LETTORI - Crisi del turismo a Roma, la voce degli operatori del settore
Doveva essere l'anno della ripartenza, la fine della crisi del settore turistico, iniziata due anni fa con la pandemia, e invece il 2022 è entrato nel peggiore dei modi. I contagi in continuo aumento già da dicembre e le nuove restrizioni hanno provocato un drastico calo di turisti nel nostro paese. Secondo Confcommercio, nel 2021 sarebbero stati registrati circa 60 milioni di arrivi e 120 milioni di presenze in meno rispetto al 2019. Roma continua a essere la città più colpita dall'emergenza e a farne le spese sono i lavoratori, in particolare il sistema alberghiero, con due grandi hotel come lo Sheraton e il Majestic costretti a licenziare 250 unità di personale. Nel frattempo l'assessore al Turismo, Alessandro Onorato, data la gravità della situazione, si è appellato al Governo per ricevere aiuti, e l'assessore alla Scuola, Formazione e Lavoro, Pratelli, ha evidenziato che sono a rischio 8000 posti di lavoro nell'intero comparto turistico. A fine anno, le prenotazioni negli alberghi romani sono scese del 50% rispetto al 2019, secondo Federalberghi Roma, e già prima dell'ultima ondata 350 hotel su 1250 risultavano. Non solo strutture ricettive, ma anche tour operator, agenzie di viaggio, guide e accompagnatori turistici, la ristorazione, i tassisti, le aziende che organizzano eventi e tutti i servizi connessi al turismo, una lista interminabile di attività sta pagando un prezzo troppo alto. Le piccole aziende sono state le prime a chiudere definitivamente i battenti, quelle più grandi si sono fermate temporaneamente e hanno avviato i licenziamenti, aspettando tempi migliori. L'attuale crollo del sistema non rappresenta che l'ultimo atto di una crisi che si protrae ormai da due anni, con una città svuotata e i tassisti che lamentano la drastica riduzione della clientela. Sono soprattutto le voci di chi ha lavorato o, a fatica, continua a lavora nel turismo, a farci comprendere appieno quanto sta accadendo. Lo sa bene Stefano, accompagnatore turistico, che non ha avuto diritto ad alcun ristoro e si arrangia con qualche lavoretto. Racconta come questo sentimento di emergenza, frutto di due stagioni pessime e irregolari, sia basato su previsioni relative alla prossima primavera/estate; tenendo conto che le prenotazioni inizieranno a marzo, bisognerà attendere per capire i possibili investimenti da fare senza rischiare di perdere tutto. “L'anno scorso è stato particolarmente difficile per il clima di incertezza che abbiamo vissuto, con i DPCM che cambiavano di continuo. Anche i turisti stranieri non trovavano informazioni chiare tradotte in inglese per quel che riguarda le disposizioni governative anticovid. Non ho idea di come sarà la prossima stagione, ma molto dipenderà da questa nuova ondata di contagi. A un certo punto, secondo me, la gente ritornerà a viaggiare in sicurezza con il Green pass”. Anche Anna che ha dovuto chiudere la sua agenzia specializzata in tour in bicicletta e turismo incoming, conferma che il settore turistico è stato quello più toccato e più a lungo termine proprio per l'incertezza dettata dall'evoluzione della pandemia, l'impossibilità per i turisti di programmare le vacanze e per gli operatori del settore di approntare gli investimenti. Le difficoltà non sono solo legate alla mancanza di turisti, ma anche al fermo di tutte quelle realtà che alimentavano i servizi: teatri, eventi di vario genere, viaggi aziendali. “Non si poteva sapere quando sarebbero tornati i clienti e quindi non c'è stata mai una vera ripresa”, sottolinea Anna. Tra gli stranieri sono mancati soprattutto gli americani, in genere molto numerosi nel nostro paese, mentre, tra gli addetti ai lavori, sono state le guide e gli accompagnatori turistici a non avere nessun tipo di tutela in quanto liberi professionisti; molti di loro hanno fatto fatica a ripartire da zero. Degli alberghi ci parla Giorgio, receptionist, che in questi due anni dall'inizio della pandemia è riuscito a lavorare alternando periodi in cassa integrazione. Dopo una fase altalenante, durante l'estate del 2021, caratterizzata da una ripresa lenta e con pochi stranieri, verso settembre grazie alla diminuzione dei contagi c'è stato un boom turistico: “Lavorando in un ostello abbiamo rilevato un'alta presenza di giovani, tutti vaccinati, e un elevato numero di prenotazioni soprattutto nelle festività.” Il confronto con l'anno precedente è stato inevitabile, ci sono state cancellazioni, circa il 20-30%, ma non hanno preoccupato la gestione. Un fenomeno in crescita, invece, è lo spostamento delle prenotazioni, in particolare per i gruppi, a causa della situazione critica del momento e in attesa di nuovi decreti. “Sicuramente la richiesta del Green pass rafforzato e le nuove restrizioni hanno inferto un duro colpo alle prenotazioni, in particolare per coloro che non sono vaccinati”, conclude Giorgio. Le voci degli operatori turistici richiamano una realtà personale piena di sacrifici e difficoltà. In questo momento la politica è chiamata a dare risposte immediate alle problematiche di un settore che rischia il collasso affinché la prossima stagione turistica non risulti più incerta, ma si possa tornare ad accogliere in sicurezza i turisti nella nostra capitale. Elena D'Aquanno