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L'opinione

Valerio Valeri

Giornalista

Virginia Raggi e le critiche a Zevi sulle occupazioni: ovvero come rinnegare se stessi

L'ex Sindaca, che contribuì alla ricollocazione delle famiglie occupanti prima a via Carlo Felice e poi a viale Caravaggio, quando parla di emergenza abitativa oggi è più aggressiva di Fratelli d'Italia e della Lega. Perché lo fa?

Alle 8:18 del 22 marzo, di buon mattino, Virginia Raggi inviava alla stampa una sua nota su quanto emerso durante la puntata della sera prima di "Fuori dal Coro", trasmissione condotta dall'esuberante Mario Giordano e in onda su Rete 4. Lo show televisivo del canale Mediaset metteva insieme alcune conversazioni estrapolate dalle ormai famigerate chat WhatsApp tra l'assessore alla casa Tobia Zevi, il presidente della commissione casa Yuri Trombetti e qualche referente dei movimenti, tracciando un quadro apparentemente inquietante: i "boss" delle okkupazioni dettano la linea alla giunta di centrosinistra guidata da Roberto Gualtieri. Uno scandalo. E infatti Raggi, prima cittadina dal giugno 2016 al settembre 2021, chiedeva la rimozione di Zevi e Trombetti "entrambi implicati in questa vicenda gravissima". Da quel momento Raggi, oggi esponente convinta dell'anima più reazionaria del M5S, nemica del campo largo con il Pd, ha iniziato un martellamento costante. Lo ha fatto e lo fa sperando che tre milioni di romani si siano dimenticati come si è comportata, in tema casa, durante il suo mandato in Campidoglio.

Le politiche abitative di Raggi: una bandiera al vento

Sì, perché andando a ripercorrere le politiche abitative di Virginia Raggi tra l'estate del 2016 e l'estate del 2021, ci si rende conto che una linea retta non c'è mai stata: il cammino dell'avvocata di Ottavia è stato un andare avanti e tornare indietro, cambiare direzione e aggiustarsi in base al vento. Quello che si può ricordare sicuramente è che all'inizio della consiliatura, Raggi è stata quella della lotta dura senza paura (almeno a parole) agli occupanti abusivi - nonostante i voti presi dai movimenti per la casa e da diversi sindacati inquilini - , quella che quasi non ha fiatato, nell'agosto 2017, mentre tutto il mondo assisteva all'intervento con gli idranti delle forze dell'ordine a piazza Indipendenza, quando donne e bambini che godevano di tutela internazionale vengono sgomberati da un palazzo in via Curtatone. Un evento tanto drammatico da spingere l'allora inquilino del Viminale, Marco Minniti, a emanare una circolare che vietava gli sgomberi senza una valida alternativa alloggiativa. Poi, però, le cose sono cambiate nuovamente: al Viminale nel giugno 2018 arrivava Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio del governo Conte I, quello "giallo-verde". 

Lo scontro con Salvini, il modello "Carlo Felice" e le tensioni a Cardinal Capranica

Subito si è creata una contrapposizione, la prima tra Virginia Raggi e il suo partito che all'epoca governava il Paese insieme alla Lega: per la prima cittadina, come diceva in un'intervista a Radio Radio nel settembre 2018 "sgomberare 90 occupazioni significherebbe creare un emergenza sociale e di ordine pubblico". Questo perché Salvini la pressava, pretendendo un intervento massiccio. Niente da fare, meglio la linea "soft": bisogna partire dalle situazioni più urgenti privilegiando la presa in carico dei nuclei fragili e pensando al contempo a far scorrere la graduatoria Erp. Raggi veste i panni della progressista, lontana dai vertici di allora del Movimento e dalle idee ben poco "rosse" dell'amico Di Battista. E' così che nasce il "modello Carlo Felice": la liberazione concordata di un palazzo in zona San Giovanni, iniziata a metà febbraio 2019, frutto di un coordinamento tra Regione, Comune e proprietà dello stabile. Viene trovata una sistemazione a tutti, mettendo anche a disposizione alloggi di proprietà Ater e del circuito Erp. Uno "schiaffo" morale a Salvini. Che di lì a poco, però, si prende la sua "rivincita" sulla Sindaca, con l'ormai famoso blitz di Primavalle, in via Cardinal Capranica, in una ex scuola occupata da 199 persone: la mattina del 15 luglio 2019 le forze dell'ordine rompono le resistenze dei movimenti e all'alba liberano l'edificio. Raggi e l'assessora al sociale Laura Baldassarre restano quasi spiazzate. 

Lo shock dell'ex Cinema Palazzo e il "cordone" di Bergamo e Baldassarre

A settembre 2019 cambia nuovamente il governo: via la Lega, il partner principale di Giuseppe Conte - che resta in sella come presidente del Consiglio - diventa il Partito democratico. Al Viminale c'è un'indipendente, Luciana Lamorgese. Appena un mese dopo si presenta la prima grossa crisi di ordine pubblico a Roma, stavolta con lo sgombero dell'occupazione culturale dell'ex Cinema Palazzo a piazza dei Sanniti, San Lorenzo: la proprietà a ottobre 2019 mette i sigilli e subito la comunità che gravita dentro e fuori lo spazio si mobilita. Inizia una trattativa che coinvolge le istituzioni pubbliche - soprattutto la Regione e il II municipio - ma che non finisce bene: a novembre 2020, in piena pandemia, le forze dell'ordine intervengono a svuotano l'ex cinema, senza che alcuna istituzione politica ne fosse al corrente. Era evidente come solo il Covid avesse fatto slittare una decisione già presa dalla proprietà e sulla quale neanche il Comune avrebbe potuto fare nulla. In quelle ore concitate, però, a lasciare di stucco i movimenti e le realtà associative fu il tweet di Virginia Raggi: “Ringrazio la Prefettura e le forze dell’ordine per le operazioni di sgombero di oggi. A Roma le occupazioni abusive non sono tollerate. Torna la legalità”. Lei che nel 2016 durante la campagna elettorale entrava proprio all'ex Cinema Palazzo per raccogliere consensi e mettere uno dei tanti tasselli che la portarono alla vittoria. In quell'occasione a ridimensionare l'uscita reazionaria della Sindaca fu il suo vice, Luca Bergamo. L'attuale esponente di Demos, come qualcuno dei più attenti e interessati ricorderà, insieme all'assessora Baldassarre e ad alcuni consiglieri di maggioranza (vedi Giuliano Pacetti e Donatella Iorio) creò una sorta di "cordone" per arginare le intemperanze destrorse della prima cittadina. 

Nel 2021 Raggi mette a disposizione 13 alloggi Erp per gli "okkupanti"

Ed è così che si arriva allo sgombero di viale del Caravaggio alla Montagnola: un'operazione del tutto simile a quella di via Carlo Felice 69, diventata però molto più "famosa", passata alla sgangherata storia recente di Roma come un modello di gestione per la chiusura indolore di un'occupazione a scopo abitativo, utilizzato anche dall'attuale assessore al patrimonio Tobia Zevi per liberare viale delle Province e l'ex clinica Valle Fiorita a Primavalle tra agosto e settembre 2022. Ai tempi di Caravaggio, il Comune mise a disposizione 13 alloggi, che con quelli dell'Ater divennero 90 in totale: tutti "levati" a chi aspetta dal 2012 una casa, in graduatoria.

L'amnesia dell'ex Sindaca: "Gualtieri dà le case a chi occupa illegalmente"

Proprio quella graduatoria Erp che Virginia Raggi difende a spada tratta (giustamente, per altro) e che chiede a Gualtieri e Zevi, da membro dell'opposizione in Campidoglio, di far scorrere il più possibile. Quella graduatoria Erp che secondo Raggi avrebbe dovuto essere prioritaria, anche rispetto allo sgombero delle occupazioni: "Questa giunta ha scelto di dare 200 case a chi occupa illegalmente", ha puntato il dito la grillina, di nuovo in vesti reazionarie. "Al contrario dell'attuale Sindaco - scriveva in una nota del 24 marzo 2023 - che ha inteso sostenere l'abusivismo su Roma con una direttiva a dir poco sconcertante (la numero 1 del 2022 sulla residenza agli occupanti, ndr) e che difende gli indifendibili rapporti di un suo assessore con il leader degli abusivi (il primo è Zevi, il secondo è Luca Fagiano, ndr), ho sempre perseguito con fermezza e fierezza ideali di legalità e giustizia sociale, anche a costo di mettermi contro clan come gli Spada, i Fasciani, i Marando e compari, perché questo è quello che deve fare un Sindaco che decide di servire lo Stato e non chi, al contrario, si professa Anti-Stato". 

Conte il progressista è lontano anni luce

Insomma, Virginia Raggi sul tema casa si è fatta portare sempre un po' dal vento, muovendosi a volte col pugno duro e altre con lucidità e ragionevolezza. Il punto è che si fa fatica a capire quale sia la sua reale posizione, ma forse bisognerebbe mettere da parte lo sforzo e arrendersi all'evidenza: l'ex Sindaca va dove la porta il momento politico. In base al governo del Paese, ma anche in base a chi ha le redini del M5S. Anzi, probabilmente questo secondo aspetto ha un peso ben maggiore rispetto al primo: sarebbe facilissimo, infatti, mettersi testa a testa contro Giorgia Meloni sul tema sgomberi, rivendicando il metodo Carlo Felice e quello Caravaggio o difendendo a spada tratta la riqualificazione dell'ex caserma di via del Porto Fluviale, occupata per lo più da famiglie di stranieri senza casa. Molto meglio, per crearsi il proprio spazio, contrapporsi all'attuale leader del Movimento, Giuseppe Conte. Conte il progressista che stringe un patto elettorale con Stefano Fassina e Nicola Fratoianni facendo dividere - nel Lazio - l'Alleanza Verdi Sinistra. Mettendosi a disposizione di quel "Coordinamento 2050" all'interno del quale ci sono persone vicine ai sindacati inquilini come Giuseppe Libutti, avvocato (come Raggi) impegnato quotidianamente contro gli sfratti e per la tutela delle esperienze di welfare e cultura dal basso in tutta Roma. Conte che presenta i libri di Goffredo Bettini. 

Rinnegare se stessi per una nuova identità politica

Chiedendo lo stop al diritto di residenza a chi vive senza titolo in uno stabile occupato, oppure rivendicando la spietatezza contro gli occupanti, oppure facendo leva sulla contrapposizione tra poveri negando il diritto ad avere una casa in quota di riserva (prevista dalla legge regionale) a chi non è in graduatoria, Virginia Raggi non è sicuramente integratissima nell'attuale Movimento. Insomma, Raggi dove vuole andare? E' ancora questo il suo habitat naturale, o le ultime sortite su Rete 4 e le recenti prese di posizione sono l'anticamera a qualcosa di diverso, dentro o fuori dal M5S? Una cosa, per chi scrive, è certa: criticando Tobia Zevi sul piano casa e sul dialogo con i movimenti, l'ex Sindaca è come se criticasse se stessa, rinnegando il proprio operato.

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