, ma di certo non è colpa di chi lavora regolarmente, né dei ragazzi, ammassati in case piccolissime a caro prezzo. Gli vuoi impedire di uscire?" chiede retorico. 

Lui una soluzione ce l'ha. "Una volta c'erano delle regole rigide sulla chiusura - ricorda Celestino -. A mezzanotte, o all'una d'estate, tutti a nanna". Una regola che, nelle sue convinzioni, se rispettata da tutti, potrebbe risollevare le sorti del quartiere, accontentandone i vari attori: "I residenti sono tranquilli, le autorità controllano meglio". E i giovani? "Si abituano ad uscire prima, ché magari ci scappa anche una cena, un teatro, un buon concerto...". 

Celestino, via Ausoni

Evolversi, creare interessi nuovi, allontanarsi dalla declinazione prettamente bevereccia, cambiare insieme alle geografie notturne del quartiere. Ecco spiegato il motivo principale per cui Celestino, oggi, non è più solo un bar. "Due anni fa abbiamo fatto i lavori - spiega - e oggi abbiamo una bella cucina attrezzata". Dietro ai fornelli c'è Andrea, trentenne appassionato di cucina che, oltre ad aver frequentato alcuni corsi, è stato affiancato dallo stesso Celestino nelle prime preparazioni.

Allora, qual è il segreto della vostra amatriciana? "Gli ingredienti - ribatte senza esitazione : buoni e freschi". La cipolla “ci va, t'aiuta a digerire” e passino le mezze maniche, “ma l'amatriciana col bucatino è la morte sua”. A pranzo non ci sono solo i ragazzi, “vengono pure i professori – racconta Celestino -; ma se hai una pausa breve, meglio un panino: non c'è niente di precotto e la buona cucina vuole i suoi tempi”.   

Tra i piatti di punta, anche le pappardelle col ragù e gli spaghettoni con le vongole. “Il pesce lo prendiamo da quel ragazzo che m'ha salutato prima. Ha un banco storico al mercato, uno dei pochi che ancora resiste...". Il riferimento sotteso, ancora una volta, è alle difficoltà del quartiere e all'invasione di "gente improvvisata", come la addita lui. Aspira un'altra sigaretta e torna a guardare la strada. "La mattina raccolgo da terra bottiglie di birra con marchi strani, vendute da questi minimarket. Però la colpa è sempre di Celestino, no?”. Si ferma, scivola un po' sulla sedia e sorride: “Che dici? Io a volte me ne vorrei quasi anda' in pensione...".

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