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Tendopoli al posto di via Cupa: c'è tutto, tranne il luogo dove sorgerà

Lunedì 29 agosto l'ennesimo tavolo in viale Manzoni tra assessorato, volontari e associazioni. Il protocollo per l'allestimento della tensostruttura è quasi pronto. Nessuna certezza sul "dove"

Fatti rientrare nel novero delle emergenze fin dai primi giorni di insediamento della nuova giunta, i profughi dell'ex Baobab restano un nodo ancora da sciogliere. In via Cupa il via vai di migranti transitanti continua, esattamente come continuano gli sbarchi sulle nostre coste e i rimpatri dai Paesi di confine. Appena nominata in Campidoglio, la titolare al Sociale Laura Baldassarre è intervenuta con pronte e rassicuranti dichiarazioni per chi da mesi dorme sull'asfalto a pochi metri dal Verano.

Anche la sindaca Raggi prometteva soluzioni rapide, già entro metà luglio. Da qui la staffetta tra Prefettura, Viminale, Dipartimanto, associazioni umanitarie. L'ipotesi che ha preso piede ricalca il modello 2015: una tendopoli simile a quella già allestita la scorsa estate per far fronte alla stesso caos. Ma stavolta i tempi della burocrazia sembrano essere più lunghi, il protocollo per l'attivazione del presidio aspetta le firme degli attori in campo, e l'asticella dell'emergenza è ancora alta. 

Come si svilupperà la struttura? Il luogo è ancora un punto interrogativo. L'area più quotata resta Tiburtina, ma le stesse associazioni sedute ai tavoli istituzionali non sanno niente di preciso. Stando a quanto appreso da Romatoday, verrà gestita a livello di supervisione generale dal dipartimento di viale Manzoni tramite una sorta di cabina di regia, fianco a fianco con un'associazione ancora da designare, scelta tra quelle che nei mesi scorsi sono intervenute in via Cupa. Dalla Croce Rossa a Save the Children, da Medici senza Frontiere a Intersos agli stessi volontari dell'ex Baobab. Tre invece le macroaree (legale, sanitaria e protezione minori) in cui verrà suddivisa l'intera macchina organizzativa, ognuna gestita da un'associazione responsabile. Ruolo che potrebbe anche essere svolto da tutte a rotazione. 
 
I dettagli verranno definiti il prossimo lunedì, quando in viale Manzoni l'assessore incontrerà ancora una volta associazioni e volontari. Ma verosimilmente le tende non sorgeranno prima di metà settembre, ben oltre l'emergenza estiva. Nel frattempo si cerca di correre ai ripari sfruttando i pochi posti offerti dal centro di accoglienza della Croce Rossa di via del Frantoio, e quelli della Caritas di Porta Maggiore. Cinquanta nel primo, settanta nel secondo. Alcuni migranti vengono dirottati qui per dormire.

"Siamo sempre intorno a flussi di 150 persone giornaliere, molti migranti che erano già passati da Roma stanno tornando indietro" spiega Roberto, attivista di via Cupa, riferendosi all'intero sistema di accoglienza del Paese e alle sue falle. "Una volta arrivati a Como o Ventimiglia, i migranti vengono deliberatamente riportati a Taranto dove ricomincia la loro odissea. Non riusciamo a capire cosa sia cambiato nell'ultimo anno e perché sia stato detto che con hotspot e programma di relocation sarebbe stato superato l'accordo di Dublino. Nei fatti così non è, e i migranti si ritrovano intrappolati in una sorta di gioco dell'oca dentro la penisola". E via Cupa è solo una delle tappe. 


 

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