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La proclamazione è ufficiale ma Zingaretti è già in bilico: il piano del centrodestra per sfiduciarlo

Ieri la proclamazione ufficiale. Il centrodestra, da Meloni a Parisi, pronto a votare la sfiducia

Nel giorno della sua nascita ufficiale, la presidenza di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio vede già stagliarsi all'orizzonte la propria "morte". Ieri infatti Zingaretti è stato ufficialmente proclamato presidente e nello stesso tempo le opposizioni di centrodestra hanno trovato una convergenza sulla decisione di mettere fine, con le dimissioni di massa o con la sfiducia, all'anatra zoppa uscita dalle urne.

Dal voto del 4 marzo è emersa infatti una maggioranza azzoppata, con 24 consiglieri di maggioranza, più il presidente, e 26 all'opposizione. Una situazione che rende di fatto ingovernabile La Pisana. Anche per questo il neo presidente aveva annunciato l'intenzione di incontrare le opposizioni. Non una caccia ad un consigliere, bensì un dialogo a partire dagli assetti delle commissioni. Insomma, nonostante una situazione oggettivamente difficile, Zingaretti ha tutta l'intenzione di provarci e magari di provare a fare breccia tra le opposizioni. 

Opposizioni che nel frattempo appaiono tutt'altro che dialoganti. Morto sul nascere il piano di Pirozzi di dimissioni in massa dal notaio (contrari Parisi e il M5s), nel centrodestra sembra però prendere sempre più corpo l'idea di una sfiducia. Ieri è stata Giorgia Meloni a lanciare la proposta della sfiducia: "Il primo atto del gruppo di FDI alla Pisana sarà presentare la mozione di sfiducia al presidente Nicola Zingaretti. Il testo verrà sottoposto prima alla condivisione di tutta la coalizione di centrodestra e successivamente al resto dell'opposizione. Una volta firmata, la mozione di sfiducia metterebbe fine all'esperienza di un Zingaretti bis che non ha nemmeno i numeri per iniziare e su questo ci auguriamo di trovare la piena disponibilità di tutte le forze alternative al Pd". 

L'idea di Meloni piace a Stefano Parisi che, interpellato dall'agenzia Dire, dice: "L'iniziativa di Fratelli d'Italia è coerente con le proposte del centrodestra in campagna elettorale e con gli esiti delle consultazioni del 4 marzo. Zingaretti non ha la maggioranza e come forze di opposizione abbiamo il dovere di fare rispettare la volontà degli elettori riproponendo in consiglio le nostre politiche e in quella sede sarà naturale sottoporre a tutti i consiglieri di opposizione la mozione di sfiducia per tornare presto al voto e ridare la parola ai cittadini del Lazio". 

Salvini punta a tornare a votare: "Pd e Zingaretti non hanno i numeri per governare. Per questo invito tutta l'opposizione a un atto di coerenza e conseguenza per fare in modo che la parola torni ai cittadini. Per quanto riguarda la Lega siamo pronti alle dimissioni o a presentare e votare la sfiducia a Zingaretti". Soddisfatto Pirozzi, il primo a lanciare l'idea di non far partire la consiliatura: "La mia proposta di non far nemmeno partire questa consiliatura prima faceva sorridere i peones in cerca di notorietà, adesso è un'ipotesi condivisa da almeno due leader di partito. Io aspetto Berlusconi e Di Maio".

E il M5s? Ieri non ha parlato. Restano le parole di Roberta Lombardi che 5 giorni fa escludeva le dimissioni dal notaio, ma lasciava aperta la porta alla sfiducia: "Il voto dei cittadini deve essere rispettato e laddove Zingaretti si mostrerà ancora una volta incapace di gestire adeguatamente la macchina amministrativa e di governare nell'interesse dei cittadini saremo i primi a chiederne le dimissioni. Tutto il resto sono chiacchiere da bar, mentre noi continuiamo a lavorare per il Lazio". 
 

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