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Vendita case comunali, per il M5S la delibera è irricevibile: "Mancano i singoli prezzi"

Il gruppo capitolino ha presentato due pregiudiziali contro il provvedimento che avvia la vendita di circa 600 immobili di proprietà del comune di Roma

Inserire in delibera il valore della vendita immobile per immobile che il Comune intende dismettere. “In modo da rendere ogni cifra emendabile dai consiglieri e da dare garanzie ai cittadini”. È deciso a dare battaglia il Movimento cinque stelle per bloccare la delibera che prevede la vendita di circa 600 immobili, tra case ed esercizi commerciali, di proprietà capitolina. Nel tentativo di far dichiarare “illegittima” la delibera il gruppo capitolino dei consiglieri pentastellati ha depositato due pregiudiziali.

La prima proprio per la una violazione del regolamento del consiglio comunale in merito al fatto che, non essendo contenuto nella delibera il prezzo di vendita di ciascun immobile, è impossibile per i consiglieri emendare il dato né avere certezze sull'ammontare a cui ogni immobile sarà venduto. “La delibera si limita ad affermare che il valore complessivo dei circa 600 immobili è pari a circa 300 milioni determinato sulla base dei valori dell'agenzia del territorio, ma non indica il valore di ciascun immobile (e quindi a 300 milioni come ci si arriva? Non si sa...)”. Conseguenza? I consiglieri non possono controllare questo aspetto, né emendarlo in Aula e soprattutto, “a seguito dell'approvazione del provvedimento, non esisterà alcun 'deliberato' che stabilirà di vendere un immobile a un dato prezzo”. Spiega De Vito: “Un domani, una volta licenziata la delibera, lo stesso immobile potrà essere venduto a 10, 100 o 1000 perchè il testo non impone nulla in tal senso”.

La seconda invece sul fatto che nonostante i consiglieri abbiano chiesto agli uffici ulteriore documentazione in merito al patrimonio da vendere, come per esempio i nomi dei conduttori degli immobili, la durata del contratto d'affitto, eventuali morosità, queste non siano state fornite. Sul punto si è verificato lo stallo anche nel corso della seduta dell'assemblea capitolina di ieri durante la quale, su proposta del capogruppo del Pd Fabrizio Panecaldo, si è votato per far slittare il provvedimento in fondo all'ordine dei lavori. Ma non solo le due pregiudiziali: insieme ai parlamentari del M5S i consiglieri hanno anche annunciato che depositeranno un esposto contro la delibera.

Per i consiglieri pentastellati la vendita che l'amministrazione comunale si appresta a fare è una 'svendita': “Gli immobili sono sostanzialmente gli stessi che Alemanno provò a vendere nella delibera 42/2012, ove si indicava un valore presunto di 247 milioni di euro, mentre oggi si ha l'improbabile pretesa di venderli a 300 milioni, in una fase recessiva del mercato”. Prima di vendere quindi “dovremo avere una vera anagrafe del patrimonio pubblico (che il comune continua a non fare, nonostante vi sia una delibera che lo impone) ed in ogni caso perché potrebbero essere sfruttati e valorizzati molto meglio, per il valore che hanno. Questo provvedimento non rappresenta una misura strutturale”. I consiglieri Daniele Frongia, Marcello De Vito, Virginia Raggi e Enrico Stefàno chiedono quindi di verificare “l'allineamento delle informazioni del data-base comunale con quello dell'Agenzia delle Entrate (Catasto e Conservatoria), altrimenti qualsiasi numero o informazione relativa al patrimonio non potrà mai essere certificata”.

Per i consiglieri inoltre la delibera che il Consiglio si appresta ad approvare manca di diversi dati. “Abbiamo costantemente espresso la richiesta in tutto l'iter della delibera, fino alla commissione congiunta bilancio/patrimonio del 21.1.2015. In quella sede chiedemmo che ci venissero forniti i nomi dei conduttori (particolare non di poco conto visto che per il residenziale hanno diritto di prelazione con sconto del 30%), l'indicazione degli immobili affittati, le eventuali morosità e soprattutto il prezzo di ogni singolo immobile ed il suo criterio di determinazione. L'assessore non ci consegnava i dati e la maggioranza esprimeva parere favorevole”.

Infine un attacco sulla decisione di vendere l'immobile di via Pomona 63, affittato alla cooperativa 29 Giugno “con la deliberazione 312 del 24 ottobre 2014 che  lo concedeva in locazione alla cooperativa”. Un immobile “di circa 1000 mq coperti e 2400 scoperti (come si evince dalla delibera), per il misero "canone annuo di 14.752,80 e mensile in euro 1.229,40". Continua la nota: “Siamo curiosi di vedere chi andrà a comprare all'asta per 914.100 Euro (questo il prezzo di vendita indicato negli elenchi che ci sono stati forniti solo ieri e che... non fanno parte della delibera!) un immobile che rende in affitto praticamente l'1% del prezzo per anni e anni. Da notare anche che la delibera n. 312 (affitto) stabilisce che l'immobile è di mq 1000 coperti e 2400 scoperti, mentre gli elenchi di determinazione dei prezzi fornitici (e non costituenti parte della delibera) stabiliscono che detto immobile è di 831 mq. Quale delle due è vera? Adesso si capisce cosa intendiamo quando diciamo che deve essere fatta una puntuale anagrafe del patrimonio immobiliare?”.
Intanto questa mattina i consiglieri del Movimento cinque stelle insieme ai portavoce municipali e ad alcuni cittadini si sono recati presso il Dipartimento Patrimonio in piazza Giovanni da Verrazzano a “recuperare i documenti che sono stati negati” in riferimento alle richieste di accesso agli atti finite nel nulla avanzati ai dipartimenti in questione dalla commissione spending review presieduta da Daniele Frongia.

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