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Povertà educativa, Lazio 12esimo in classifica: quasi l'11% dei bambini abbandona la scuola

Il rapporto di Save the children e il lancio della campagna "Illuminiamo il futuro"

Nel Lazio meno di 2 bambini su 10 frequentano l’asilo nido, quasi metà degli alunni non ha la mensa a scuola, più di 1 su 10 abbandona gli studi precocemente, oltre la metà dei minori non legge libri, quasi un terzo non naviga in internet e 1 su 4 non fa sport. I numeri di Save the Children restituiscono un quadro poco roseo sul livello di educazione e le possibilità di accesso ad attività socializzanti sul territorio regionale. Li troviamo in un ricco dossier dal titolo "Nuotare contro corrente. Povertà educativa e resilienza in Italia", lanciato in occasione della campagna "Illuminiamo il futuro" per il contrasto alla povertà educativa.

Come rivela il nuovo indice di povertà educativa (IPE) contenuto nel rapporto, il Lazio risulta la dodicesima regione italiana sulle 18 profilate per il tasso di povertà educativa che colpisce bambini e ragazzi, privandoli delle opportunità necessarie per apprendere, sperimentare e coltivare le proprie competenze e aspirazioni. Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e Molise occupano invece i primi cinque posti della triste classifica, rivelandosi i territori in cui i minori sono maggiormente privati della possibilità di sviluppare percorsi di resilienza determinanti per superare ostacoli e condizioni di svantaggio iniziali.

La povertà educativa nel Lazio

Esaminando in dettaglio i singoli parametri che compongono l’Indice di povertà educativa, si osserva che nel nostro Paese quasi il 14% dei ragazzi abbandona gli studi precocemente, una delle percentuali più alte in Europa e che raggiunge livelli ancor più elevati in Sicilia (23,5%), Sardegna e Campania (18%). Nel Lazio, tale percentuale (10,9%) è invece solo di poco inferiore rispetto alla media nazionale. 

Nella regione, inoltre, più di 8 bambini su 10 (82,9%) non vanno all’asilo nido o non frequentano servizi per la prima infanzia, in linea con la media nazionale (87%). Il miglior risultato si registra in Emilia-Romagna, dove la copertura di servizi per la prima infanzia non supera il 25%. Più della metà delle classi della scuola primaria (51%) e il 94% di quelle della scuola secondaria, inoltre, nel Lazio, non offrono l’opportunità del tempo pieno agli studenti, a fronte di percentuali nazionali rispettivamente del 66% e dell’86%. Da sottolineare come nel caso delle scuole secondarie, sia una regione virtuosa come l’Emilia-Romagna a seguire il Molise nella classifica negativa, con quasi il 96% delle classi senza tempo pieno. Quasi 1 alunno laziale su 2 (45%), inoltre, non accede invece al servizio di mensa scolastica, poco al di sotto della media nazionale (49%).

Per quanto riguarda la partecipazione dei minori alle attività culturali e ricreative, l’IPE ci dice che il 56,3% dei minori nel Lazio non legge libri (53% a livello nazionale); quasi un terzo (28,9%) non utilizza internet (valore nazionale al 29%) e il 27% non fa sport (dato nazionale: 43%). Inoltre, il 63,5% non va a teatro (69% in Italia), il 54,8% non visita mostre o musei (contro il 55%), il 75,6% non assiste a concerti (contro il 77%) e il 66,2% non visita siti archeologici (69% in Italia). 

Nuotare contro corrente: bambini e ragazzi resilienti

Oggi, in Italia, il 23% degli alunni di 15 anni non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica, ovvero non è in grado di utilizzare dati e formule per comprendere la realtà esterna, mentre il 21% non riesce a interpretare correttamente il significato di un testo appena letto, non raggiungendo pertanto le competenze minime in lettura. Nella maggior parte dei casi, come emerge dal rapporto “Nuotare contro corrente”, si tratta di ragazzi che vivono in contesti svantaggiati. I minori che vivono in famiglie con un più basso livello socio-economico e culturale (pari a 34.000 ragazzi che rappresentano il 25% del totale degli alunni 15enni iscritti a scuola nel 2015) hanno infatti quasi 5 volte in più la probabilità di non raggiungere le competenze minime sia in matematica che in lettura rispetto ai coetanei che provengono dalle famiglie più agiate (24% contro 5%).

"La nostra ricerca ci dimostra tuttavia che nonostante le condizioni di svantaggio iniziale, tanti bambini e ragazzi possono rivelarsi particolarmente resilienti e grazie al loro impegno e alle loro motivazioni, alimentate e rafforzate dalle opportunità che la scuola e i territori in cui vivono sono in grado di offrire loro, possono superare le barriere e le difficoltà che si trovano di fronte e migliorare così anche le proprie competenze scolastiche", ha affermato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

Nel Lazio, a tal proposito, tra i minori quindicenni svantaggiati solo 2 su 10 (21%) riescono a raggiungere le competenze minime sia in matematica che in lettura, riuscendo così a emanciparsi dalle condizioni familiari di partenza, al di sotto della media nazionale del 26%. Ề al nord che si registrano le percentuali più alte di minori resilienti: a eccezione della Liguria (27%), infatti, nelle regioni settentrionali più di 1 minore su 3 è resiliente; al centro tale percentuale si attesta tra il 20% e il 30% mentre al sud e nelle isole cala sotto la soglia del 20%, con Calabria e Sicilia in fondo alla classifica (rispettivamente al 12% e 14%). 

Nel corso del tempo, il numero di minori resilienti in Italia ha fatto registrare un significativo aumento soprattutto tra il 2006 e il 2012, passando dal 17,2% al 28,1%, per poi contrarsi sino all’attuale 26%. Infine, se ai livelli minimi in matematica e lettura si aggiungono anche quelli in scienze, la percentuale di quindicenni resilienti in Italia si abbassa al 20%, percentuale tra le più basse in Europa, migliore solo rispetto a Lituania (19%), Malta (18%), Lussemburgo (17%), Slovacchia (16%), Grecia (15%), Ungheria (14%), Bulgaria (9%) e al fanalino di coda Romania (6%). 
   
Fattori protettivi della resilienza educativa

Dall’analisi di Save the Children, svolta con il contributo dell’Università di Roma Tor Vergata, emergono una serie di fattori chiave in grado di favorire – o, al contrario, di ostacolare – lo sviluppo della resilienza tra i minori che provengono dai contesti più svantaggiati. 

In Italia, i minori di 15 anni che appartengono al 25% delle famiglie più disagiate (sul totale degli alunni 15enni iscritti a scuola nel 2015) ma che hanno frequentato il nido o un servizio per l’infanzia, hanno infatti il 39% di probabilità in più, rispetto ai loro coetanei che non lo hanno frequentato, di essere resilienti, cioè di raggiungere livelli di competenze in matematica e lettura tali da favorire l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Allo stesso modo, le probabilità di essere resilienti aumentano di ben il 100% se si frequentano scuole dove non vi sono particolari problemi disciplinari e dove le relazioni insegnante-alunni sono positive, così come alunni svantaggiati che frequentano scuole dotate di infrastrutture adeguate hanno quasi il doppio delle probabilità di superare i livelli minimi di competenze in lettura e matematica rispetto ai propri coetanei che vanno in scuole inadeguate. 

Rimanendo in ambito scolastico, l’analisi mette in evidenza che frequentare scuole che propongono nella loro offerta formativa una serie di attività extracurriculari, come gruppi musicali o sportivi, volontariato, arte e biblioteche, aumenta del 127% le probabilità di resilienza dei minori. Anche il tasso di dispersione scolastica, del resto, può influenzare la resilienza: i ragazzi meno abbienti che vivono in contesti dove la dispersione è più bassa rispetto alla media nazionale hanno infatti più del 50% di probabilità di rafforzare le competenze in matematica e in lettura. 

Infine, anche la motivazione, la fiducia in se stessi, la perseveranza, sono fattori fondamentali per avviare percorsi di resilienza tra i minori. La probabilità di essere resilienti aumenta infatti del 36% per i minori meno abbienti che indicano di “non mollare facilmente” di fronte alle difficoltà sia nello studio che nella vita, o che sono convinti che la scuola faccia “molto per preparami alla vita” (78% di probabilità in più), che l'“andare bene (a scuola, nella vita) dipenda principalmente da me” (+133%), e “lo studio è importante per le prospettive di lavoro future” (+145%). 

Al di fuori dalla scuola, l’analisi di Save the Children mette inoltre in risalto che i minori che vivono in famiglie meno abbienti ma che vivono in aree geografiche dove l’offerta culturale e ricreativa è maggiore della media nazionale hanno il triplo di probabilità di essere resilienti rispetto ai coetanei che vivono invece in luoghi dove minore è l’offerta di attività sportive, di lettura di libri, di navigazione su internet, di partecipazione ad attività culturali come mostre, musei, monumenti, teatri e concerti. 

Di contro, i minori svantaggiati che vivono in luoghi caratterizzati da tassi di criminalità minorile e da incidenza della povertà più alti della media nazionale (rispettivamente 1,4% e 12,6%) hanno tra il 30% e il 70% di probabilità in meno di attivare percorsi di resilienza educativa. Così come gli alunni che risiedono in zone dove la disoccupazione giovanile è maggiore della media nazionale (35%) hanno una probabilità di quasi due volte inferiore di essere resilienti educativi, rispetto ai loro coetanei che vivono in aree con maggiori opportunità lavorative. 

"Negli ultimi anni sono stati compiuti alcuni significativi passi avanti per contrastare la povertà educativa, tra cui l’adozione del Reddito di inclusione e l’istituzione di un Fondo specifico con Legge di stabilità. Tuttavia, i dati che emergono dal nostro rapporto ci consegnano un quadro allarmante dell’impatto della povertà educativa oggi in Italia. Questi dati aspettano non solo di essere analizzati, ma anche - e soprattutto - aspettano di essere tradotti in una agenda di lavoro e in impegni concreti. Si rende necessaria una accelerazione, un impegno straordinario, come l’adozione di un’Agenda italiana per il contrasto della povertà educativa, per spezzare questo circolo vizioso tra povertà economica ed educativa che oggi ipoteca il futuro dei bambini e, con loro, quello di tutto il Paese" ha proseguito Raffaela Milano.

"L’influenza della comunità territoriale sulla resilienza dei minori ci indica inoltre la necessità di allargare lo sguardo delle politiche di contrasto alla povertà educativa, oltre l’individuo, la famiglia e la scuola, verso il territorio e gli spazi dove il bambino cresce. Per questo riteniamo fondamentale mettere in campo, con il concorso delle istituzioni ad ogni livello, di soggetti privati e non profit, un piano di azione volto al recupero dei tanti spazi pubblici inutilizzati e abbandonati che potrebbero essere invece ben sfruttati per assicurare un’attività extrascolastica gratuita e di qualità a tanti bambini e ragazzi lungo tutto il Paese" ha concluso Raffaela Milano. 

Gli interventi di Save the Children 

Dall’avvio della campagna Illuminiamo il futuro, nel maggio 2014, Save the Children ha attivato su tutto il territorio nazionale 23 Punti Luce, spazi ad alta densità educativa, che sorgono nei quartieri e nelle periferie maggiormente svantaggiate delle città, per offrire opportunità formative ed educative gratuite a bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni.  Tra questi i due Punti Luce di Roma, nei quartiere di Torre Maura e Ponte di Nona. Nel Punto Luce di Torre Maura, inaugurato nel 2015, finora 2.100 bambini e ragazzi hanno usufruito delle diverse attività, tra cui sostegno allo studio, laboratori artistici e musicali, promozione della lettura, accesso alle nuove tecnologie, gioco e attività motorie; nel 2017 sono stati inoltre coinvolti 160 genitori. 

A Ponte di Nona – attivato nel 2014-, invece, hanno potuto beneficiare delle attività proposte 1.000 bambini e adolescenti e dal 2017 sono stati coinvolti 114 genitori. Dall’inizio della campagna sono state assegnate attraverso i due Punti Luce di Roma 82 doti educative, ovvero piani formativi personalizzati per bambini e adolescenti che vivono in condizioni certificate di disagio economico, che prevedono, tra gli altri, un contributo economico per l’acquisto di libri e kit scolastici, l’iscrizione a un corso sportivo o musicale, la partecipazione a un campo estivo e altre attività educative alle quali i minori si mostrano particolarmente inclini. 
 


La petizione on line

Con la campagna, Save the Children ha avviato la petizione on line su www.illuminiamoilfuturo.it per chiedere il recupero di tanti spazi pubblici in stato di abbandono e degrado su tutto il territorio nazionale da destinare ad attività extrascolastiche gratuite per i bambini.

Alla petizione, accompagnata sui social dall’hashtag #italiavietatAiminori, si legano i 10 luoghi simbolici vietati ai minori in Italia, tra cui lo skate park di Ostia, da anni in stato di abbandono, e il parco nel quartiere Villaggio Falcone, nella zona di Ponte di Nona, inghiottito dall’erba alta e dal degrado, con i giochi per bambini distrutti e ormai ridotto a discarica a cielo aperto. 

Dal 14 maggio, anche nel Lazio, al via una settimana di mobilitazione con tanti eventi e iniziative che coinvolgono realtà locali, associazioni, scuole, enti e istituzioni culturali.


 

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