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Testaccio, il caos delle case messe all'asta. Le famiglie: "Non siamo noi gli scrocconi"

Le voci delle famiglie che rischiano di finire in mezzo ad una strada se, come indicato dalla delibera approvata dal Campidoglio pochi giorni fa, le loro case saranno messe all’asta

Affitti a prezzi di libero mercato. Troppo salati, ovviamente, per chi ci vive perché assegnatario di una casa popolare, o perché trasferiti lì a suo tempo su indicazione del Comune che ne aveva certificato lo stato di disagio.

“Affittopoli la stanno facendo loro perché a questa asta parteciperà solo chi ha i soldi o chi magari ha vissuto in una casa popolare pagando pochi euro in tutti questi anni - tuona Francesca, vedova e con tre figli da tirare su con il reddito di inclusione, decisa a non mollare questa battaglia -. Non abbiamo un posto dove andare, mi arrampicherò sul cornicione del palazzo se necessario per far conoscere a tutti la nostra storia”. 

"E’ come dire che al centro città non possano esserci case popolari - dice Yuri Trombetti, responsabile Casa per il Partito democratico -. La soluzione ci sarebbe, calcolare gli affitti in base all’Isee. Già oggi questi cittadini pagano affitti di 200, 250 euro al mese più le spese. Pensare a loro come la casta di questa città distoglie l’attenzione de veri sprechi e privilegi che insistono a Roma".

Tra i palazzi di via Ginori e di piazza Testaccio nella lista del patrimonio “disponibile” ci sono finiti 64 appartamenti, solo quattro ‘scale’. Mentre le altre risultano di edilizia residenziale pubblica e sono fuori dalla delibera. Il risultato è un quadro frammentato fatto di assegnazioni provvisorie, contratti mai formalizzati ma confermati da richieste di versamenti per sanare eventuali debiti, bollettini che in alcuni casi riportano la dicitura ‘Erp’ e che in altri parlano invece solo di ‘patrimonio comunale’. Un caos che avrà come unico risultato lo sfratto di decine di famiglie.

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