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C'erano una volta i parchi di Roma: aree verdi come giungle urbane

Bandi per la manutenzione fermi per rilievi dell'Anac da quasi un anno. E i polmoni verdi della Capitale annaspano tra erba alta e rami secchi

Distese di prati incolti dove le panchine cominciano a scomparire, rami secchi, alberi spogli perché nessuno li innaffia da secoli. Anche quest'anno la bella stagione si apre con parchi pubblici ridotti a giungle urbane. Aree verdi di periferia come quelle della zona centrale della città. Cambia poco.

Villa Ada, villa Sciarra, villa Pamphilij, Villa Chigi sono invase dall'erba alta. Per non parlare di Colle Oppio, da sempre al centro di polemiche e lamentale di residenti e comitati. E basta spostarsi verso quartieri fuori dalle mura, lontani dagli occhi indiscreti dei turisti, perché il quadro peggiori, se possibile, ulteriormente. 

Al parco di Centocelle gli alberi piantati un anno per la festa dell'albero di novembre sono tutti morti o quasi. Non li ha innaffiati nessuno. Sempre nel V municipio è impossibile sedersi sulle panchine del parco Madre Teresa di Calcutta. Sono sommerse dal verde incolto. Idem a villa Gordiani, villa de Sanctis, e nelle aree verdi di Ponte di Nona. Problemi identici spostandosi nel quadrante sud ovest della città, da villa Lais a villa Lazzaroni. 

Sempre le stesse, identiche, le ragioni della mancata cura del verde. Mancano le risorse, e le gare pubbliche sono ferme, imbrigliate nelle maglie della burocrazie. I due appalti europei per la manutenzione del verde orizzontale e verticale da 9 milioni di euro, quelli pubblicati a luglio 2017, sono stati bloccati dall'Anac, l'Autorità anti corruzione, perché non in linea con le nuove regole sugli appalti. E i giardinieri a disposizione del dipartimento Ambiente sono pochi. Ci pensano i romani, da soli, a sistemare quel che riescono. Associazioni, comitati, singoli cittadini sfalciano e puliscono. Ma dovrebbe farlo il Comune. 

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