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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Zingaretti in tv dalla D'Urso: "Fare il sindaco di Roma è una cosa bellissima, ma non è il mio obiettivo"

Così il segretario dimissionario nello studio di Barbara D'Urso parla del suo addio ai vertici del Nazareno e torna sull'ipotesi di una corsa al Campidoglio

"Io sono il presidente della Regione Lazio. Fare il sindaco di Roma nei prossimi anni penso sia la cosa più bella che ci sia, ma non è questo il mio pensiero e il mio obiettivo". Così Nicola Zingaretti, a pochi giorni dall'annuncio delle dimissioni da segretario del Partito democratico, torna sull'ipotesi subito circolata che stesse in realtà puntando al Campidoglio e alle elezioni comunali del prossimo autunno. Lo fa nello studio di Barbara D'Urso su canale 5, inedita location per un quasi ex dirigente dem. Ma non è un caso che la sua prima intervista da dimissionario la rilasci proprio alla nota trasmissione di canale 5. 

Zingaretti da Barbara D'Urso

"@carmelitadurso in un programma che tratta argomenti molto diversi tra loro hai portato la voce della politica vicino alle persone. Ce n'è bisogno! #noneladurso" aveva scritto giorni fa sul suo profilo Twitter, innescando una valanga di critiche, polemiche interne e sfottò. "Mi sento in colpa per le tue dimissioni" dice la D'Urso in apertura di collegamento. "Ti rendi conto?" risponde Zingaretti. I due si danno del tu. 

"Combattiamo il populismo senza puzza sotto il naso"

"Questa è una bella trasmissione popolare che permette ai leader politici di parlare alla gente. Il populismo si combatte facendo politica in modo popolare, senza la puzza sotto il naso" spiega ancora Zingaretti. "Tutta la politica dovrebbe rinnovarsi e aprirsi, essere più vicina alle persone. Il Partito democratico deve essere vicino alle vite degli italiani. Il mio è un atto d'amore di fronte alle necessità di scendere vicino alla condizione umana". 

Poi sulle liti interne che lo hanno portato a un addio che ha ribadito essere "irrevocabile" aggiunge: "Se c'è una cosa che mi ha dato fastidio è che noi tutti abbiamo voluto il governo Conte e sostenerlo e quando non è andato in porto ci siamo girati e non c'era più nessuno. E ci hanno accusato di avere detto »o Conte o morte«, cosa che io non ho mai detto". E ancora, con una stoccata alle correnti interne che in queste settimane lo hanno attaccato per l'alleanza con il M5s e l'intenzione di Zingaretti di esportarla oltre l'esperimento del governo Conte II: "Io credo molto nel pluralismo, ma quando significa stare zitti nelle riunione e poi attaccare nelle interviste non mi piace". 
 

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