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Violenza sulle donne, la proposta in aula: "Comune istituisca un fondo per le vittime e i loro figli"

La proposta di delibera arriva dai consiglieri della Lega. "Conflitti acuiti durante la pandemia. Servono più risorse. A Roma solo quattro case rifugio"

Un fondo speciale per le donne vittime di violenza da istituire già a partire dal prossimo bilancio di previsione. A chiederlo gli esponenti della Lega capitolina con una proposta di delibera pronta per essere calendarizzata nell'agenda del Consiglio comunale. 

Dedicate alle "donne residenti nella città di Roma e dei loro figli, vittime di maltrattamenti, violenza o di tentata violenza", le risorse andrebbero a finanziare forme varie di aiuto e sostegno a chi trova il coraggio di denunciare e uscire dal silenzio. Specie nell'ottica dell'emergenza coronavirus che ha costretto e costringe le famiglie a passare molto più tempo tra le mura domestiche, dove si consumano buona parte delle violenze.  

"Le conseguenze dell'attuale pandemia, in termini di impatto sociale ed economico, stanno certamente incidendo negativamente anche in termini di recrudescenza del fenomeno" si legge nell'atto, firmato dal capogruppo della Lega capitolina Maurizio Politi e dal consigliere Davide Bordoni. Un quadro straordinario, di difficoltà maggiori anche "in termini di continuità e celerità di gestione dell'intero sistema di aiuti finalizzati a tale tematica".

D'altronde i numeri parlano chiaro fin dall'inizio della pandemia. A marzo 2020, secondo cifre diffuse dal Campidoglio, sono state 556 le donne prese in carico dai centri antiviolenza comunali registrando un aumento dell’89 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, 294. L’aumento rispetto a gennaio, prima dell’emergenza, è invece del 10 per cento (da 505 a 556) anche se è calato del 33 per cento quello delle donne che hanno deciso di chiedere aiuto per la prima volta (da 88 a 59).

Con la nuova ondata, e un lockdown che se non è totale prevede comunque una serie di importanti restrizioni alla mobilità, i numeri rischiano di aumentare. "A Roma - scrivono i consiglieri - risulterebbero presenti quattro case rifugio, due comunali e due di competenza regionale, una casa di semiautonomia di competenza comunale, e 11 centri antiviolenza, di cui cinque comunali istituiti con le risorse statali assegnate all’Amministrazione Capitolina per gli anni 2017 e 2018, due di competenza regionale e quattro gestiti in autonomia da organizzazioni del privato sociale". Troppo poco specie se, come sottolineato nella delibera, "l'acuirsi di conflittualità dovute anche alla particolare situazione sociale oltre che economica causata dalla pandemia in atto, potrà avere come conseguenza, nel periodo immediatamente successivo all'isolamento, l'aumento delle richieste di sostegno". 

A sostegno della richiesta in aula anche migliaia di firme raccolte nell'ultima settimana con una capillare mobilitazione per i quartieri della città da diversi esponenti leghisti del territorio. "Ringraziamo l'associazione Agorà per il lavoro che sta svolgendo sul territorio - commenta il consigliere Politi - abbiamo già raccolto migliaia di firme, che depositeremo in Campidoglio. Il segnale deve essere forte e chiaro: nessun diritto di cittadinanza per chi usa violenza sulle donne". 


 

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